Gruppo Gutai. Un mercato in ascesa costante
Continua a crescere l’interesse del collezionismo internazionale per le opere degli artisti del Gruppo Gutai, i cui prezzi record vengono riscritti di stagione in stagione, soprattutto nell’ultimo triennio. Il 2015 rappresenta uno spartiacque per il loro mercato, con l’emergere di Hong Kong quale piazza principale di scambio, mentre fino al 2014 ne era completamente esclusa e le aggiudicazioni principali avvenivano in Giappone, Regno Unito, Francia e Italia.
PASSATO E PRESENTE DEL GRUPPO GUTAI
Fondato dall’artista Jiro Yoshihara nel 1954 ad Ashiya, vicino a Osaka, il Gruppo Gutai nasce con la volontà di esplorare nuove forme d’arte, unendo performance, pittura e ambienti interattivi, per dar vita a un terreno comune internazionale dell’arte sperimentale attraverso un’ampia attività espositiva e numerose pubblicazioni a livello mondiale. La prima mostra americana fu organizzata nel 1958 dalla Martha Jackson Gallery di New York, mentre negli Anni Sessanta il critico francese Michel Tapié introdusse gli artisti Gutai nel mercato francese. A partire dalla morte del fondatore nel 1972, però, il movimento giapponese cadde nel dimenticatoio.
L’euforia espositiva è scoppiata solo recentemente, attorno al 2013, portando il mondo dell’arte a una maggiore consapevolezza dell’importanza di Gutai attraverso alcune significative mostre, tra cui quelle del MoMA di New York, del MOCA di Los Angeles, ma soprattutto quella organizzata al Guggenheim Museum, dal titolo Gutai: Splendid Playground, che ha portato all’attenzione dei collezionisti interazionali un movimento a lungo dimenticato, con opere dai prezzi ancora inferiori rispetto a molti artisti contemporanei.
Non mancano numerose iniziative anche nel 2015: la galleria Dominique Lévi di Parigi ha inaugurato l’anno con la doppia personale di Kazuo Shiraga e Satoru Hoshino, mentre il Dallas Museum of Art ha aperto a febbraio una mostra che ripercorre la carriera di due dei principali membri del gruppo, lo stesso Kazuo Shiraga e Sadamasa Motonaga. Mentre per il febbraio del prossimo anno, la Galleria ABC di Genova ha annunciato una “importante antologica di un artista del gruppo”.
IL FONDATORE E L’ARTISTA DONNA
Con grande clamore, lo scorso ottobre ventidue opere dalla collezione di Jiro Yoshihara sono state presentate in asta a Hong Kong da Sotheby’s, totalizzando 3 milioni di euro. Già a marzo la casa d’aste aveva introdotto l’arte di questo movimento nella piazza asiatica attraverso una selling exhibition intitolata Avant Garde Asia: Gutai and its Legacy. In concomitanza con Frieze di Londra, Bonhams ha organizzato una mostra che unisce i gruppi Gutai e Zero nel suo headquarter di New Bond Street, con opere degli Anni Sessanta provenienti da collezioni private. Sempre a ottobre, la de Sarthe Gallery di Hong Kong ha presentato una mostra che ripercorre la storia del movimento dalla prima alla seconda generazione.
L’artista più importante del gruppo, Jiro Yoshihara, nel 2015 ha totalizzato 3,1 milioni di euro di vendite in asta, di cui 2,5 a Hong Kong e il resto in Giappone. Una grande svolta, se si considera che nel 2014 il totale si era fermato a 320mila euro e che il tasso di invenduto attuale è solo del 2,6%. Lo scorso ottobre due opere – una del 1960, l’altra del 1971 – hanno raggiunto il secondo prezzo più alto per l’artista, vendute entrambe a 459.200 euro nella medesima asta, mentre rimane imbattuto il record di maggio 2012 per una tela del 1966 venduta a 690mila dollari.
Nel 2015 si registrano le aggiudicazioni maggiori per l’artista donna più importante del movimento, Atsuko Tanaka, che inoltre batte il proprio record con un’opera del 1983 venduta a 879mila euro, con un aumento del proprio giro d’affari in asta del 628% in un anno, con piazza principale a Hong Kong. Anche Sadamasa Motonaga a ottobre ha battuto il suo record con un’opera del 1964 venduta da Sotheby’s per 688mila euro. Il suo giro d’affari nel 2015 è salito del 244% rispetto all’anno precedente, superando i 2milioni –equamente suddivisi tra Hong Kong e Giappone.
NON CHIAMATELI MINORI
Una decina di anni fa, le opere di Kazuo Shiraga erano quotate circa 50mila dollari, mentre già nel 2007 un suo dipinto ha raggiunto il milione. Il record attuale di 3,4 milioni di euro risale al 2014 – sei mesi dopo la grande mostra del Guggenheim – per l’opera del 1969 Gekidou Suru Aka, raggiungendo un fatturato totale di 24 milioni. L’artista nella sua vita ha realizzato solamente 400 opere, godendo dunque di una scarsità d’offerta rispetto a una domanda in continua crescita. Anche per Shozo Shimamoto il fatturato dopo il 2013 è in costante aumento, con un parziale del 2015 a quota 1,7 milioni di euro, scambiato soprattutto a Hong Kong ma anche in Italia (più che in Giappone).
Per altri artisti “minori” come Tsuruko Yamazaki, Takesada Matsutani e Yasuo Sumi, le prime apparizioni in asta risalgono proprio al 2013, dapprima in case d’asta giapponesi, in seguito con apparizioni anche sulla piazza di Hong Kong. Infine, tra gli artisti della seconda generazione più conosciuti c’è Tsuyoshi Maekawa, che ha visto il proprio fatturato moltiplicarsi del 600% nel 2014 rispetto all’anno precedente, registrando il proprio record di 382.580 euro per un’opera del 1963.
Offuscato dal predominio dell’Espressionismo Astratto americano nell’arte del dopoguerra e trascurato da un mercato dell’arte dormiente in Giappone – in lenta ripresa dopo il trauma dello scoppio della bolla speculativa di fine Anni Ottanta – il movimento Gutai è oggi ritornato sulla ribalta internazionale grazie a una riscoperta critica che però non è partita dalla madrepatria giapponese ma dall’estero. A conferma del carattere cosmopolita di questo gruppo di artisti, che reclamavano una parità con l’Occidente attraverso collaborazioni transnazionali.
Martina Gambillara
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #28
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