Invito al viaggio. Cartoline dall’Australia
Dopo Chicago, visitata in occasione della prima biennale di architettura degli Stati Uniti, Léa-Catherine Szacka prosegue con i suoi racconti di viaggi di architettura. Cartoline e brevi messaggi per noi, tappa dopo tappa. Questa volta arrivano dall’Australia, una destinazione in cui i progettisti continuano a esprimersi in piena libertà.
Lo sappiamo tutti: arrivare in Australia comporta un lungo viaggio. In questo caso, dopo una trentina di ore in totale, Oslo-Londra/Londra-Singapore/Singapore-Brisbane, ho finalmente messo piede a destinazione.
Forse, proprio a causa della lunga distanza percorsa, qui più che altrove ci si sente quasi in dovere di prestare grande attenzione all’ambiente circostante, quello strano miscuglio di influenze che costituiscono il paesaggio architettonico australiano.
Ho iniziato il mio tour da Brisbane, la più popolosa città nello stato del Queensland. “Laid-back” (potremmo tradurre con rilassato, flemmatico, spensierato) è il termine generalmente associato a questa città piena di contrasti. Dal Queenslander, quartiere unico e fermo nel tempo, popolato di iconiche case in legno, dove i pantaloni a vita bassa sono ancora di moda, fino a CBD, il distretto degli affari assimilabile a quello di una qualsiasi città statunitense di medie dimensioni: Brisbane possiede un proprio fascino, sebbene non sia certo una bellezza classica. La città, ve ne accorgerete, continua a crescervi intorno.
Quindi ho fatto tappa a Canberra, la capitale dell’Australia. Qui Romaldo Giurgola, un architetto italiano emigrato a New York City e amico di Louis I. Kahn, ha costruito un capolavoro dell’architettura postmoderna, la Parliament House, dove abbondano marmo e legno di mogano.
Canberra è il risultato del cosiddetto Griffins’ plan, un design assiale a motivi geometrici come cerchi, triangoli, esagoni, sviluppato nel 1913 dagli architetti di Chicago Walter Burley Griffin e Marion Mahony Griffin.
È stata quindi la volta di Sydney, la più famosa destinazione australiana, vibrante e piena di capolavori architettonici contemporanei e del passato. Naturalmente è la città dell’Opera House di Jørn Utzon – i cui gusci, con mia grande sorpresa, non sono bianchi, ma hanno una superficie definita da milioni di piastrelle che, scintillanti sotto il sole, sembrano d’oro. Ma è anche il luogo in cui riscoprire la bellezza del cemento negli edifici dell’architetto modernista, originario dell’Austria, Harry Seidler e la Bondi Beach’s Iceberg swimming pool; case di lusso si susseguono lungo la costa.
Tra gli edifici più recenti, segnalo il One Central Park di Jean Nouvel, del 2014, o il cosiddetto “sacchetto di carta” di Frank Gehry, ovvero la UTS-Business School della Sydney University of Technology, completata all’inizio del 2015.
Giurgola, Seidler, i coniugi Griffin e Utzon: l’Australia ha accolto architetti provenienti da tutto il mondo e il risultato è un patchwork di grande diversità. Da vedere con i propri occhi.
Léa-Catherine Szacka
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