Forum di Prato. La formazione dell’arte e degli artisti
Secondo incontro sui bilanci elaborati dai responsabili delle “macroaree” del Forum dell’arte contemporanea italiana di Prato. Questa volta si parla di formazione. Per un racconto condiviso sulle discussioni e i prossimi obiettivi ereditati dalle conclusioni dei tavoli di lavoro.
FORMAZIONE: UN TASTO DOLENTE
Parlare di formazione in Italia equivale a spingere con forza un tasto dolente che suona a metà tra nostalgiche supremazie culturali da un lato e frustranti potenziali inespressi dall’altro. Se poi si intende discutere di formazione nell’ambito dell’arte, ecco che la necessità di un ripensamento strutturale riguardo al nostro modo di concepire l’educazione e la formazione in genere si fa ancor più impellente, magari impiegando nuove metodologie e punti di vista aggiornati da visioni d’oltralpe.
Questo è quanto è emerso dai tavoli di discussione costituitisi nei tre giorni del Forum Arte Contemporanea svoltosi a fine settembre nella provincia toscana.
Pur rappresentando target di riferimento diversi che hanno analizzato di volta in volta i bisogni e le potenzialità della formazione per critici e curatori (nel tavolo coordinato da Antonia Alampi), per gli artisti prima, durante e dopo l’accesso alla propria carriera professionale (nei tavoli coordinati da Elvira Vannini, Caterina Riva, Alessandra Casadei e Rossana Miele) e nell’intero percorso scolastico legato alla storia dell’arte (nei tavoli di Annalisa Cattani e Paola Nicolin), molte sono state le istanze comuni raggiunte al termine dei confronti.
LE PROBLEMATICHE APERTE
Prima fra tutti è forse la necessità di riformare le istituzioni educative già esistenti come accademie e istituti superiori, ma anche residenze per artisti e operatori, attraverso azioni di efficientamento e trasparenza nei criteri di selezione. Si ripropone insomma una delle problematiche più uptodate sulla mala gestione italica, quella del merito e della dispersione delle energie, che qui nuovamente si dimostra in una diffusa, drammatica insofferenza.
Pressante da più fronti e con diverse declinazioni si è dimostrato il bisogno di un nuovo approccio, transdisciplinare e interdisciplinare, che attui la volontà di uscire dalle ristrettezze e dai luoghi comuni della cultura specialistica legata al fare artistico, per progettare percorsi in grado di creare reti e relazioni il più possibile trasversali rispetto alle tradizionali aree d’azione dell’arte.
Fare dei luoghi deputati alla formazione, hub di congiunzione con il mondo esterno attraverso l’implementazione dei rapporti locali, nazionali e internazionali, per arricchire l’offerta formativa, sviluppare strumenti pratici che limitino lo scollamento con l’approccio teorico, aumentare la capacità critica e facilitare un percorso concentrato sulla ricerca e la metodologia, è apparsa per tutti una priorità.
Tanti buoni propositi che, anche quando hanno incontrato l’ostacolo di un dialogo non sempre disponibile al confronto, e anzi forse soprattutto in quel momento, hanno creato la consapevolezza che esista un nuovo punto di vista di ri-formazione attuabile.
Alessandra Casadei
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