Best of market 2015. L’arte in asta
Il 2015 è stato l’anno della rimonta degli Stati Uniti sulla Cina e della crescita delle piazze occidentali contro un rallentamento di quelle orientali. Un anno interessante anche per lo scenario delle vendite online. E poi ci sono stati certi maestri italiani…
UN PRIMO BILANCIO
Nel 2015 il mercato statunitense dell’arte ha generato il 30% del fatturato mondiale con solamente il 12% dei lotti sul totale presentato sul mercato, divenendo il luogo di scambio prediletto per le punte di diamante rivolte alla fascia di acquirenti di altissimo livello.
Nel primo semestre il giro d’affari in asta ha toccato quota $ 7.6 miliardi, il 5% in meno rispetto al primo semestre 2014 ma, in questo quadro generale, le piazze occidentali hanno registrato un aumento del 9% e Londra è divenuta la seconda città per fatturato. Già nel 2014 infatti, il Regno Unito aveva segnato una crescita del 35% e nel primo semestre 2015 ha registrato un totale di $ 1.9 miliardi di vendite. Attualmente il gap tra Cina e Regno Unito è di soli $ 100 milioni, accorciando sempre più le distanze per il secondo posto sul podio mondiale.
Dal lato opposto, una Cina alle prese con la drastica campagna anti-corruzione promossa dal presidente Xi Jinping, che sta paralizzando il settore dei beni di lusso. Con un fatturato cresciuto del 214% tra 2009 e 2014 (fonte Artprice), nel 2015 ha fatto i conti con un forte rallentamento, sia nel numero dei lotti venduti che nel totale delle vendite. Questo nuovo equilibrio non è dato da un disaffezionamento dei compratori nei confronti del mercato dell’arte, ma da un riposizionamento della domanda, rivolta non più allo speculativo (e rischioso) comparto dell’arte contemporanea, ma alle firme più tradizionali (e stabili) nel segmento della calligrafia.
Un altro dato importante relativo al primo semestre è il prezzo medio delle opere vendute in asta, che è salito a $ 34.000 contro i 29.000 dello stesso periodo del 2014, indicando un aumentato livello di selezione delle opere da parte delle case d’asta e una crescita degli indici di prezzo.
NUOVI RECORD E NUOVE STRATEGIE
Nel 2015 il podio relativo alle opere più costose ha visto l’ingresso – direttamente ai vertici – di nuovi importantissimi record: a partire dai $ 300 milioni pagati in una vendita privata per il capolavoro di Paul Gauguin Nafea fai ipoipo a febbraio, ai due magnifici dipinti entrati alle prime due posizioni tra le opere battute in asta, Les Femmes d’Alger – version O di Pablo Picasso, venduto a maggio per $ 179.3 milioni, e Nu couché di Amedeo Modigliani, battuto a $ 170.4 milioni a novembre. Grandioso risultato anche per la scultura: in quarta posizione si è piazzata l’opera L’Homme au doigt di Alberto Giacometti, che a maggio ha raggiunto la cifra di $ 141.2 milioni.
I record di Giacometti e Picasso sono stati segnati a maggio all’interno del nuovo format di vendita lanciato da Christie’s, Looking Forward to the Past, che ha unito capolavori di epoche differenti, raggiungendo un totale di $ 625.8 milioni per 35 lotti in catalogo. Anche Phillips ha introdotto un nuovo appuntamento, uscendo così dalla sua nicchia del contemporaneo più stretto, con l’asta di novembre intitolata 20th Century and Contemporary Art, che ha visto importanti risultati per artisti come de Chirico, De Kooning e Calder.
Negate, nascoste, ma vitali, le garanzie utilizzate dalle case d’asta per attrarre capolavori da inserire nei propri cataloghi sono state largamente utilizzate nel corso del 2015, per azzerare il rischio per i venditori dal momento che le case d’asta, o una terza parte, se lo sono assunto in pieno. Tra gli episodi noti del 2015, i $ 515 milioni garantiti da Sotheby’s per la vendita della collezione Taubman e circa la metà delle opere nell’asta di Christie’s sopracitata.
Tra le nuove strategie, non mancano quelle riguardanti la geografia delle vendite. Lo scorso settembre la casa d’aste Artcurial ha officiato la sua prima vendita ad Hong Kong, presentando tutte le tipologie di lotti in un catalogo che comprendeva Mercedes, dipinti e beni di lusso in generale.
MERCATO DELL’ARTE ONLINE
Il 2015 è stato un anno interessante anche per lo scenario delle vendite online. L’unione tra il mondo virtuale e quello tradizionale per la vendita d’arte ha conosciuto un’accelerazione, aumentando gli strumenti digitali a disposizione dei collezionisti. Lo scorso febbraio Christie’s ha annunciato l’acquisizione di Collectrium – la piattaforma che permette ai collezionisti di gestire la propria collezione attraverso ogni dispositivo e in qualsiasi momento – per una cifra (si vocifera) di $ 16 milioni.
Ad aprile, la preannunciata partnership tra Sotheby’s e eBay ha visto venire alla luce il primo evento: mentre la casa d’aste officiava la propria asta nelle sale di New York, gli utenti di eBay potevano piazzare le proprie offerte tramite la piattaforma e assistere alla vendita.
Lanciata a gennaio, ArtList è una nuova piattaforma che permette ai collezionisti di vendere direttamente le proprie opere senza passare attraverso l’intermediazione di un gallerista o mercante e, già in questo primo anno, il prezzo medio delle opere scambiate è stato di $ 27.000, posizionandosi in una fascia più alta di altri portali già attivi da tempo.
Infine, la casa d’aste online berlinese Auctionata ha registrato un nuovo record per un oggetto d’arte asiatica venduto online, un raro orologio del XVIII secolo battuto a € 3.3 milioni lo scorso giugno.
MERCATO ITALIANO
Quest’anno la storica ma completamente rinnovata firma italiana Finarte ha officiato la sua prima asta, esattamente il 10-11 novembre a Milano, raggiungendo discreti risultati e manifestando una forte volontà a sviluppare i canali di vendita online. Sempre a Milano, Sotheby’s rilancia la sua sede spostandosi nel prestigioso Palazzo Serbelloni a partire da luglio, dopo aver portato a casa il totale più alto di sempre nelle aste di arte contemporanea dello scorso maggio.
Dati ufficiali sull’andamento del mercato italiano all’incanto non sono ancora disponibili, ma già nel 2014 le vendite in asta avevano registrato un +11% rispetto all’anno precedente, portando una ventata di ottimismo tra collezionisti e operatori del settore.
Ma soprattutto il 2015 ha segnato un’ulteriore conferma del successo internazionale dei maestri italiani degli Anni Cinquanta e Sessanta, con Lucio Fontana in testa e un record clamoroso battuto a novembre, con la cifra di $ 25.9 milioni pagata per l’opera La fine di Dio del 1964. Non c’è mai stata così tanta arte italiana del dopoguerra sul mercato internazionale come oggi. Dopotutto, alla luce della legislazione italiana sull’esportazione di opere di autori non più viventi o aventi più di cinquant’anni, il tempo stringe e vi è la consapevolezza che un’opera d’arte italiana scambiata in ambito internazionale raggiungerà sempre il prezzo migliore.
Martina Gambillara
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