Come cambia il museo? Parla il direttore di Riso a Palermo
Il museo oggi è ancora un tempio delle muse oppure è un luogo di incontri e dibattiti? Entrambe, se possibile. Ma, come succede per ogni argomento, se si tocca tradizione e innovazione il dibattito quasi mai arriva a una conclusione. Qui trovate l’opinione di Valeria Patrizia Li Vigni, direttore del Riso – Museo Regionale d’Arte Contemporanea di Palermo. Ricordate la polemica sulle sale trasformate in scuola di tango?
NASCITA E VITA DIFFICILE DI UN MUSEO
Il Museo Riso nasce con una particolare missione: sostenere, promuovere e divulgare l’arte contemporanea in Sicilia, facendo rete con le istituzioni che si occupano di arte contemporanea e selezionando giovani artisti da inserire nell’archivio SACS, che fornisce loro un’occasione di crescita, sviluppo e una rete di contatti internazionali attraverso programmi interdisciplinari di grande richiamo. Per poter comunicare bene, il museo si avvale di discipline diverse che concorrono a spiegare al meglio l’opera d’arte: le ragioni che hanno guidato l’artista a generarla, l’influenza del contesto socio culturale, ambientale e il genius loci.
Il Museo Riso ha una storia molto particolare: nasce con grandi finanziamenti e autonomia, ma dopo qualche anno rischia la chiusura. Si sono spenti i riflettori e ho avuto l’incarico di riattivare una “sana” rinascita attraverso una programmazione che, purtroppo, a differenza del passato, ha subito una riduzione di finanziamenti dell’80% nel 2014 fino a scomparire totalmente nel 2015. Ho lavorato con le risorse europee, ben due Pon asse I e II che sono stati portati a compimento riqualificando il museo, che è stato dotato di un sistema illuminotecnico adeguato e di un ascensore panoramico. Una mostra come Nel Mezzo del Mezzo ha consentito la realizzazione di un’esposizione diffusa nella città di Palermo (qui trovate il saggio di Christine Macel – da poco nominata direttrice della Biennale di Venezia 2017 – contenuto nel catalogo della mostra).
Ormai le risorse interne si sono esaurite e abbiamo il dovere di attingere a finanziamenti comunitari e rivolgerci ai pochi mecenati che credono ancora nell’arte e nel suo valore per l’intera umanità.
FARE RETE IN SICILIA
Oggi dobbiamo fare sistema con gli operatori culturali pubblici e privati, consorziarci per diffondere la conoscenza del nostro patrimonio e creare.
L’iniziativa che abbiamo portato avanti con il patrocinio di Expo sul tema “nutriamo il pianeta” ha visto la collaborazione delle Fondazioni che da sempre si sono preoccupate di diffondere l’arte contemporanea in Sicilia con coraggio e costanza. Mi riferisco alla Fondazione Orestiadi, con Ludovico Corrao, il quale ha creato un luogo del contemporaneo per consolidare la memoria della distruzione, rispondendo con un progetto di risonanza mondiale. Poi la fondazione Fiumara d’Arte, con Antonio Presti, che ha operato nell’ottica della salvaguardia della bellezza del paesaggio della natura, integrando in essa il messaggio dell’arte contemporanea, e poi ancora le Fabbriche Chiaramontane, e il Parco di Agrigento.
Insieme abbiamo costruito una rete in grado di sostenere, promuovere e divulgare il patrimonio artistico contemporaneo degli istituti coinvolti e dell’intera Sicilia. Una mostra scandita da appuntamenti settimanali in grado di rimandare da un sito all’altro.
L’ARTE CONTEMPORANEA E LE SUE SORELLE
Ritengo che il Museo Riso abbia applicato un sistema chiaro e incisivo nell’interpretazione dell’arte contemporanea. La sua attività si è sempre più delineata attraverso un programma che si è concretizzato in laboratori dinamici di esperienze, un centro attivo di produzione e promozione culturale, di ricerca e di studio dell’arte contemporanea. Nel più recente passato, prescindendo dai rigidi confini che vogliono privilegiare una disciplina anziché un’altra e nel ferreo convincimento che la pittura come la scultura, la musica, il teatro, la danza hanno pari dignità, si è voluto imprimere sul concetto della tutela del Patrimonio Materiale alla stregua di quello Immateriale, con una maggiore attenzione verso quest’ultimo, che è a rischio di dispersione.
