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Silvia Lucchesi, la direttrice del festival Lo Schermo dell’Arte, ha due meriti principali: aver contribuito – insieme a una coraggiosa schiera di attori del mondo della cultura – a mantenere vivo a Firenze l’interesse per la cultura contemporanea; e aver tenacemente sviluppato, sin da tempi tutt’altro che sospetti, il dialogo fra cinema e arti visive, un dialogo che ha ormai assunto un ruolo importantissimo nello sviluppo di entrambe le “discipline”.
Con queste premesse si apre domani 18 novembre – e prosegue fino al 22 – l’ottava edizione del film festival. Con un prequel, è il caso di dirlo, proprio in queste ore: la mostra Visio, che inaugura nella rediviva Strozzina e che riunisce le opere dei dodici artisti. Un “focus sulla produzione di film e video di una nuova generazione di artisti che lavora con le moving images e riunisce un’opera per ciascuno dei dodici partecipanti, selezionati in partnership con alcune delle più importanti accademie, scuole d’arte e residenze europee”. E da quest’anno Visio prevede anche un premio, vinto da Rebecca Digne, marsigliese nata nel 1982.
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Runa Islam, Empty the pond to get the fish, 2008
Giovedì 19 novembre è un’altra data da segnare sul calendario: nell’Aula Magna del Rettorato si tiene infatti una conversazione fra Riccardo Venturi e Runa Islam, nell’ambito dei talk organizzati dal festival (nello stesso giorno saranno proiettati anche Empty the Pound to Get the Fisch e Pièce Unique, rispettivamente del 2008 e del 2012). Il giorno successivo, da non mancare al Cinema Odeon la proiezione di Parallel I-IV di Harun Farocki, regista scomparso l’anno scorso e protagonista del Focus on. E ancora, sempre per quanto riguarda il programma “collaterale”, l’incontro con Martial Raysse sabato 21, accompagnato dalla proiezione di sei suoi cortometraggi.
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Thomas Hirschhorn. Gramsci Monument by Angelo A. Lüdin, 2015
Quanto al festival vero e proprio, l’opening night di mercoledì 18 è affidata a un’unica opera, Francofonia di Alexandr Sokurov, ambientata all’interno del Louvre di Parigi. Usciamo dalla logica delle date e passiamo a quella delle sezioni, segnalandovi alcuni degli appuntamenti da non perdere. Per Sguardi c’è la doppia incursione di Corinna Belz negli studi di Niele Toroni e Sophie Calle nonché di Claes Oldenburg e Nicole Eisenman, grazie al Kasper König’s Address Book, mentre Angelo A. Lüdin ha seguito i cinque mesi trascorsi da Thomas Hirschhorn nel Bronx per il suo Gramsci Monument. La scena polacca, e in particolare la vita di Oskar Dawicki, è raccontata da Maciej Sobieszczanski e Lukasz Ronduda in The Performer, mentre Alexandria Bombach e Mo Scarpelli narrano le storie di quattro fotografi nell’Afghanistan talebano. C’è poi l’ossessione di Richard Hamilton per Marcel Duchamp documentato da Pascal Goblot. Grande attesa per Peggy Guggenheim: Art Addict di Lisa Immordino Vreeland, che sarà presentato dallo stesso autore (come d’altronde molti dei film presenti allo Schermo dell’Arte), mentre si lega alla città l’intervista a Jan Fabre realizzata da Giulio Boato grazie alla mostra allestita alla Galleria Il Ponte del capoluogo toscano. E infine – ma ripetiamo: questa è una selezione – Troublemakers: the Story of Land Art, presentato qualche tempo fa alla Fondazione Prada.
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The Show MAS Go On by Rä di Martino, 2014 – courtesy Sveva Bellucci
Cinema d’artista vede la presenza di San Siro firmato da Yuri Ancarani (in collaborazione con Careof e Sky Arte) e della miniaturizzazione del paesaggio a opera del collettivo Flatform in Quantum. E poi la prima italiana di In Waking Hours di Sarah e Katrien Vanagt, che racconta la trasformazione di una cucina in camera oscura, seguendo un antico trattato di medicina, mentre il collettivo architettonico DAAR documenta la ricostruzione del Parlamento palestinese e Rä di Martino si concentra sulla storia dei grandi magazzini romani MAS.
Marco Enrico Giacomelli
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