Quadriennale di Roma. Lettera del presidente Franco Bernabè in risposta a Tosatti
La storia ormai la conoscete: è quella della rediviva Quadriennale di Roma, che è tornata e ha subito suscitato polemiche e dibattiti. Partecipare o non partecipare? Sì, no, forse, dipende. Ora dice la sua il presidente Franco Bernabè, in risposta all’articolo di Gian Maria Tosatti che abbiamo pubblicato pochi giorni fa.
Caro direttore,
ho letto con attenzione la lettera di Gian Maria Tosatti agli artisti in vista della prossima Quadriennale d’arte. L’ho trovato un contributo utile e stimolante e mi fa piacere constatare che, se il progetto della mostra riesce a innescare un dibattito, vuol dire che siamo partiti col piede giusto. Siamo riusciti, cioè, a mettere in moto un processo che scardina le dinamiche con le quali molte mostre sono costruite, introducendo elementi di imprevedibilità e, spero, di interesse.
Ho apprezzato in particolare l’incoraggiamento a partecipare che mi sembra Tosatti rivolga ai suoi colleghi, seppur con prudenza e verificando passo dopo passo il grado di fiducia che la nostra istituzione saprà meritare. Mi è parsa interessante anche la sua proposta che gli artisti assumano un ruolo al fianco dei curatori per aiutare la nostra istituzione a fare meglio. È una proposta che va nella direzione da noi auspicata: una mostra che non sia calata dall’alto ma sia il risultato di uno scambio di vedute tra committenza, curatori, artisti.
Proprio per questo ho ritenuto di intervenire per contribuire a chiarire alcuni aspetti fondanti del nostro progetto.
Nella costruzione dei contenuti della prossima Quadriennale, abbiamo deciso di aprirci al confronto con una settantina di curatrici e curatori fra i 30 e i 40 anni, chiedendo loro di raccontarci le ricerche a loro avviso più innovative in atto nelle nostre arti visive contemporanee.
Non sappiamo quali curatrici e curatori accetteranno di rispondere al nostro invito, con quali artisti e con quali opere, e non sappiamo quali progetti espositivi risulteranno più convincenti per la Commissione che li esaminerà.
Questo perché non ci interessa costruire una mostra a tesi. Non è questo il compito di un’istituzione culturale. Il nostro obiettivo è dar vita a un progetto che sostituisca alla visione unica, tipica di tante mostre, delle prospettive multiple e che accetti la compresenza dialettica di una pluralità di punti di vista per restituire la complessità e l’eterogeneità di quello che si osserva oggi nella nostra scena artistica.
Il momento di orchestrazione tra i progetti avverrà all’interno di un tavolo dei curatori. Sarà quello l’ambito nel quale i curatori selezionati metteranno a confronto le loro visioni in un’ottica di sintesi il più possibile unitaria e coerente, mettendo in luce collegamenti, coincidenze, ma anche discrepanze. Sarà quello il vero momento nel quale si formerà la mostra e prenderà corpo il progetto di allestimento. La 16a Quadriennale sarà quindi una mostra unitaria che però si sforzerà di presentare il panorama delle arti visive oggi in Italia in chiave quanto più possibile articolata e senza condizionamenti.
Un’ultima precisazione. Alle curatrici e ai curatori abbiamo chiesto di indicare per ogni artista la tipologia di lavoro che oggi li rappresenta maggiormente e con la quale potrebbero partecipare. È un’indicazione esemplificativa, per motivare meglio le loro scelte, far capire il progetto che hanno in mente e valutarne anche la sostenibilità. È richiesta la tipologia di lavoro e non l’opera precisa che sarà scelta definitivamente con l’artista e indicata successivamente nella scheda di prestito.
Il nostro lavoro di preparazione della mostra procede e il dibattito che lo accompagna è una prova delle attese verso la Quadriennale. Più ci confronteremo in termini costruttivi, più chance avremo di dare alla prossima edizione un significato più aderente alle istanze degli artisti e del mondo dell’arte, di raccogliere tutte le energie necessarie per la realizzazione del progetto nel quale crediamo e di avviare una prima riflessione condivisa su come attualizzare il mandato della nostra istituzione.
Franco Bernabè
Presidente Fondazione La Quadriennale di Roma
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