Si è cercato di consolidare una rete organica del sistema dell’arte contemporanea e di ristabilire la funzione centrale del Museo Riso nel contemporaneo, inserendosi a pieno titolo nelle celebrazioni del Centenario di Burri.
Il Museo Riso ha svolto la funzione prioritaria, ha stimolato il dialogo tra i diversi linguaggi del contemporaneo e, rivolgendosi a un pubblico sempre più vasto, ha dato vita a una progettualità dinamica e interdisciplinare nel convincimento che dobbiamo “guardare al passato per costruire un futuro migliore”.
Abbiamo assistito a una crescita esponenziale del numero di visitatori nelle “grandi mostre” e a un’apertura al pubblico della danza, dei concerti, del teatro, fino a quel momento ignaro di gustare uno spettacolo in un ambientazione di grande stimolo culturale come può fornirla un museo di arte contemporanea.
SUL SISTEMA MUSEALE ITALIANO
Il problema maggiore è che il sistema museale italiano, a differenza delle altre nazioni, è un sistema diffuso, composto dalle grandi aree archeologiche e dai musei che hanno vissuto fino a qualche anno fa di risorse pubbliche certe, di personale qualificato e competente. Oggi dobbiamo fare i conti con risorse economiche inesistenti, personale qualificato che ha raggiunto l’età pensionabile e non è stato a tutt’oggi implementato da giovani a cui passare il testimone.
L’unica soluzione è mettere insieme i musei in sistemi e reti per accentrare le professionalità, ridurre le energie e realizzare progetti ad ampio respiro perché condivisi e in grado di accedere a risorse europee.
Il nostro Assessorato ha già intrapreso questa strada con la realizzazione di poli museali, aree tematiche, nell’ottica di ridurre i costi e aumentare i ricavi. Il nostro è un patrimonio inestimabile, diffuso, che aspetta di essere valorizzato in un percorso interdisciplinare, pubblicizzato per aree geografiche e tematismi. Dove le culture si sono incontrate e scontrate per offrire un terreno di dialogo solidale tra i popoli.
OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI
Abbiamo lavorato con l’Accademia di Belle Arti di Palermo, offrendo ai giovani la possibilità di partecipare a stage con gli artisti: abbiamo l’esempio tangibile del laboratorio realizzato a Partanna con Kounellis e curato da Bruno Corà, dove venti giovani si sono cimentati, dopo il laboratorio, nella creazione di un’associazione che ha prodotto una mostra, in collaborazione con il Riso e con il Comune ospitante. Hanno dimostrato di mettere a frutto un’esperienza maturata e creare un’attività in autonomia.
Abbiamo gli esempi, ormai ricorrenti, della collaborazione con il Dipartimento di Architettura, che ha visto gli allievi del corso partecipare attivamente alla progettazione della riqualificazione del museo, che diventa uno spazio permeabile e mette in collegamento due piazze nella volontà di renderlo sempre più vissuto, praticato, attraversato. Nel desiderio che il museo entri a pieno titolo nei percorsi abituali, perché il fare genera sapere, il sapere genera la consapevolezza che ciò che ci appartiene va tutelato, valorizzato e trasmesso come un valore alle generazioni future.
IL FUTURO DEL RISO
La programmazione 2016 è stata realizzata in considerazione dell’assenza di risorse, ma con il coinvolgimento di artisti e collezionisti che hanno condiviso il nostro percorso.
In particolare al Museo Riso abbiamo destinato le mostre legate alla Sicilia, al concetto di uomo che sviluppa le sue qualità e si alimenta attingendo al genius loci, al concetto di mediterraneità, al dialogo aperto con i paesi del Mediterraneo per uno sviluppo comune. Grazie anche alle numerose donazioni che hanno arricchito il patrimonio del museo, a testimoni illustri che hanno avuto riconoscimenti prestigiosi all’estero e che hanno voluto confermare la loro matrice siciliana donando una o più opere.
La Cappella dell’Incoronazione ha mantenuto volutamente la funzione legata alla sperimentazione, ai laboratori con l’Accademia e al rafforzamento di concetti a noi cari come l’inserimento nell’Itinerario arabo normanno con mostre, come quella in programmazione di Filippo di Sambuy, legate alla valorizzazione dell’itinerario federiciano. E ancora laboratori che introducono residenze e approfondimenti di artisti presenti in collezione, come Sanfilippo, con il ritrovamento del suo inedito dipinto murale nella sua città natale.
Valeria Patrizia Li Vigni
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