Jan Fabre il funambolo. Nella Cattedrale di Anversa

Gioca concettualmente sul precario equilibrio tra sacro e profano, materiale e spirituale. È la scultura “The man who Bears the Cross”, che ha trovato posto nella cattedrale gotica belga. Vi raccontiamo questo e molto altro in questo articolo, tra cui il prossimo appuntamento italiano con l’artista. A Firenze.

IL DUBBIO IN CATTEDRALE
‘The man who Bears the Cross’ è un’opera incentrata sul dubbio, anzi è una glorificazione del dubbio”. Con queste parole Jan Fabre (Anversa, 1958) inizia a raccontarci il senso profondo della scultura bronzea che a fine novembre ha preso posto all’interno della Cattedrale Nostra Signora di Anversa.
Quando dubiti, avvii un dialogo. Ecco perché l’opera vuole portare apertura all’interno della Cattedrale, apertura anche verso tutti gli altri culti. Un messaggio quanto mai attuale a poca distanza dagli attentati di Parigi, che non avrebbero mai avuto luogo se solo i terroristi fossero stati capaci di dubitare. Chi porta la croce non è una figura divina, è un uomo come noi che si pone domande e riflette, non ha certezze, risposte assolute. La scultura simboleggia la continua ricerca spirituale”.

L’ANVERSA DI RUBENS
Ad Anversa Jan Fabre è nato e cresciuto. Qui ha fondato la sua factory. Ecco perché la committenza e acquisizione di una sua opera da parte della Cattedrale è un momento più che importante per il suo straordinario cammino artistico. È un riconoscimento della città e al contempo un segnale da parte della comunità cristiana di attenzione verso l’arte contemporanea che qui, in questo unico luogo di culto, dialoga con capolavori di Rubens, Ambrosius Francken e Barend van Orley.
Ed è proprio la Deposizione di Rubens che ha ispirato l’opera. Fabre racconta di essere stato letteralmente folgorato dal trittico sin da bambino, quando suo zio lo ha accompagnato a vederla per la prima volta. Non è un caso che sia proprio lo zio, nella scultura The man who bears the Cross, a impersonare l’uomo che, con fare da funambolo, trasporta la croce sul palmo della mano. Questo gesto simboleggia l’equilibrio precario tra sacro e profano, materiale e spirituale, da sempre al centro della forsennata ed eterogenea ricerca dell’artista belga.

Jan Fabre, Schoendozen, 1977 - Courtesy Deweer Gallery, Ottagem

Jan Fabre, Schoendozen, 1977 – Courtesy Deweer Gallery, Ottagem

GLI APPUNTAMENTI CON JAN FABRE
Una sperimentazione la cui ricchezza è testimoniata da una mostra curata dalla Deweer Gallery che, negli ex spazi industriali di Ottagem, mette in scena fino al 6 marzo la collaborazione trentennale tra la galleria e l’artista, che proprio qui ha mosso i suoi primi passi.
In occasione dell’acquisizione dell’opera da parte della Cattedrale, è stato pubblicato un libro da Mercatorfonds con testi di Johan Bonny, vescovo di Anversa, Bart Paepen, il sacerdote che guida la Cattedrale, e di Paul Huvenne, Kathy de Nève, Joanna de Vos.
Inoltre, a poca distanza dalla Cattedrale, gli spazi espositivi della At the Gallery ospitano le prime versioni della scultura e un autoritratto dell’artista intento ad inserirsi, sbattendo violentemente la testa, in una riproduzione della Deposizione di Rubens.
Concludiamo con un’anteprima: Jan Fabre, a cui un paio di anni fa è stata dedicata una grande mostra al Maxxi curata da Germano Celant, sarà di nuovo protagonista in Italia con la retrospettiva Spiritual Guards. Curata da Melania Rossi e Joanna de Vos, con la direzione artistica di Sergio Risaliti, la mostra aprirà il 14 maggio al Forte Belvedere di Firenze.

Emilia Giorgi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Emilia Giorgi

Emilia Giorgi

Emilia Giorgi (Roma, 1977) è critica e curatrice di arti visive e architettura contemporanee. Dal 2002 al 2009 collabora con il MiBACT, tra le altre attività alla definizione del programma culturale del museo MAXXI di Roma, dove poi lavora dal…

Scopri di più