16 MILIONI IN LAMPADINE
Nel rispetto dell’anima del museo e della sua specificità, ossia senza rinnegare il legame della collezione e della sua storica sede – l’hôtel Biron – il Museo Rodin riapre con un allestimento totalmente rinnovato. I costi dell’“impresa”? 16 milioni di euro, finanziati per il 51% dal museo e per il restante 49% dallo Stato. Ma la vera novità allestitiva sta nel rivoluzionario sistema di illuminazione presente nelle sale: tra i primi collaudi del genere per un museo.
Come rivela Dominique Brard, architetto responsabile del riassetto museografico, con alle spalle una solida esperienza in ambito museale – a partire dal progetto per il Grand Louvre – “il trattamento della luce ha occupato un posto preponderante nella riflessione sul nuovo museo Rodin”.
L’illuminazione artificiale è concepita per interferire il meno possibile con la luce naturale, cercando di ovviare, al contempo, al problema del cambiamento delle condizioni atmosferiche, dall’incedere delle ore del giorno fino alle variazioni stagionali, senza trascurare l’intensità della luce.
Operazione resa possibile grazie a un’illuminazione innovativa e dalle elevate prestazioni, basata sulla tecnologia LED a temperatura di colore mutevole e pilotata da un sistema informatico, il protocollo Dali, programmato per far variare l’intensità e/o la temperatura del colore in funzione della luce naturale che filtra dalle numerose finestre, sala per sala, opera per opera, proiettore per proiettore.
OPERAZIONE SEMPLICITÀ
La luce diventa funzionale per giocare coi volumi e per poter fruire di una migliore visione delle sculture, preservando il rapporto sottile tra illuminazione naturale e artificiale. Ad accentuare questi effetti sono i riflessi sugli specchi antichi e la vista panoramica sul giardino, in cui si apre un secondo museo a cielo aperto, dove le opere di Rodin sono rivelate in permanenza dalla luce del giorno che cambia.
Il progetto si basa su un principio di semplicità, d’inserzione senza intrusione e in armonia con le collezioni e il luogo. A valorizzare questo rapporto spaziale concorrono i colori delle pareti (la cui expertise si deve alla società Farrow & Ball) e gli arredi, che si accordano gli uni su tinte di medie densità (con leggere variazioni in base all’intensità della luce delle sale e alla loro esposizione), gli altri con le boiseries e col parquet, in legno di quercia. La scelta migliore per valorizzare le sculture nel modo più discreto possibile, in un’interazione coerente con i materiali, che si tratti di bronzo, marmo o gesso.
IL SOFTWARE DI GESTIONE
Ma come funziona Dali? Configurato tramite un software per computer, è dotato di una linea di controllo bifilare che permette di gestire fino a 64 alimentatori elettronici suddivisi in un massimo di 16 gruppi. I singoli apparecchi vengono assegnati a questi raggruppamenti, che possono essere modificati in qualsiasi momento. Inoltre, le informazioni importanti, come lo stato delle lampade, vengono memorizzate nell’alimentatore per essere comunicate al controller. Per la sua elevata versatilità, il programma ben si presta a cambiamenti di utilizzo.
Se il problema dell’illuminazione occupa una posizione di primo piano tra i problemi legati alla conservazione e all’esposizione delle opere, il Museo Rodin sembra proporre una soluzione intelligente che ha tutte le potenzialità per imporsi come un modello da seguire. Una giusta mediazione tra gli estimatori della luce naturale e i suoi detrattori, sempre alla ricerca di nuove tecnologie per ovviare al problema della luce.
Massimiliano Simone
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