Dada compie un secolo. Parla Juri Steiner

Senza i dadaisti, il Surrealismo, la Pop Art e persino il Punk non avrebbero avuto la stessa portata. Senza di loro i sit-in di Beuys non avrebbero mai trovato forma in una performance e Sid Vicious non avrebbe mai augurato lunga vita alla Regina. Ecco le premesse che guideranno le celebrazioni dei suoi primi cento anni.

COS’ERA E COS’È IL CABARET VOLTAIRE
A Zurigo, il 5 febbraio 1916, apre il Cabaret Voltaire, un locale d’intrattenimento con intenzioni artistiche e politiche sperimentali, fondato dal regista teatrale Hugo Ball e da Emmy Hennings. Un incubatore del Dadaismo, movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali, fra i cui membri si distinguono Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Tristan Tzara e Hans Arp; un luogo che tornerà a rivivere diffusamente quest’anno, nel centenario della sua fondazione, secondo molteplici iniziative (incluso l’omaggio di Christian Jankowski per Manifesta11) e un’associazione, Verein dada 100 zürich 2016, dedicata alle celebrazioni.
Il Cabaret accoglie fin da subito la danza, la musica e le letture. Al Cabaret si tengono mostre d’arte russa e francese, danze, letture poetiche, esecuzioni di musiche africane. Spettacoli provocatori e dissacranti che si trasformano in autentici eventi, interventi culturali. Specchiando la situazione generata dalla Prima guerra mondiale, l’arte esibita è caotica e brutale. In almeno un’occasione il pubblico attacca il palco del Cabaret Voltaire.
Anche se è il luogo di nascita del movimento dadaista, il Cabaret ha a che fare con ogni settore dell’avanguardia, incluso il futurista Marinetti. Vengono presentati artisti radicalmente sperimentali, molti dei quali finiscono col cambiare l’espressione delle loro discipline artistiche; gli artisti in questione includono Kandinsky, Klee, de Chirico ed Ernst.

COME UCCELLINI CIRCONDATI DAI LEONI
Quali furono il 5 febbraio del 1916 le precondizioni storiche che avrebbero permesso, in Svizzera, la nascita di un movimento di tale portata? La Svizzera non era direttamente coinvolta nella Prima guerra mondiale”, rimarca Juri Steiner, curatore e manager responsabile dell’associazione Verein dada 100 zürich 2016. “La Svizzera divenne una sorta di gabbietta per gli uccellini circondata da leoni ruggenti, come la definì Hugo Ball. L’universo Dada all’interno del Cabaret Voltaire era, prima di tutto, una costellazione di giovani rifugiati, artisti, intellettuali, obiettori di coscienza che provenivano da differenti Paesi. Solo pochissimi di loro potevano dirsi propriamente svizzeri. Il movimento Dada si è rivelato, anche per gli stessi dadaisti, come imprevedibile, inaspettato. Ma la Svizzera e specialmente Zurigo erano, prima che scoppiasse il conflitto, terreno fertile per far crescere tutti i tipi di alternative, dettate da idee moderne e rivoluzionarie, così come rappresentate da Monte Verità ad Ascona
L’esposizione del Cabaret Voltaire Dada in nuce e poi la mostra itinerante Dada on tour, nata nel 2013 e in viaggio dal 2014, ha messo in luce i 165 artisti del movimento, dando in un certo senso avvio al Dada Jubilee. Proprio come il movimento Dada si è presentato fin dall’inizio in qualità di movimento globale e collettivo, ci è sembrato importante che potesse viaggiare, essere veicolata nel mondo anche la nostra versione tascabile del Cabaret Voltaire, tornando su punti storici per i Dada come New York e altri luoghi che non erano stati dislocati nella mappa di Tristan Tzara, il Dadaglobe, arrivando fino in Brasile, a Hong Kong e in India. Il movimento Dada era iper-moderno, provocatore, inventivo e libero nei confronti di qualsiasi limite che ancora separasse arte e vita. Non colpisce dunque che da Zurigo il verbo Dada venisse diffuso fin dagli inizi degli Anni Venti, da Parigi al Giappone.

Il logo di dada100

Il logo di dada100

RITORNO IN SVIZZERA
Chiediamo a Steiner quali aspetti della Svizzera, culturalmente e sociologicamente, la celebrazione del centenario del Dadaismo permette di osservare. “Un esempio potrebbe essere il Museo Nazionale Svizzero, che il 5 febbraio ha inaugurato una mostra dal titolo Dada Universale, e Dadaglobe Reconstructed al Kunsthaus di Zurigo. Una sorta di passaggio simbolico per includere Dada e il Cabaret Voltaire come una parte della storia, e dunque dell’identità culturale svizzera”.
Oltre cinquanta tra organizzazioni, istituzioni, associazioni e iniziative private si spartiscono infatti il Dada momentum. Ovviamente è Cabaret Voltaire a dare avvio alle celebrazioni dell’anniversario con un’attività frenetica lunga 165 giorni. Da non dimenticare il webumentary Dada-Data visibile online – una sorta di collage – ma anche la piattaforma di social network che lo incornicia, così come i contributi letterari di “junges LiteraturlaborJull.
Il 13 febbraio, Kusthaus Zurigo ospiterà il Dada Masquerade Ball, mentre l’Haus Konstruktiv celebrerà il centenario tra il 25 febbraio e l’8 maggio con due mostre: una di Ulla von Brandenburg e Sadie Murdoch, assieme a Dada anders, incentrata sui lavori di Sophie Taeuber-Arp, Hannah Höch ed Elsa von Freytag-Loringhoven.
Dal 18 marzo, il Museo Rietberg aprirà la mostra Dada Africa come ponte di collegamento tra culture non-europee.

Juri Steiner

Juri Steiner

LA SECONDA ONDATA
Se dunque, come memorabilia del giubileo Dada, verrà stampata anche una serie dedicata e limitatissima di francobolli, la seconda ondata di celebrazioni partirà il 3 giugno, quando inaugurerà il Festival di Zurigo. Intitolato Dada. Between Madness and Nonsense, includerà anche un approfondimento alla Kunsthalle, dedicato a Francis Picabia.
Mentre a partire dall’11 giugno, Manifesta11 diventerà Dada grazie alla mostra Cabaret of Arts – Guildhall Voltaire al Cabaret Voltaire, mentre il gran finale Dada sarà il simposio dell’8 luglio al Kaufleuten – il luogo della serata più imponente mai realizzata dai Dada a Zurigo, nel 1918.
Non resta dunque che accompagnare questo nuovo inizio con un’intuizione che diventi una sorta di suggerimento, un augurio espresso da Francis Picabia, attraverso la voce di Juri Steiner. Perché “le nostre teste sono rotonde e i nostri pensieri possono facilmente cambiare direzione”.

Ginevra Bria

www.dada100zuerich2016.ch

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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