È balzato prepotente sulle passerelle a Milano come a Londra, Parigi e New York soprattutto a causa del successo registrato da Alessandro Michele. Il no gender è diventato il segno stilistico di un designer sconosciuto sino allo scorso anno che, firmando le collezioni di due sole stagioni con Gucci, si è imposto come star assoluta nel fashion system.
In realtà i modelli giovanissimi, magrissimi, bianchissimi che fa sfilare non sono una novità, anzi. Lo sono stati negli Anni Novanta, quando una nuova coolness nella proposizione della figura maschile ha spazzato via l’immagine di corpi palestratissimi ma non necessariamente etero. Intorno a quei muscoli, designer assai diversi tra loro avevano costruito la propria immagine: da Giorgio Armani a Jean Paul Gaultier.
Alessandro Michele di suo ha aggiunto un travestitismo costruito con pezzi dove la differenza tra maschile e femminile è quasi inavvertibile, mentre evidenti sono i riferimenti al baule della nonna. Fenomeni di grande successo mediatico confermano la sua intuizione: fra i tanti, Transparent, la webserie diretta da Jill Soloway aggiudicatasi due Golden Globe.
Ma la vera novità è il suo riflesso speculare: perché, sulla passerelle femminili, il trend che ha dominato l’ultima stagione è costituito dall’innesto tra capi delicatamente sensuali e soluzioni rubate all’abbigliamento tecnico (in qualche caso alla ricerca scientifica). È naturale chiedersi a quale immagine di donna fa riferimento questa ispirazione: la tendenza è così generalizzata che occorre pensare a qualcosa di davvero pervasivo, e niente è più popolare oggi di un eroe sportivo.
In questa categoria la celebrità è una donna: 34 anni, nera, voce cavernosa e una massa muscolare da far invidia ai colleghi maschi, Serena Williams, con i suoi settanta chili, ha forme che non ci si aspetterebbe da un’icona della moda. Eppure Annie Leibowitz l’ha inserita nel Calendario Pirelli 2016 con un nudo di spalle, evidenziando cosce e glutei che definire superiori alla media è un eufemismo. Sport Illustrated l’ha incoronata atleta dell’anno: sopra ogni altra donna, ma anche sopra ogni altro uomo. In copertina, sta seduta su un trono dorato con tacchi a spillo di vernice e un bustier di pizzo nero.
Una forzatura? Non proprio: per far esplodere la sua potenza, la Williams utilizza sempre abbigliamenti studiatissimi. Non solo: lo scorso settembre ha presentato, durante la New York Fashion Week, una collezione che porta il suo nome, disegnata apposta per il canale di shopping on line HSN. Il marketing nella moda conta enormemente, ma non è tutto. Il successo di Serena Williams è un segno dei tempi.
Aldo Premoli
saggista e trend forecaster
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29
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