I trent’anni di Biennale del Mediterraneo

Il 10 gennaio a Milano è terminata, alla Fabbrica del Vapore, “Through Barricades”. Oltre venti opere hanno celebrato i trent’anni della BJCEM attraverso i maggiori talenti emersi nel corso delle sedici edizioni dedicate alle arti visive: dal collettivo Irwin a Grazia Toderi, da Miltos Manetas a Vanessa Beecroft, da Tobias Putrih a Damir Očko.

TRENT’ANNI NEL MEDITERRANEO
BJCEM, la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, è un network internazionale composto da 55 soci, pubblici e privati, provenienti da 17 Paesi e coinvolge nelle proprie attività giovani artisti, curatori e operatori culturali. L’associazione internazionale BJCEM ha appena concluso i festeggiamenti per i primi trent’anni della Biennale con una mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano: Through the Barricades. Un percorso che, fino al 10 gennaio, ha ripercorso lo spirito di ricerca e sperimentazione della Biennale nell’ultimo trentennio, attraverso l’opera di alcuni talenti partecipanti alle sedici edizioni susseguitesi a partire da quella allestita a Barcellona nel 1985.
Per meglio raccontare la ricchezza del network, la voce di BJCEM è stata rappresentata, nella sua unicità, da diversi soggetti, coinvolti a vario titolo nelle attività dell’associazione, come Andrea Bruciati, direttore artistico Mediterranea 17 Young Artists Biennale; Federica Candelaresi, segretario generale BJCEM; Luigi Ratclif, presidente emerito BJCEM, direttore della Biennale Torino ’97 e segretario GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani; e Marco Trulli, curatore.

Through Barricades - Fabbrica del Vapore, Milano 2015

Through Barricades – Fabbrica del Vapore, Milano 2015

RIFLESSIONI SUL FUTURO
Ma se è vero che nel futuro batte sempre il cuore del passato, come potrebbero svilupparsi i prossimi trent’anni di vita di BJCEM? E in che modo Through the Barricades ha rappresentato un collegamento tra la storia della BJCEM e gli attuali tumulti socio-politici, soprattutto dell’area Mediterranea? Il punto di vista degli organizzatori è chiaro: “Il progetto espositivo è stato concepito come ponte per un dialogo ideale volto al superamento di quelle divisioni che oggi (Mediterraneo) come allora (Irlanda del Nord, nel testo degli Spandau Ballet) dilaniano mondi culturalmente molto più affini di quanto non crediamo. Nello specifico, si tratta di artisti che hanno segnato la storia della BJCEM, ponendo al centro dell’attenzione una ricerca continuamente volta al confronto secondo un grado di acutizzazione del contesto sociale sempre cogente”.
BJCEM da trent’anni rappresenta e coinvolge enti pubblici e organizzazioni della società civile provenienti da 17 Paesi, creando connessioni interculturali. “Europa e Mediterraneo sono le due aree su cui da sempre si concentra l’attenzione di BJCEM e dove oggi il dialogo e gli scambi sono più difficili di quanto millenni di storia comune possano far pensare. Come noto, i problemi climatici, le crisi globali e le sperequazioni socio-economiche svantaggiano i Paesi della riva sud, con evidenti ricadute sulla mobilità in generale e su quella artistica in particolare, ma le interazioni sono più complesse e articolate di come vengono raccontate, e la stessa dicotomia nord-sud andrebbe ripensata”, sottolineano Candelaresi, Ratclif, Bruciati e Trulli.
Aggiungendo: “Nel corso degli anni la Biennale stessa non ha sempre saputo intercettare gli stimoli provenienti da sud o da est. La nostra volontà è dunque quella di continuare a lavorare per la creazione di relazioni stabili, nonostante la situazione altamente complessa che sta attraversando alcuni paesi dell’area”.

Through Barricades - Fabbrica del Vapore, Milano 2015

Through Barricades – Fabbrica del Vapore, Milano 2015

LO SGUARDO DEGLI ARTISTI
Nel tempo non è mutata la sensibilità degli artisti, interessati a situazioni di instabilità politica, e a quanto i permeabili confini non solo geografici ma anche culturali incidano sulla libertà di mobilità non solo artistica.
Il Mediterraneo è stato il territorio fisico e ideale di riferimento per molti degli artisti italiani che hanno partecipato alle ultime edizioni della Biennale. “Alcuni artisti hanno dedicato le loro ricerche verso quella manciata di miglia che ci separa dalla Tunisia, come alcuni lavori sulla drammatica invisibilità dei destini delle persone che migrano da sud a nord del Mediterraneo (‘Banks’ e ‘Last man on Earth’ di Irene Dionisio, o ‘The kingdoms of hunger’ di Gian Maria Tosatti). Ma il Mediterraneo rimane forte come presenza immaginifica da ricercare anche laddove è assente (Anna Raimondo, ‘Un mare fuor d’acqua’) o territorio dell’utopia da attraversare (‘Walking on the water. Miracle & Utopia’, performance di Virginia Zanetti).
Il 2016, dunque si presenta come anno di passaggio verso l’edizione del 2017, che offrirà l’occasione di mostrare al pubblico nazionale e internazionale i risultati di un anno di intenso lavoro, in un contesto ricco di stimoli e opportunità. “BJCEM in futuro dovrà sempre più mettere in campo una combinazione di strategie: da una parte saldarsi con i territori in cui opera, facendo della cultura uno strumento di rinnovamento sociale e politico; dall’altra sforzarsi di adottare pratiche nuove o fin qui sperimentate in modo troppo sporadico. Nello specifico: creare sinergie per migliorare l’accesso ai finanziamenti; costruire solide reti basate sul fair trade che consentano alle realtà piccole di esprimere la propria professionalità e portare nuova linfa alle reti medesime; rafforzare la cooperazione su scala regionale e i rapporti con gli operatori locali; strutturarsi come organismo sempre più etico e autonomo, votato al supporto di creatività, diversificazione e innovazione”.

Ginevra Bria

www.bjcem.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

Scopri di più