ATTENZIONE: GUARDA A DESTRA!
In Inghilterra, si sa, c’è la guida a destra. A ogni passaggio pedonale, la scritta a terra Look Right mette in guardia i passanti dal girare il collo meccanicamente dalla parte sbagliata e finire malauguratamente sotto un’auto.
Le abitudini sono difficili da estirpare. E anche gli stereotipi viaggiano sulla medesima carreggiata, e allora stupisce l’“estate indiana”, come la chiamano qui, che ci accoglie con un venticello tiepido, il sole fulgido, il cielo terso e di notte una Luna rossa che pare uscita da Gotham City.
A Londra l’egemonia delle immagini è continua esplorazione tra musei e vita quotidiana, un progetto irresistibile. E l’arte contemporanea abbisogna di una dotazione predisposta allo stupore e all’incontro di traiettorie che arrivano da destra e sinistra, da sopra e da sotto e di temperature concettuali ed emozionali ad alto tasso di sbalzi in avanti e progressioni trasversali.
VERSO LA NUOVA TATE
Look Right sono passaggi alla National Gallery e transiti alla Tate Modern senza pagare una sterlina. Energia e Progetto, titolo di una sezione specifica, si fa mood metaforico che accompagna il visitatore a ogni piano di una struttura che vedrà una nuova veste dal 2016.
Molti grandi nomi e lavori potenti: l’installazione a parete di Gordon Matta-Clark, le tele di Gerhard Richter, le due sale dedicate a Nam June Paik, il video (già alla Biennale di Venezia) di Artur Zmijewski che indaga le problematiche percettive di persone con differenti disabilità, un lavoro commovente e necessario, la trappola chiusa di Pino Pascali, le valigie di Rebecca Horn, la stanza severa e solenne di Mark Rothko scrutata dagli occhi attenti e le matite veloci degli studenti della scuola d’arte, che ci insegnano ancora una volta il metodo dell’imparare lasciando le aule e abitando i musei. Alcuni lavori recenti di artisti più giovani tra i quali il Senza titolo del 2012 dell’americana Laura Owens, classe 1970, e Zebe di Tomma Abts, artista nata in Germania nel 1967 e residente a Londra.
UN DIRETTORE STRANIERO AL BRITISH MUSEUM
Il British Museum ci ha dato in questi giorni la lezione, necessaria, che un museo può avere un direttore straniero in quanto a nazionalità se di comprovata appartenenza professionale, nominando lo storico dell’arte tedesco Hartwig Fischer alla sua guida. E nella maestosa architettura colma di reperti che saporano di secoli, in cui le pioneristiche spedizioni trafugavano senza pietà, ci si perde transitando di secolo in secolo alla velocità della luce.
Una statua greca sembra volerci sussurrare, timida e sensuale, che gli sguardi indiscreti sono stati già abbastanza.
PALESTINA E FRIEZE MAGAZINE
Look Right e ci si trova alla presentazione di Frieze Magazine alla Whitechapel Gallery, i primi cento visitatori si accaparrano una copia gratuita della rivista e poi si sparpagliano tra le sale dell’esposizione che ospita il progetto dell’artista palestinese israeliana Emily Jacir, già trovata sugli amati imbarcaderi veneziani durante la 53. Biennale e alla Galleria Alberto Peola di Torino.
NELLO STUDIO DI FRANKO B
Al numero 28 di Commercial Street, all’interno dei Toynbee Studios, Franko B ci attende. Il suo studio londinese è inserito in un complesso novecentesco nato come caritas e ora ristrutturato e prestato alle arti performative e al teatro. Si riconoscono, imballati, abiti dismessi di indimenticabili performance e alcune installazioni di mostre che ho curato in precedenza; ricordiamo con piacere i giorni estivi alla Certosa di Padula durante Fresco Bosco. All’epoca svolgevo il ruolo di coordinamento culturale e scientifico per Achille Bonito Oliva e all’interno di quella rassegna mi trovai a proporre una performance di Franko, che si svolse in una notte affollata di visitatori.
In un anfiteatro di alberi, l’azione statica del corpo nudo, tatuato e imbiancato di Franko, abbagliato e imprigionato dalle luci dei potenti fari, catturato like a rabbit in the headlights in the night. Le Fuck Series composte da svariati scritte fuck (powerty, democracy, mum, tate..) o immagini poetiche di fanciulli, fiori, case, o scene riprese da fotografie documentaristiche di torture di guerra, sono Stitches on Paper, ricami su tela imbastiti da Franko durante estenuanti sedute di lavoro.
Queste serie, assieme ai neon di varie dimensioni prodotti da Kerry Ryan che li costruisce anche per Tracey Emin, costituiscono l’ultima ricerca di un grande artista la cui docenza – dal 2009 currently professor di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Macerata – è una vera risorsa per l’ambiente educativo e artistico italiano.
Martina Cavallarin
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati