Matera 2019. Intervista con Leonardo Sonnoli
Quarto appuntamento con Matera Sentinel, l’osservatorio dal quale Federica Fierri segue il percorso di avvicinamento della città dei Sassi all’anno in cui sarà Capitale della Cultura. In questa occasione, si parla di una scultura effimera allestita al Museo Musma.
“Avrei voglia di lasciare la stanza del museo vuota e in silenzio, così come ho trovato questa città”. Al Musma c’è un’opera destinata a scomparire, un poster tridimensionale pensato per il museo, che rimarrà in esposizione fino all’azzeramento del blocco cartaceo. L’opera è stata realizzata dal grafico Leonardo Sonnoli (Trieste, 1962 – tra i pochissimi membri della sezione italiana dell’AGI – Alliance Graphique Internationale e vincitore del Compasso d’Oro nel 2011) e dalla graphic designer Irene Bacchi (Civitanova Marche, 1984).
Perché un manifesto per la città?
Inizialmente il museo mi propose una mostra che raccogliesse alcuni dei miei lavori e dei miei manifesti realizzati nel corso degli anni. Da lì ho pensato invece che fosse più opportuno concepire un manifesto ad hoc per la città e regalarlo al museo. Trattandosi di un museo di scultura, non ho potuto limitarmi alla bidimensionalità del foglio di carta e ho immaginato diverse possibilità per conferirgli una terza dimensione.
Ne è risultata una sovrapposizione ordinata di fogli che vogliono restituire l’idea di un blocco di pietra tridimensionale. Come il tufo, è scavato da bucature geometriche, come quelle che puntellano i Sassi guardandoli da lontano: le bucature corrispondono alle sei lettere della città. Ho voluto poi conferire idealmente al blocco il colore della pietra, lasciando che si percepisse lungo i suoi bordi il grigio tratto da una fotografia di Matera scattata da Nico Colucci.
Perché una scultura effimera?
Un manifesto, per sua definizione, è un oggetto effimero. Mi piace pensarlo come una scultura in dissolvenza che abbandonerà poi la stanza del museo, lasciandola nel silenzio, quello stesso silenzio che ho incontrato visitando la città.
Ciascuno può portare via un manifesto, fino a quando la scultura non scomparirà.
Che rapporto hai avuto con Matera e come si è incrociato il tuo lavoro con quello dell’architetto e fotografo Nico Colucci?
Lo scorso anno sono stato chiamato da lui a curare la grafica della nuova edizione del libro fotografico Matera Cityscape. La città nascosta. Il volume si compone di due differenti narrazioni per immagini: una in bianco e nero risalente alla prima edizione del volume, che ritraeva una città dura e primitiva ripresa nei suoi scenari esterni. Lo spaccato urbano ricalca l’idea che avevo della città grazie anche a libri di architettura, film di Pasolini e lavori di sperimentazione fotografica di Mario Cresci che conoscevo.
Si aggiunge ora una seconda parte, a colori e realizzata negli ultimi anni, da cui la città appare vista da dentro, da scorci di interni di edifici restaurati. Il volto appare differente. Questa dualità mi ha incuriosito e indotto a visitarla.
Qual è l’eredità della storia dell’arte che porta con sé?
Uno dei principi della tipografia è quello del pieno e del vuoto, concetto su cui ha ragionato gran parte della scultura moderna e contemporanea. Vi sono moltissimi esempi interessanti che durante gli studi hanno alimentato la mia cultura visiva, ad esempio le avanguardie storiche del Costruttivismo russo, del Neoplasticismo olandese, la scuola tedesca del Bauhaus e tutti quei movimenti che hanno sancito un legame forte tra design, arte e uso della parola. Tra questi anche il movimento Fluxus e gli artisti di quella generazione che hanno tracciato un modo diverso di pensare visivamente le cose.
Ritengo tuttavia che tra i più interessanti e rivoluzionari vi siano i poeti futuristi, con la loro tipografia libera e la rivoluzione futurista della parola.
Cosa può fare un manifesto in questo specifica situazione?
La sfida della grafica e di un manifesto è quella di comunicare in maniera immediata e saper condensare messaggio, idea e rappresentazione visiva. La sfida di realizzare un manifesto per Matera è stata altresì quella di allontanami dal linguaggio di illustri esempi come Mario Cresci – nelle sue produzioni grafiche degli Anni Ottanta – e del grafico lucano Mauro Bubbico.
Seppur reinterpretato notevolmente e in chiave contemporanea, il loro alfabeto visivo è di tipo vernacolare, fortemente intriso della cultura locale. Tale cultura non mi appartiene, essendo triestino di nascita e culturalmente più mitteleuropeo. Ho pertanto guardato alla città cercando di restituire un punto di vista differente e distaccato.
Federica Fierri
Leonardo Sonnoli – Matera Scultura Effimera
MUSMA
Via San Giacomo
366 9357768
[email protected]
www.musma.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati