LA SOSPENSIONE DELLA NET ART
Riesce difficile trovare oggi una corrente espressiva in Rete che si definisca con le volontà estetiche dichiarate all’inizio dell’avventura digitale. Ci sono certo le pratiche attiviste, politicamente interessanti e benemerite, ci sono le generose attività open source, ma le “opere immateriali”, quelle che nelle prime fasi di sperimentazione presentavano immagini e narrativi interattivi, suono e video o immersione, sono per il momento in sospeso, o piuttosto non si presentano con l’impatto necessario per imporsi. E ricordiamo i lavori come quelli di Olia Lialina o di tanti altri. Quindi quella “cosa” che abbiamo seguito e descritto in questi anni rimane diffusa e transitoria. E indefinibile.
Chi ha preso il controllo della Rete sono le forme di servizio, i social network e le forme aggiornate del giornalismo, magari quello casual dell’Huffington Post. Ma anche il “giornalismo indipendente” ha grande visibilità, come il blog di immediata denuncia sociale che sta svolgendo crescente funzione in tutti i continenti.
FARE SATIRA IN SIRIA
Daya al Taseh è un gruppo di giovani siriani che ha da tempo iniziato una Youtube serie dedicata alla satira dell’Isis. A puntate, come in un vero serial, si susseguono piccole scene che sottolineano le contraddizioni di comportamento tra la figura idealizzata del jihadista e la realtà, come l’estetizzazione narcisista del vestire del militante, su cui si ironizza a volte rappresentandolo a bere alcool e a fumare, cose proibitissime.
Il recitato è amatoriale ma è proprio questa semplicità diretta e vera, da cabaret politico, unita alle simpatiche facce dei protagonisti, a costruire un’alternativa al sangue/dolore/terrore e a creare un’intercapedine fra quotidiano e orrore, che ha un effetto necessario e salutare.
LA DIFFICOLTÀ DI ESSERE BLOGGER
La satira ha grandi tradizioni nei Paesi arabi (e ancora oggi in Egitto, anche se repressa) e l’ironia non manca anche nelle situazioni più difficili. Il bengalese Avijit Roy aveva un blog dichiaratamente ateo in un periodo in cui la religione detta legge. È stato ucciso a colpi di machete. In Arabia Saudita un blogger, Raif Badawi, dopo 1.000 frustate, è in prigione a tempo indeterminato e la Fiera del Libro di Torino non ha accettato la presenza saudita a causa di un altro blogger che in carcere aspetta la morte.
I criteri del peso comunicativo della Rete e della provocazione più creativa e devastante sono nell’uso stesso delle parole sulla Rete. Ma come si può “parlare di parole” quando sono i fatti ad agire?
Lorenzo Taiuti
critico di arte e media
docente di architettura
università la sapienza di roma
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #28
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