Matera 2019. Intervista con Andrea Paoletti
Terzo appuntamento con Matera Sentinel. L’occasione: dall'11 al 13 dicembre si tiene la prima edizione di Matera Design Weekend, con eventi, workshop e incontri diffusi in diversi punti della città, in un clima informale e di festa. Matera Design Weekend è il nuovo progetto di Casa Netural. Abbiamo intervistato l'organizzatore, Andrea Paoletti.
Da dove nasce l’idea?
Da una conversazione con gli autori di Pastina Design – design locale autoprodotto – e dalla riflessione rispetto alla difficoltà che un territorio periferico come questo avverte nell’inserirsi all’interno del mercato. Casa Netural ha voluto dare visibilità a questo tipo di produzione, offrendosi non solo come luogo espositivo ma creando rete tra le realtà locali e nazionali del settore.
Altra conversazione illuminante è stata quella con Stefano Mirti, architetto, interaction designer e direttore di IdLab, con il quale abbiamo ragionato su come un evento di questo tipo possa funzionare da attrattore anche per altri territori: non esiste infatti nel Centro e Sud Italia un altro progetto sul design che ambisca a divenire un evento di riferimento sul tema: vogliamo attribuire a Matera questo ruolo.
Come la città si presta ad accogliere la tematica del design rispetto al suo tessuto urbanistico, alla sua storia e ai propositi di Matera 2019?
La città si presta naturalmente come perfetta location del festival per la sua duplice identità ingegneristica: da un lato l’unicità mondiale che l’opera architettonica dei Sassi rappresenta, dall’altra il volto moderno dei quartieri di edilizia popolare frutto della sperimentazione architettonica degli Anni Cinquanta e Sessanta, che ha portato qui i migliori designer e architetti guidati da Adriano Olivetti.
Anche il Dossier di candidatura [per essere Capitale europea della cultura 2019, N.d.R.] ci posiziona verso il futuro: uno dei progetti principali è infatti l’Open Design School, la prima scuola di design in Europa a fondarsi sui principi dell’open culture, dove cittadini, designer, artigiani e studenti saranno protagonisti dell’innovazione tecnologica, artistica e scientifica lucana.
Come si struttura il festival?
Il clima che abbiamo voluto delineare è quello di totale informalità, in cui i contenuti si sposano col divertimento, favorendo situazioni di incontro, scambio e relazione tra le persone. L’evento si articola in tre giornate e coincide con la festa di Santa Lucia, con la quale abbiamo immaginato parallelismi tematici. Nel primo giorno si terrà la festa popolare, il secondo sarà dedicato alla tematica della luce e il terzo si chiuderà con una sinfonia al buio per un puff.
Oltre a ciò si aggiungono eventi collaterali quali la presentazione di un master e un workshop di design di luminarie Lumen, progetto inserito all’interno del Dossier 2019. Sono stati selezionati attraverso una call otto progettisti di design autoprodotto, disciplina che avvicina il design all’artigianalità produttiva. Oltre a loro abbiamo invitato ospiti ed espositori e organizzato feste e incontri.
Cosa si intende per design come “strumento di rigenerazione urbana” e come il festival si radica nel territorio?
Intendiamo anzitutto parlare di design come un nuovo modo di progettazione e condivisione che non si riferisca al mero oggetto ma includa valori immateriali, dunque nuovi processi e relazioni generabili da un clima favorevole e informale. Il festival si radica nel territorio sia grazie all’inclusione di aziende locali sia attraverso il decentramento degli eventi in più aree urbane che innescano un dialogo tra la città industriale e moderna e il cuore della città storica. Tra le principali location vi sono Casa Netural, nel quartiere popolare San Pardo, l’azienda Calia Italia – salottificio e main sponsor dell’evento – e la cappella sconsacrata di Palazzo Gattini, a pochi metri dai Sassi.
Federica Fierri
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati