ATTESA E POLEMICHE
“Watch the Fuking Movies!” ha scritto a cuore aperto sull’Hollywood Reporter Dan Berger, Presidente degli Oscilloscope Laboratories, dopo aver scoperto che alcuni membri dell’Academy non solo non guardano tutti i film che dovrebbero, ma addirittura ne votano alcuni senza averli visti. Da quando Scott Feinberg, analista ufficiale di THR, con la serie d’interviste anonime Brutally Oscar Ballot, svela i meccanismi perversi e la dura verità delle leggi che regolano i premi tanto ambiti, le polemiche si sono fatte più aspre di anno in anno, specialmente in questa edizione segnata sul nascere dal sospetto di razzismo del sistema industriale cinematografico. Se a questo si aggiunge che fino a poco tempo fa non c’era un vero frontrunner (solo in corsa Iñárritu è diventato il favorito, in una gara che vedeva una manciata di film con le stesse possibilità di vittoria) e che in alcuni anni i premi non sono dati al valore della specifica performance, ma piuttosto per accumulo pregresso (citiamo per il 2016 il caso Di Caprio), diventa chiaro che la lista dei vincitori di domenica notte sarà, in qualunque caso, vituperata.
PRONOSTICI: I FAVORITI
Fatte le dovute premesse e sebbene Golderby.com avanzi tesi complottiste riguardo il sistema di voto che porta l’Oscar al Miglior Film, nella corrente edizione la statuetta dovrebbe finire a The Big Short di Adam McKay. La motivazione è che quando un film vince i PGA (come accaduto in questo caso) ha la probabilità più alta di riscuotere anche l’Oscar nella medesima categoria (negli ultimi otto anni, tutti i film che hanno ricevuto il Producers Guild Award, hanno poi vinto l’Oscar come Miglior Film). L’Oscar a un film di Alejandro G. Iñárritu per il secondo anno consecutivo è meno probabile. Nella regia, invece, potrebbe bissare la performance dell’anno precedente, quando aveva vinto con Birdman, visto che anche ai Directors Guild Awards è riuscito a battere il record delle due vittorie consecutive. Anche George Miller (regista di Mad Max: Fury Road) potrebbe tuttavia farcela. Miglior Attore Protagonista Leonardo Di Caprio per The Revenant: difficile che sia altrimenti. Miglior Attrice Protagonista, inspiegabile favorita all’unanimità, Brie Larson per Room. Come Attore non Protagonista sarebbe fantastico se vincesse l’inglese Mark Rylance per la parte del russo stoico in Bridges of Spies di Steven Spielberg, ma vincerà Sylvester Stallone, perché stiamo parlando di un party autocelebrativo nord americano: partirà la musica di Rocky, l’attore sarà sguinzagliato come un gladiatore nel Colosseo e le masse saranno gratificate. Attrice non protagonista dovrebbe risultare Alicia Vikander, moglie comprensiva del primo trans della storia in The Danish Girl.
BOOKMAKER E STRATEGIE
La Colonna Sonora è in mano a Ennio Morricone, stella della Walk of Fame numero 2574, per The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Canzone Originale Til It Happens To You da The Hunting Ground di Diane Warren con Lady Gaga. Il Premio per la Fotografia lo vincerà Emmanuel Lubezki per The Revenant, Trucco e Parrucco, Scenografia e Costumi a Mad Max: Fury Road. Documentario: Amy di Asif Kapadia. Film Straniero Il figlio di Saul dell’ungherese László Nemes. Migliore Animazione Inside Out di Pete Docter. Suono e Missaggio andrà a The Revenant. Infine, Sceneggiatura Originale finirà a Spotlight di Thomas McCarthy, quella Adattata a The Big Short di Adam McKay.
Anche i bookmaker sono più o meno su questa linea, portano solo The Revenant come favorito nella categoria Miglior Film: la solita strategia per sviare i frequentatori delle sale d’azzardo?
Per chi volesse giocare e sfidare gli amici sui social col proprio Oscar Ballot questo è l’indirizzo web ufficiale, dove c’è anche una versione stampabile.
Federica Polidoro
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