Forum di Prato. Sul rapporto tra pubblico e privato
Questo è il primo di sei bilanci. I responsabili delle “macroaree” del Forum di Prato, infatti, raccontano conclusioni e obiettivi su Artribune. Si parte dal rapporto fra pubblico e privato. E se volete approfondire, trovate i link ai report dettagliati di ogni singolo incontro.
DOPO PRATO: IL LAVORO CONTINUA
L’intenso lavoro sui risultati e, parallelamente, la riflessione sull’agenda futura hanno avuto inizio subito, nelle ore e nei giorni successivi al 27 settembre scorso, quando a Prato si è chiuso il Forum dell’arte contemporanea italiana. L’obiettivo era – ed è tuttora – far sì che il processo di revisione dello stato dell’arte non si esaurisse con la sensazione condivisa di appartenere a una comunità e che almeno alcune delle proposte fossero recepite e attuate.
L’allargamento del comitato promotore e l’inclusione di sei coordinatori di macroarea – che, da oggi su Artribune, danno conto di ciò che è emerso dalla lettura delle conclusioni delle discussioni toscane – ha consentito un potenziamento della macchina creativa. Il nuovo comitato coordinatore si è strutturato in modo da suddividere i carichi di lavoro: i coordinatori delle macroaree sono stati coinvolti soprattutto nell’elaborazione di quelle indicazioni che potessero essere trasformate in azioni concrete; altri stanno delineando una proposta per l’amministrazione centrale, un framework in grado di dotare l’Italia di nuove strutture e strumenti per la promozione e la valorizzazione dell’arte contemporanea.
I NODI DEL RAPPORTO FRA PUBBLICO E PRIVATO
L’area sul rapporto tra pubblico e privato, ad esempio, ha messo insieme una curiosa compagine. Per tre giorni, professioniste e professionisti che lavorano in fondazioni o associazioni pubblico/private, banche, aziende, società per azioni nate da capitali pubblici, archivi di artisti, fondazioni d’impresa, associazioni non profit, art advisor, fundraiser e project manager si sono sentiti attori del sistema.
Da allora non solo sono aumentate le possibilità che qualcuno dei pensieri che circolavano ai tavoli e alle buvette generino progetti più riusciti, ma sono state espresse competenze trasversali preziose per la crescita del settore. Come mettono in luce Neve Mazzoleni, Bruna Roccasalva, Elisa Bonini, Chiara Galloni, Alessia Zorloni e Martina Angelotti nei loro report pubblicati sul sito del Forum, queste persone hanno dato la loro disponibilità a organizzare, favorire e aderire a comitati e tavoli esistenti o di nuova nascita che includano il Ministero del Beni e delle attività culturali, i Ministeri delle attività produttive e dell’Economia e del Turismo, promuovere la patrimonialità dei musei per incrementare donazioni e lasciti, individuare e diffondere buone pratiche, mettere a punto proposte per strumenti fiscali e finanziari che consentano maggiori investimenti e sistemi di rilevamento dei risultati.
ARTE CONTEMPORANEA: COME ESSERE INCLUSIVI
A Prato è emerso che il pubblico è in crescita e, a sua volta, chiede di essere coinvolto; desidera comprendere, esprimere giudizi di merito e, perché no, diventare a sua volta mecenate, soprattutto in contesti legati al territorio, come gli spazi indipendenti. Ma è interessato anche a trasformarsi in collezionista, sempre che il meccanismo di creazione del prezzo diventi meno opaco e più congruo e che gli operatori siano sempre più aggiornati e trasparenti.
Troppo spesso la dimensione inclusiva dell’arte contemporanea è stata sottovalutata, quando potrebbe avere grande importanza anche per i giovani e le comunità extraeuropee. In Italia serve più Europa, più internalizzazione, soprattutto in momenti come quelli che stiamo vivendo, momenti in cui gli artisti e l’arte pubblica potrebbero essere attivatori di coscienza indispensabili alla vita civile e democratica. Il sistema cresce solo se esce dai suoi confini, spesso autopunitivi non soltanto in senso geografico.
Antonella Crippa
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati