CAMBIO AL VERTICE IN CASA GUCCI
La guida di Alessandro Michele, che è subentrato a Frida Giannini a gennaio con una sfilata maschile realizzata in soli cinque giorni, ha reso Gucci uno dei brand più discussi di quest’anno, nel senso più squisitamente positivo. All’interno dell’azienda già da molto prima di quest’anno, Michele conosce bene il percorso del marchio e nelle sue creazioni ha ribadito più volte l’importanza della storia, ma il suo sguardo è rivolto completamente alle nuove generazioni, a un giovane tipo di bellezza.
Oltre alle sfilate di romantico sapore Seventies, la campagna #GucciGram rappresenta al meglio questo incontro fra passato e contemporaneità. Volta a promuovere il rinnovamento del classico pattern Gucci, il GG incatenato, fuso con i nuovi pattern GGBlooms e GGCaleido, rispettivamente floreale e geometrico, la sfida, lanciata ad alcuni artisti selezionati, è proprio quella di reinterpretare questi nuovi pattern alla luce dell’incontro fra passato e presente.
INSTAGRAM COME MUSEO CONTEMPORANEO
Instagram, il social network “rising star” della Silicon Valley, è qui nominato museo contemporaneo per eccellenza, non solo perché permette una fruizione immediata, in tempo reale, da qualsiasi luogo, dell’opera d’arte, ma perché è l’esempio estremo di interazione con l’oggetto esposto nello spazio virtuale. Dire che su Instagram gli artisti scavalcano la mediazione di curatori e musei per arrivare direttamente al pubblico non basta: è necessario porre l’accento sulla completa eliminazione della distinzione stessa fra pubblico e artisti. Un’eliminazione resa manifesta da Michele nella scelta di artisti affermatissimi (Ryder Ripps, Amalia Ulman, Claudia Mate) e meno affermati (Aksinyia, jppm.fr, Nic Courdy, Sebastian Erras), chiamati da ogni parte del mondo e specializzati in diversissime forme di creatività: l’italiana Camilla Filippi è un’attrice, l’argentina Sara Rainoldi una pittrice, il coreano Yoo Hyun realizza collage di fogli di carta, il francese Nicolas Gavino è un fotografo, la canadese Victoria Siemer una graphic designer.
UNA MOSTRA INFINITA
Solo nell’ambito dell’eliminazione delle distanze geografiche e delle barriere fra utenti, correnti, formule espressive, epoche rappresentate, fonti, si può comprendere la portata dell’hashtag: le pagine di ricerca di hashtag (parole chiave/argomenti/titoli) sono l’apoteosi del sogno della “mostra infinita” pensata da Hans Ulrich Obrist nel progetto Do It più di vent’anni fa. Una mostra che è in continuo divenire, continuamente usufruibile e continuamente rinnovabile, cui ogni utente può contribuire. Le istruzioni di Alessandro Michele, intenzionalmente vaghe, trovano un’eco enorme tramite Instagram, oltre a un sicuro contatto con le giovani menti attive sulla piattaforma.
Lodovico Lindemann
https://instagram.com/explore/tags/guccigram/
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