David Bowie. Travestimento e verità
Non solo musicista rivoluzionario, ma anche vera e propria icona di stile. A due giorni dalla sua morte, continuiamo a ricordare David Bowie attraverso la sua innata passione per il trasformismo. Dall’alieno androgino allo Ziggy Stardust anticipatore del glam, il Duca Bianco ha reso il travestimento una chiave di lettura della realtà.
TRAVESTIMENTI A EFFETTO
Una uscita di scena spettacolare: mentre lo stavamo guardando nel video del suo ultimo lavoro ci dicevano che era morto, che quelle immagini di Lazarus erano il suo saluto e che lui su un letto da ospedale ci era stato sul serio, fino alla sua fine, altrettanto vera.
Spettacolare, umanamente spettacolare come David Bowie è sempre stato, grazie alla capacità di trasformarsi continuamente per sfuggire ai lati più profondi di se stesso, come fanno tutti i grandi artisti che riescono a tradurre le paure in segni e le cause in effetti. Veniva da una famiglia strana il Duca, una madre con un debole per il fascismo e il fratello maggiore malato mentale, una mappa emotiva che cercava di smentire mettendosi maschere e tramutandosi sempre in altro. È questa l’origine di una delle personalità più rappresentative della nostra storia artistica musicale. Cresce in quel decennio di cambiamento che sono gli Anni Settanta, quando i giovani sono affascinati dalla trasgressione, dalla sensualità narcisistica e individualista di uno stile artificioso e appariscente. Anni in cui l’arte si sintonizza sulla condivisione di rivoluzioni, come l’ambiguità sessuale apertamente dichiarata. A riguardare la sua foto con la prima moglie Angie, mentre spingono la carrozzina del figlio, viene da pensare ai nostri limiti nel parlare tanto oggi di confusione di generi: David e Angie diventarono la più famosa coppia bisessuale del mondo in una Inghilterra che stava cambiando le regole. Bowie, insieme al suo amico ed eterno rivale Mick Jagger e a molti altri, inventò l’immagine dell’uomo affascinante perché effemminato.
La libertà di dire e di esprimersi senza mentire, travestendosi per dire la verità, la sua voglia di raccontare storie, hanno segnato una carriera improntata alla passione per le idee e alla ricerca dell’effetto, attraverso continui cambiamenti di stile.
UN ALIENO CADUTO SULLA TERRA
Abilissimo a cogliere le curiosità degli altri, forse anche grazie a un primo lavoro in una agenzia pubblicitaria, Bowie fu in grado di interpretare ciò che appassionava la sua epoca. I frequenti viaggi sulla Luna che, negli Anni Sessanta, tenevano il mondo intero con il fiato sospeso, lo hanno portato a incarnare per sempre l’immagine dell’esploratore spaziale – dal capolavoro Space Oddity fino alla celebre pellicola L’uomo che cadde sulla Terra. Il suo volto pallido, illuminato da un occhio azzurro e uno verde (pare per colpa di una lite d’infanzia), convince il regista Nicolas Roeg a sceglierlo come attore. Bowie è sempre stato quell’alieno alto, magrissimo, con l’aspetto maschile e la struttura ossea di una donna che, nel film, compare sulla Terra avvolto in un montgomery e con i capelli tinti di rosso solcati da una mèche, proprio come appare nei suoi concerti.
ZIGGY STARDUST, ICONA GLAM
Una delle carriere più grandi dello show-business e della evoluzione dello stile, che inizia la sera del 19 agosto 1972, nella sala di quello che, negli Anni Trenta, era il più grande cinema del mondo: l’Astoria, conosciuto anche come Rainbow. Quel concerto dava inizio al tour di promozione di un album fantascientifico sulla storia di una pop-star di nome Ziggy Stardust.
Davanti a un pubblico di produttori discografici, giornalisti e celebrità come Mick Jagger, Lou Reed, Alice Cooper, Rod Stewart ed Elton John, va in scena uno spettacolo epico, che dà origine al fenomeno del glam rock, alla sfida ai canoni tradizionali della mascolinità e alla trasformazione della rock-star in un’icona di stile. Lo spettacolo fece scandalo, oltre che epoca, grazie anche alla presenza sul palco del coreografo Lindsay Kemp e di tre ballerini che indossavano body a tela di ragno e maschere con la faccia di Bowie, ma fu soprattutto il look del protagonista a suscitare scalpore.
Per impersonare Ziggy, Bowie si era ispirato a Vince Taylor, un pittoresco personaggio della scena musicale inglese della fine degli Anni Cinquanta, mentre i costumi traevano spunto da Arancia Meccanica. Confezionati insieme a un amico fashion designer, Freddie Burretti, quegli abiti ispirarono lo Ziggydress di Ossie Clark, il capostipite della moda moderna per lo spettacolo, il primo a trasferire i suoi modelli dalla passerella al palcoscenico della musica rock. Nella prima apparizione, Bowie indossa pantaloni infilati dentro scarpette da pugilato argentate e una giacca verde-blu aperta sul petto nudo. La seconda apparizione, invece, lo vede indossare un body attillato con scollatura a V, tagliato in modo da mostrare le lunghe gambe bianche. Il vero capolavoro lo fece Suzi Fussey, la parrucchiera della madre di Bowie, che si occupò della sua acconciatura. Mentre tutti portavano i capelli lunghi, lei tagliò e tinse quelli del novello Ziggy, arrivando a ottenere la famosa sfumatura di rosso perfetto chiamata Red hot Red.
DAVID BOWIE IS…
Oltre a segnare l’origine del glam, che avrebbe poi spianato la strada al punk e al new romantic, portando avanti la forza dell’artificio, del trucco e del travestimento, questo momento diede inizio alla storia di un grandissimo trend setter, futuro collaboratore di artisti e stilisti, tra cui Yohji Yamamoto e Alexander McQueen, capaci di tradurre in realtà le sue visioni e il suo stile. I suoi look hanno ispirato collezioni e personaggi – da Lady Gaga a Kate Moss – come ha raccontato, con una raccolta di più di trecento pezzi fra abiti, accessori e altri documenti, la mostra del 2013 al V&A Museum di Londra David Bowie is… E lo sarà per sempre.
Clara Tosi Pamphili
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