È nata una nuova fiera: Paris Internationale
Ve lo abbiamo anticipato ieri raccontandovi cosa succede a Parigi questa settimana, con FIAC a tirare le fila dopo la London Week. Succede infatti che nasca una nuova fiera, e di quelle che fanno rumore. Ne abbiamo parlato con uno dei fondatori, Antoine Levi.
Chi siete?
Siamo cinque gallerie alla fonte di questo progetto: Gregor Staiger, Crèvecoeur, Sultana, High Art e noi, la Galerie Antoine Levi.
Come è nata l’idea di Paris Internationale?
Personalmente, volevo organizzare una mostra con tutti gli artisti che rappresentiamo, in un posto tipicamente parigino, che mi facesse uscire dalle configurazioni abituali della mia galleria. Parlando di questa idea con alcuni colleghi, ci siamo resi conto che era un desiderio comune. Abbiamo messo insieme idee e intuizioni durante una cena a luglio, e siamo partiti.
Come mai avete sentito questa esigenza? Avete individuato un “buco” nell’offerta di fiere in città? Come vi collocate rispetto alle altre?
Avevamo tutti la voglia di fare qualcosa durante la Paris Art Week, le nostre reti di lavoro si incrociano spesso e sono anni che la gente aspettava un evento di questo genere a Parigi.
Come ci collochiamo? Difficile risponderti, soprattutto perché pensiamo di fare un lavoro diverso con prospettive diverse. Detto ciò, sicuramente incarniamo una situazione nuova senza essere dei principianti. Rispettiamo molto il lavoro delle gallerie che parteciperanno al nostro evento e quello che volevamo era un’occasione per esporre tutti insieme durante l’art week parigina. Volevamo avere il privilegio di presentarli al nostro pubblico. Quello che abbiamo cercato di proporre è una fiera con una qualità elevata e con costi contenuti. Non dobbiamo dimenticare che affrontare una fiera è sempre un investimento e abbiamo quindi cercato di strutturare l’evento a cui ci sarebbe piaciuto “essere invitati”.
Molti hanno letto la vostra nascita come una reazione a Officielle. È corretto?
Devo contraddire tante persone: non abbiamo creato questo progetto come una ribellione oppure come una controazione a Officielle o alla FIAC.
Fiac è una fiera established, mentre Officielle nasce da una precisa volontà imprenditoriale. Come ho detto prima, la nostra intenzione era di creare una fiera che avesse costi contenuti per le gallerie invitate e che fosse accessibile non solo ai collezionisti, ma anche ai curiosi. L’ingresso a Paris Internationale è gratuito per tutti.
E Fiac come l’ha presa?
Non lo sappiamo, non abbiamo avuto l’occasione di parlare con loro. Crediamo di essere complementari. Tutto ciò lo facciamo per Parigi. Per capire Paris Internationale è fondamentale sottolineare che non è nostra intenzione fare i giovani sfacciati. Fiac sarà di sicuro una fiera bellissima quest’anno, come sempre, è una figura di prua vitale per Parigi.
Avete un parterre di gallerie notevole. Come le avete selezionate?
Alla base di Paris Internationale c’è un progetto creato da gallerie e questo è anche il nostro fine. Per necessità viaggiamo tutto l’anno, apriamo gli occhi, scopriamo cose nuove, le condividiamo; tutto questo, sommato alle origini di alcuni di noi (ovvero non siamo tutti francesi, ma anche italiani, svizzeri e americani), ha giocato a nostro favore. Quest’anno, visti i tempi stretti a nostra disposizione, abbiamo deciso di non costituirci come un comitato ma di invitare le gallerie di cui ci interessa il lavoro. Ognuno di noi ha preparato una lista che comprendeva anche degli off-spaces e poi le abbiamo confrontate.
Nessuna galleria italiana – a parte la vostra, in qualche modo. Perché?
Hai ragione, nel nostro programma, per formazione professionale, per affezione e per origine siamo un po’ italiani. Non c’è nessuna spiegazione specifica a questa assenza che, giustamente, hai sottolineato. Posso affermare però che non abbiamo lavorato sulla base di territori o nazioni, abbiamo individuato certe realtà di cui seguiamo il programma o addirittura la nascita in diretta, come Michael Thibault di Los Angeles.
Come avete scelto la location? Come l’avete organizzata e allestita?
È stata un’avventura pazzesca! Sono da anni in contatto con un’agenzia che affitta spazi (bellissimi) per shooting di moda, set cinematografici o altri eventi pseudo-chic parigini. Li abbiamo contattati e ci hanno proposto diversi spazi, tra cui questo doppio hôtel particulier che pensavano non ci sarebbe piaciuto perché troppo “caratteristico”. E invece ce ne siamo innamorati al primo sguardo. Per noi è stato subito evidente che Paris Internationale dovesse svolgersi in quel posto. È perfetto, situato a metà strada fra l’Arc de Triomphe e il Palais de Tokyo, ha un appeal molto borghese (anche se piuttosto diroccato) ma anche un po’ buffo, poiché è veramente un cliché parigino, una cartolina turistica. Ha vissuto mille vite e ha subito delle ristrutturazioni spaventose negli Anni Ottanta per alloggiare uffici legali o agenzie pubblicitarie. È un vero patchwork.
Gli interventi estetici sono stati pochi, abbiamo installato soltanto un sistema di luci, costruito alcune pareti free-standing e ridipinto alcuni muri davvero critici. Volevamo fare in modo che il posto potesse esprimere al meglio il suo potenziale, che ci fosse o una vera simbiosi o una vera allergia tra le opere e gli spazi.
Vi siete ispirati a qualche altra manifestazione fieristica collaterale a livello mondiale? Independent? Sunday?
Sicuramente le esperienze di tutti gli organizzatori hanno alimentato e generato lo stile molto particolare di Paris Internationale. Liste, Independent, Fiac stessa, anche le primissime versioni di Frieze sono stati motivi di ispirazione. Fare un evento simile a Parigi è significativo della buona salute della cultura artistica in Francia e del dinamismo delle sue gallerie. Come suggerisce il nome che abbiamo scelto, c’è un piccolo sapore “attivista” ma non pretendiamo di fare la rivoluzione.
Massimiliano Tonelli
20-24 ottobre 2015
PARIS INTERNATIONALE
45 avenue d’Iéna
parisinternationale.com
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