Scuole di design. Orgoglio Italia
Sono uno specchio dell’Italia che vuole cambiare e ricostruire. Sono costose ma rispondono a una domanda crescente. Sono internazionali e badano poco ai titoli legali. Sono le scuole di design. Un piccolo affondo mentre si avvicina a grandi passi il Salone del Mobile a Milano.
GIOVANI ELETTORI
Un miliardo alla sicurezza militare e uno alla sicurezza culturale: è stata geniale l’idea del Premier. Intercetta la sensibilità dei giovani – elettori da poco e per tanto tempo ancora – che vedono nella cultura italiana l’unica ancora di salvezza.
Dopo l’amarezza per essere arrivati troppo tardi alla diligenza, dopo essersi arrabbiati con i genitori per aver depredato il bottino, adesso i giovani – quelli veri di vent’anni, non i quarantenni – si rimboccano le maniche. Le macerie sulle quali ricostruire sono la storia dell’Italia, la sua bellezza innata, la sua capacità creativa millenaria.
I giovani hanno capito che possono eccellere in quest’epoca ipercompetitiva globale se tirano fuori la loro italianità, quella che ancora nel mondo caratterizza il made in Italy e che ci continuano a copiare. A dispetto della miopia di gran parte degli italiani senior, troppo presi a compiangersi e a cercare la restaurazione.
COSA SONO LE ISIA
Un esempio di questa vivacità si trova nel successo delle scuole di design. Pur continuando ad alzare i prezzi, ne aprono di nuove e si diffondono con una velocità impressionante. Vendono allenamento a tirar fuori il bello, dalle mani e dalle idee, artigianale e progettuale.
Dal 1998 possono rilasciare titolo universitario e questa è forse l’unica lungimiranza del legislatore a tal proposito. L’unica, perché mentre lo Stato si è fermato a istituzionalizzare le quattro ISIA, il privato corre a ben altra velocità. In quali città si vince? Ovviamente nelle città d’arte – Roma, Firenze, Siena, Napoli – ma anche Torino, Cagliari e tante altre provincie che agli italiani fanno storcere il naso, mentre agli stranieri illuminano gli occhi.
Il design insegnato non è più, come negli Anni Ottanta, solo quello artistico, ma è anche comunicazione d’impresa, management, cucina.
DOCENTI E DISCENTI
Anche il titolo legale è secondario: quello lo richiedono solo i padri, anelanti il posto pubblico o bisognosi di rassicurazioni formali. Tantissime sono le scuole di eccellenza che non rilasciano altro che vita da progettare e vivere.
Oltre ai discenti più vivaci, queste scuole raccolgono anche i docenti più brillanti. Magari meno blasonati di titoli, ma cittadini del mondo. Passeggeri o protagonisti, sono attori della società in incessante fermento, senza frontiere, e infatti nelle scuole di design si parla solo inglese, così da poter essere anche un attrattore internazionale.
L’Italia è un luogo meraviglioso perché riesce fare, della gabbia sociale dovuta alla complessità istituzionale e alla vacuità politica, una sfida continua di rinascita dal basso. Sono orgoglioso di essere italiano.
Fabio Severino
project manager dell’osservatorio sulla cultura
università la sapienza e swg
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29
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