La Fondazione SoutHeritage di Matera inaugura il terzo appuntamento di INDEXarea – primo spazio dedicato agli artisti contemporanei lucani all’interno del Centro per la Creatività Cecilia di Tito, in provincia di Potenza – in occasione della Giornata del Contemporaneo. L’artista Ciriaca+Erre (Matera, 1973) è invitata a esporre e confrontarsi con la sua terra d’origine, la Basilicata, in un progetto site specific curato da Lucia Ghidoni.
Servendosi di molteplici linguaggi che vanno dalla performance alla fotografia, dal video e alla scultura, il lavoro di Ciriaca+Erre si configura come un continuo zoom in / zoom out sul macrocosmo naturale e microcosmo umano, nonché sugli equilibri e i legami che tengono insieme questi due mondi. Suspended Light è una luce che si muove solitaria all’interno di uno spazio buio, rievocando poeticamente il volo solitario dell’ultima lucciola rimasta in vita in un luogo contaminato e alterato dalle estrazioni petrolifere.
Come nasce Suspended Light?
C+R: Sto lavorando già da tempo a un discorso ambientale, al contatto tra l’essere umano e quanto lo circonda, e ho voluto realizzare un lavoro inerente a questa terra, un luogo che ho riscoperto ancora meglio distaccandomene e facendovi ritorno. L’immagine dello sciame di lucciole che non ho mai più rivisto appartiene ai miei ricordi d’infanzia. Nonostante il suo fascino estremo e il suo essere apparentemente incontaminata, questa terra sta rischiosamente alterandosi e avverto un’approssimativa consapevolezza delle conseguenze. Dove la natura primeggia, ed è già tutto così meraviglioso, si pone forse meno attenzione alla sua conservazione. Continuiamo a prendere tutto quello che la natura ci dona, ma se dovessimo ricostruircelo sarebbe impossibile.
Nel suo essere allestita in un contenitore chiuso e inaccessibile al pubblico – qual è lo spazio di INDEXarea, un corridoio lungo 15 metri e largo 2 con porta in plexiglas che ne nega l’accesso – l’opera innesca una distanza contemplativa e meditativa tra sé e il suo fruitore. Come avete lavorato sullo spazio e quanto esso ha influito sulla realizzazione del lavoro?
L. G.: Ciriaca è un’artista molto istintiva e quando le abbiamo presentato lo spazio ha avuto subito idee ispirate. Ho amato e appoggiato tantissimo il suo lavoro: da volontaria di Legambiente, seguo da vicino le vicende legate al petrolio e a tutto quello che sta accadendo in Basilicata. All’interno di INDEXarea cerchiamo sempre di avviare progetti site specific che, in qualche modo, come nei lavori precedenti, abbiano a che fare con la Regione.
C+R.: INDEXarea è uno spazio davvero difficile, un enorme e spoglio tunnel di cemento che si è però perfettamente prestato alla natura dicotomica dei miei lavori: sono riuscita a portare un macrocosmo in un microcosmo, a chiudere dentro quello che è fuori, a ingabbiarlo e a generare una sensazione di spaesamento. Quest’idea di buco nero e di una lucina che man mano va perdendosi fino ad arrivare all’infinito e che poi ricompare come intrappolata ma non ancora risucchiata, rimanda all’idea di una natura che resiste alla propria estinzione. Amo molto il contatto emozionale con il pubblico, che diventa difficile nel momento in cui poni una barriera. Ma questa è una sfida che è stata già affrontata con Suspended Balance (2015) realizzata a Milano all’interno di una vetrina lungo una via dello shopping, in uno spazio non deputato all’arte e interdetto al pubblico.
Se e come si è evoluta l’idea del lavoro?
C+R.: Avrei voluto inizialmente realizzare un intero sciame di lucciole, ma pian piano sono arrivata all’idea di sottrarre: questa lucina intrappolata in un enorme corridoio la trovavo estremamente potente nella sua solitudine e nel suo percorso, ma anche da chi avrebbe visto da fuori la natura chiusa in una scatola di cemento. Siamo infatti abituati a vivere chiusi in scatole, le nostre case, e in scatole di metallo, le nostre macchine, e abbiamo invece bisogno del contatto con la natura: tentiamo di riconnetterci ad essa in maniera assurda, costruendoci ad esempio un giardino, un rettangolo perfetto in cui siamo noi a gestire tempo, acqua e luce, affannandoci nel ricreare quello che la natura già fa nella sua perfezione. Non possiamo stare chiusi dentro.
All’interno della tua ricerca esiste una continuità tra il concetto di “identità sospesa” e le eterotopie teorizzate da Michel Foucault che, diversamente dalle utopie, sono luoghi esistenti e localizzabili ma nei quali è scardinato ogni comune parametro spaziale, temporale e rappresentativo, configurandosi come territori ibridi nei quali si condensano contenuti nuovi. Analogamente, nel tuo lavoro ci imbattiamo in “luoghi sospesi”, spazi immaginati, mondi possibili che ricrei materialmente da zero: penso all’ambiente domestico senza pareti di I’m free – Take a piece of me (2012) alla Permanente di Milano, dove ti liberi da ogni “inutile” possesso, allo spazio rigenerativo di In/Significant. I’m in silence (2014) presso la Buchmann Galerie a Lugano, alla vetrina di luce di Suspended Balance (2015). Possono questi luoghi essere considerati eterotopie?
C+R: Ho scoperto le eterotopie di Foucault solo successivamente alla mia ricerca. Io sento l’essere umano come in uno stato di continua sospensione: la vita e l’amore sono qualcosa di sospeso come lo è l’arte, che si compone di razionalità e istinto, e io stessa mi sento sospesa e quasi non appartenente a nessun luogo. Il momento in cui l’artista crea è un momento di sospensione: è come se egli non fosse nel luogo in cui sta creando, ma sospeso nell’impalpabile presente, che fluttua contemporaneamente nel futuro e nel passato, dove trova la pace e il silenzio delle proprie emozioni per ampliare le proprie percezioni, come durante una meditazione. Ecco, la mia meditazione è l’arte. Quando tentavo di farlo attraverso lo yoga non ci riuscivo. Mi interessa condividere il momento della creazione – quello della performance – con colui che se ne avvicina. Io ho istintivamente delle visioni, delle immagini, e in tal senso i nostri pensieri sono energia che si realizza quando riusciamo a intravederli bene. Gli spazi della performance rappresentano delle eterotopie nella misura in cui generano smarrimento: come dice anche Foucault, sono degli specchi in cui tu vedi una realtà che è la realtà ma ti diventa quasi inaccessibile e appare irreale, eppure è reale nello stesso tempo.
Federica Fierri
Tito // fino al 31 dicembre 2015
inaugurazione sabato 10 ottobre ore 19.30
Ciriaca+Erre – Suspended Light
CENTRO PER LA CREATIVITÀ CECILIA
Contrada Santa Venere
0835 240348 / 0971 798342
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www.southeritage.it
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