Cresciuto a rap e pecorino. Intervista a Claver Gold

Nuovo talento dell'hip-hop italiano, Claver Gold è considerato uno dei rapper più dotati della scena contemporanea. Lo abbiamo incontrato tra una tappa e l'altra del tour per parlare di Melograno – il suo ultimo album –, di provincia e di come sta cambiando questa musica in Italia.

Melograno suona come un disco diverso da ogni altro prodotto rap italiano, tanto nelle sonorità quanto dal punto di vista lirico, cantautoriale. Com’è nato e come si è sviluppata la creazione dell’album, e cosa ti ha influenzato durante la lavorazione?
Il disco è nato quasi per gioco, a Bologna, con i Kintsugi. Si strimpellava una chitarra e si mangiavano dei melograni, quando iniziammo a creare il primo pezzo del disco. In quel periodo, quasi due anni fa, eravamo molto influenzati dalla sonorità di Bonobo e dalle esperienze dei cantautori italiani, e da lì siamo partiti per sviluppare il nostro progetto.

Ciò che colpisce, e che forse mancava al pubblico, è la tua abilità nel fondere sonorità calde e malinconiche, tipicamente old school, a espedienti contemporanei, facendo da ponte tra la cultura hip-hop underground e quella di ultima generazione.
Dici bene, quella del ponte è una metafora giusta. Provengo da una formazione classica, dalla cultura hip-hop, dal freestyle, dal bombing, dalle battles e da tutto quello che ai tempi girava intorno alle quattro discipline [MCing, Djing, Writing, B-boying, N.d.R.].
Ho iniziato a distanziarmi da un certo tipo di rap, quello da club o quello auto-celebrativo molto presto, quando ho capito che quei concetti non mi riguardavano e non facevano più parte di me, la mia storia doveva andare avanti. Così ho iniziato ad ampliare gli orizzonti e scrivere in maniera differente, con parecchie difficoltà all’inizio, anche se ora mi viene naturale e non riuscirei a scrivere in altro modo: questo è quello che amo, quando scrivo mi tolgo un peso e mi sento meglio.

I tuoi testi sono colmi di citazioni letterarie, da Calvino a Pirandello. L’hip-hop ha ancora un peso culturale ed educativo, o è solo Sneakers e cappello New Era?
Probabilmente il rap non è mai stato cappellini e scarpe, che siano Jordan o New Era, Sneakers e quant’altro. Qualcuno ha fatto molta confusione e ha messo l’apparire di fronte all’essere, sembra un discorso scontato, ma purtroppo non lo è affatto. Io personalmente non sono qui per educare nessuno, è un concetto che ripeto spesso, mentre il peso culturale è fondamentale e importantissimo.

Claver Gold - Melograno, 2015

Claver Gold – Melograno, 2015

Melograno è indubbiamente un concept album. Tanto spazio alle parole, metafore che si incastrano al reale, tracce che si susseguono connesse da un sottilissimo filo che le lega, rendendole episodi isolati di un insieme più ampio. Qual è l’idea dietro l’opera?
L’idea dietro l’opera è la fecondità femminile, il fatto che il melograno abbia tutti quei semi al suo interno, in molte culture rappresenta appunto la fecondità, mentre in altre paradossalmente l’aridità, l’aridità concettuale però, visto che in melograno nasce in territori prevalentemente desertici.

Lo storytelling è indubbiamente la tua arma. Hai un approccio alla scrittura delle canzoni molto letterario. Quali sono i tuoi riferimenti?
Come dicevo all’inizio mi ispiro molto al cantautorato, alla scrittura classica italiana. I particolari sono fondamentali. Ti faccio un esempio stupido: se volessi raccontarti di un cane in una rima, non ti direi mai “Ho visto un cane”! È importante che io ti dica che cane era, che ora era, dove l’ho visto, che cosa mi ha comunicato quell’immagine, in modo che tu possa rivederlo nella tua esperienza quando ascolti la canzone.

