Mikayel Ohanjanyan inaugura La Statale Arte
Inaugura il 29 gennaio il progetto “La Statale Arte”. Tra loggiati e cortili dell’Istituto Universitario secentesco si avvicenderanno una serie di artisti e sculture allestite in esterno. Fino al 19 marzo, nel loggiato superiore e nel cortile di via Festa del Perdono, il primo intervento è di Mikayel Ohanjanyan, Leone d'Oro con il padiglione armeno alla 56. Biennale di Venezia.
UN PROGETTO TRIENNALE PER LA STATALE
La Statale Arte è un progetto triennale che prevede due mostre di scultura all’anno negli spazi dell’Università degli Studi e a breve saranno comunicati i nominativi dei protagonisti dell’intera iniziativa. Saranno tutti artisti viventi, condizione imprescindibile affinché possano relazionarsi con gli studenti e realizzare un’opera site specific; un lavoro che implichi una profonda riflessione sull’architettura che li ospita. Loggiati e cortili secenteschi, infatti, stanno per avvicendare una serie di artisti e di allestimenti in esterno diversissimi tra loro.
Fino al 19 marzo, nel loggiato superiore e nel cortile di via Festa del Perdono, il primo intervento è di Mikayel Ohanjanyan (Yerevan, 1976), Leone d’oro con il padiglione armeno alla 56. Biennale di Venezia. L’artista, residente e attivo da diversi anni in Italia, propone – con il progetto dal titolo Durk – la sua prima personale milanese. Dopo San Lazzaro a Venezia, dunque, la scultura di Ohanjanyan torna a confrontarsi con un’architettura nata per meditare e contemplare.
LE PAROLE DELLA CURATRICE
La curatrice del progetto, Donatella Volontè, sottolinea che “l’idea di inaugurare il progetto La Statale Arte con Ohanjanyan è stata proprio dettata dalla consapevolezza del suo sapersi relazionare con l’architettura circostante: l’opera di Mikayel sembra sentire particolarmente il ritmo dello spazio esterno e ne sa proporre uno proprio. I segni rigorosi delle sue sculture e la sua sapienza tecnica sono poi il risultato di una profonda riflessione in ultima analisi sull’uomo, indagine in cui la sua storia personale si intreccia ad echi del paesaggio e della cultura armena”.
Durk, infatti, in armeno antico significa ‘porte’, ed è composto da due installazioni, entrambe un omaggio alla musica, una traduzione plastica, in particolare, del suo lato dissonante; la simbologia musicale è il codice linguistico con cui Ohanjanyan risolve il dialogo fra il suo lavoro e l’architettura storica dell’Università degli Studi, linee geometriche contemporanee che sottolineano e intersecano gli spazi dell’antichità.
UN LAVORO UGUALE E DIVERSO
Tasnerku + 1, invece, posta lungo la diagonale est/ovest del cortile d’onore, è la riproposizione ampliata dell’opera realizzata per la mostra Armenity curata da Adelina von Fürstenberg al Padiglione armeno. Mentre a Venezia i dodici elementi dell’installazione rimandavano alla perfezione ciclica propria di tutte le culture, i tredici dell’opera progettata per il cortile della Statale compongono un numero primo, segno dell’unità e dell’inizio di un nuovo ciclo. Quindi non un intervento prettamente inedito, piuttosto adattato al luogo che lo attiva.
“Durk”, riprende la curatrice, “è un lavoro creato appositamente per il loggiato del cortile seicentesco: è costituito da due strutture cubiche tenute in equilibrio da un piccolo cubo posto al centro dello spazio che intercorre fra loro: ha uno sviluppo orizzontale, opposto alla verticalità delle colonne che lo inquadrano, ed è un’indagine sulla tensione e sugli equilibri, sulla staticità e sulla dinamicità”.
L’ARMENIA A MILANO
Ma è possibile ravvisare, almeno per una parte dell’installazione di Ohanjanyan, un dialogo con le proprie radici? “Credo che Mikayel conservi una profonda memoria del paesaggio armeno, in particolare di quello che lui definisce il ritmo di tale paesaggio”, ha dichiarato Volontè ad Artribune. “Penso che abbia introiettato le linee e l’alternarsi di pieni e di vuoti in particolare dell’Altopiano. Così come è evidente che abbia dei profondi legami con i materiali vulcanici disseminati nel Paese: non a caso le pietre di Tasnerku + 1 sono, appunto, di basalto”.
Il cortile della Ca’ Granda, dove Durk è posizionato, è un crocevia molto frequentato. “Apparirà agli studenti come un intervento di forte impatto su una architettura a loro familiare, di cui credo coglieranno la capacità di relazionarsi con gli spazi storici che lo accoglie. Sarà per loro un’occasione di vivere l’arte contemporanea nella quotidianità dei loro spostamenti”.
Quale pensiero, dunque, e quale augurio formulare per il corso di Durk? “Il mio augurio”, conclude la curatrice, “è che i lavori di Mikayel, al di là della comprensione del percorso progettuale dell’artista, possano suscitare nei visitatori quella vibrazione che per lui nasce ‘quando il pensiero incontra la materia’. Una grande emozione, senza bisogno di narrazioni”.
Ginevra Bria
Milano // fino al 19 marzo 2016
La Statale Arte – Mikayel Ohanjanyan
a cura di Donatella Volontè
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
Via Festa del Perdono 7
[email protected]
www.lastatalearte.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51293/mikayel-ohanjanyan-durk/
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