Intramoenia Extra Art. Dieci anni per i castelli pugliesi
Intramoenia Extra Art è un modello di “museo temporaneo diffuso”. È prodotto da Eclettica-Cultura Dell’arte, associazione culturale con sede a Barletta, ed è ideato e curato da Giusy Caroppo. L’abbiamo intervistata, perché il progetto festeggia il suo primo decennale.
Ultima fatica dell’associazione gestita dalla curatrice barlettana Giusy Caroppo è la mostra Casa Futura Pietra, allestita a Bisceglie a Palazzo Tupputi fino allo scorso 28 febbraio. L’esposizione parte dai cardini che hanno caratterizzato il progetto Watershed, in cui l’acqua costituiva il fil rouge nelle opere installate. In questo progetto, invece, è stato fondamentale l’incontro con l’architetto Tommaso Martimucci di Altamura, che ha studiato la pietra che caratterizza i territori dell’entroterra barese, le caratteristiche delle sue abitazioni, mettendo in relazione opere storiche con interventi contemporanei.
Ma Intramoenia è anche altro. In dieci anni di attività, celebrati lo scorso dicembre al Teatro Margherita di Bari, sono stati illustrati i momenti salienti di un percorso che ha attraversato la Puglia e l’Europa. Intramoenia Extra Art ha animato piccoli borghi decentrati ed esaltato siti poco conosciuti o inaccessibili, accogliendo l’arte contemporanea in un’ottica “multiculturale, multimediale e transnazionale”, come affermato da Achille Bonito Oliva, direttore scientifico delle prime cinque edizioni.
Oggi festeggiamo i dieci anni di Intramoenia. Ma com’è nata questa sfida?
Nel 2002 con l’associazione Eclettica ho curato due mostre nel Castello di Trani, in concomitanza con la manifestazione Dialoghi di Trani. Da quell’esperienza positiva ho pensato che i castelli potessero essere un’ottima ubicazione per l’arte contemporanea. Sono contenitori vuoti e hanno necessità di essere risvegliati dagli interventi culturali. Leggere un’opera d’arte contemporanea in un castello riesce a renderla più intrigante, più accessibile. L’opera diventa più attrattiva rispetto alla classica esposizione museale.
Achille Bonito Oliva accettò subito l’invito a far parte del progetto. Sin dalla prima programmazione avevamo già pensato a quali castelli potessero raccogliere il nostro progetto. Non siamo mai ritornati nello stesso luogo, ogni mostra è stata ospitata in posti differenti.
Nei primi cinque anni di progetto avete riscoperto numerosi castelli di Puglia. Come siete riusciti a rapportarvi al territorio?
Come ho sempre detto, noi rincorriamo i restauri, cerchiamo i siti non aperti al pubblico. Nei cinque anni di programmazione, siamo andati alla ricerca di spazi da inaugurare, luoghi chiusi e restaurati, che erano in procinto di essere aperti. Spesso, con il progetto che andavamo a proporre, sollecitavamo le amministrazioni ad aprire i castelli e a chiudere i cantieri.
In questo periodo abbiamo scoperto luoghi abbandonati o semi sconosciuti, come il Forte a Mare di Brindisi, interdetto alle visite, a causa di una porzione di terreno, unica via di accesso al castello, che non è di proprietà demaniale, ma militare. E poi siamo stati fortunati ad aver potuto godere di artisti straordinari e veri, che hanno vissuto il territorio. Non abbiamo mai parlato di residenze, ma alla fin fine lo sono state, tutte diffuse e temporanee.
Sicuramente l’apertura di così tanti siti d’interesse avrà incuriosito un elevato numero di turisti. Quali sono state le reazioni della Regione Puglia per un programma di così grande impatto sul territorio?
Dal punto di vista del sostegno all’associazione, abbiamo ricevuto un buon feedback dall’ente Regione e molto interesse da parte dell’ex assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo, Silvia Godelli. Quest’esperienza è nata in parte con Puglia circuito del contemporaneo, un’iniziativa affine all’attività di Intramoenia. Successivamente, però, la Regione non è riuscita a mettere a sistema quest’idea, renderla permanente ed estenderla a tutto il territorio pugliese.
Per il quinquennio successivo Intramoenia ha varcato i confini della Puglia con il progetto Watershed. Se ne può tracciare un bilancio?
Il museo temporaneo diffuso non deve essere realizzato solo con castelli o siti d’interesse storico artistico, per questo ci siamo aperti anche ad altre realtà ed è avvenuto con il progetto europeo Watershed. Un confronto con i Paesi del Nord-Europa, che rappresentano il top della realtà contemporanea, tradotto in un anno di scambi costanti di esperienze, residenze artistiche, installazioni e teatro. Nel progetto, di base in Belgio, Paesi Bassi e Svezia, sono state coinvolte anche Barletta e Margherita di Savoia. Anche se poco conosciuto in Puglia, abbiamo ricevuto molti feedback in Europa e ha rappresentato un’opportunità straordinaria per tutti.
È ora di pensare al futuro. Cosa bolle in pentola?
Vorremmo fare una seconda edizione di Casa futura pietra, progetto svolto solo al 30% delle sue potenzialità. A quel punto lo faremmo interagendo con altre realtà del territorio, che possano anche supportare la gestione economica dei progetti. Spero che si ripensi in maniera più incisiva al ruolo degli esperti, professionisti e artisti, e che un domani queste iniziative non rimangano delle semplici attività temporanee, ma si trasformino in un lavoro serio. Molte volte si parla di non profit, ma il non profit non è un lavoro. Auspico che questa amministrazione regionale possa prendere coscienza di come tali esperienze producano opportunità di lavoro e di ricerca, oltre ad essere le giuste occasioni per far conoscere il nostro ricco territorio ai turisti che ogni giorno visitano la Puglia.
Isabella Battista
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