Secondo myHipHop.it, uno dei siti internet hip-hop più influenti in Italia, un verso della tua Nazario è stato eletto miglior strofa dell’anno, spuntandola contro fuoriclasse come Kaos e Marracash. Il pezzo parla di Ronaldo, il giocatore che dalle favelas è salito sul tetto del mondo. C’è un riferimento autobiografico e alla provincia dalla quale sei partito?
Sì, anche se Ronaldo non veniva proprio dalle favelas, ma da un quartiere mediamente povero, un po’ come me che non vengo da Scampia ma nemmeno dalla Milano perbene. Sono nato in un quartiere popolare di Ascoli Piceno e forse inconsciamente mi rivedo nella storia di Nazario, anche se raggiungere i suoi risultati è impossibile!

Nelle tue canzoni citi Modigliani, Klimt, mentre il video di Anima Nera ha come protagonista un vecchio pittore nel suo studio. Che rapporto hai con le arti visive?
Ho una formazione “artistica”: ho frequentato l’Istituto d’Arte ed in seguito mi sono laureato in Design Grafico all’Accademia di Bologna; per questo ho sempre vissuto a contatto con l’arte ed è un argomento che mi interessa molto, che sia pittura, scultura, fotografia o cinema. L’arte mi ha formato, anche se forse, potendo tornare indietro, preferirei fare degli studi classici.

Claver Gold

Claver Gold

In uno dei tuoi ultimi concerti del tour di Melograno sei entrato sul palco cantando Notte e Giorno di Fritz da Cat, Inoki e Joe Cassano. Più che una canzone, un inno a un modo di intendere e vivere la cultura hip-hop Anni Novanta. Quali sono stati gli effetti, nel bene e nel male, della crescita commerciale e del risvolto mediatico dell’hip-hop degli ultimi anni?
Sono stati esponenziali, da un lato un bene, dall’altro un male. Spero che i ragazzini non prendano il rap come il calcio, e il rapper come il calciatore che compare in tv e guadagna bene. C’è tutto un discorso ben radicato dietro questa cultura che pian piano sta scomparendo.
Ora è più facile che il rap si mostri, in TV, in Radio, in teatro, al cinema… Quando ero ragazzino era quasi impossibile, tipo nel ’94/’95. Ti racconto una storia che ripeto sempre: quando ero piccolo passavo le giornate intere davanti la radio con le dita pronte per premere Rec quando passava una canzone rap, ora che sono passati vent’anni quasi quando sento il rap in radio, cambio stazione!

Vieni dalla provincia marchigiana ma hai passato buona parte della tua vita a Bologna. Qual è la situazione dell’hip-hop nella “città di Nettuno” oggi? È ancora la culla dell’hip-hop italiano?
No, a malincuore dico di no, non è più la culla dell’hip-hop. Probabilmente ora è Milano, viste le opportunità e gli artisti che ci sono e si sono trasferiti lì. A mio avviso, dove finisce la Golden-Era dell’hip-hop italiano, finisce anche Bologna Capitale!

Quanto è stato utile Internet nel farti conoscere e nel mantenere contatto col pubblico?
Fondamentale, ma più fondamentale è muoversi, non si può fare rap da dietro un computer. Bisogna viaggiare, vedere, conoscere persone, mettersi alla prova, misurare il proprio talento con quello degli altri, le proprie conoscenze, esperienze, vissuto. Vedere realmente cosa funziona e cosa no.

Melograno in sole 48 ore è stato il disco più ascoltato di tutto il 2015 su Rockit. Viste le soddisfazioni, i premi e i risultati live, possiamo chiamarti ancora Mr. Nessuno?
Sarò sempre Mr. Nessuno, credo che rimanere se stessi sia un grande pregio in questo momento, arricchirsi senza montarsi la testa e volare bassi, in caso di caduta l’impatto sarà sicuramente meno violento!

Alex Urso

www.gloryholerecords.it

Prossimi appuntamenti live
Venerdì 19 febbraio – Vicenza – Mesa
Sabato 20 febbraio – Milano – CSOA Cantiere
Sabato 27 febbraio – Comunanza (AP) – Movimento Giovanile
Sabato 12 marzo – Rimini – Casa Madiba
Sabato 19 marzo – Cantù – Shabba
Sabato 2 aprile – Mantova – Arci Tom
Sabato 14 maggio – Padova – CSOA Pedro

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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