Milano. Tutti i numeri di Studi Festival 2016
Gli artisti che vivono e lavorano a Milano aprono i loro studi. Mostre, performance, interventi e incontri si susseguiranno dal 15 al 19 marzo, lungo l’intera area urbana. Offrendo a tutti la possibilità di entrare direttamente in contatto con uno stadio della produzione artistica meno noto.
Da martedì 15 a sabato 19 marzo, a Milano, la seconda edizione di Studi Festival offrirà più di 80 mostre in studi d’artista aperti in tutta la città, oltre 20 eventi collaterali in luoghi speciali e più di 500 artisti coinvolti. Il progetto, ideato e curato da Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà (Premiata Ditta), Claudio Corfone e Rebecca Moccia, quest’anno sarà caratterizzato anche dall’apertura di eventi in spazi indipendenti, artist run space e luoghi speciali aperti per l’occasione – come la mostra curata da Adrian Paci per la Fondazione Pini o da Samuele Menin per Spazio 74/b.
Abbiamo domandato alla Premiata Ditta assieme a Claudio Corfone e Rebecca Moccia di approfondire alcuni aspetti di questa seconda edizione.
Nel 2015, durante le giornate di apertura degli studi, quale tipologia di pubblico ha caratterizzato il flusso di visite?
Tutti gli artisti coinvolti, amici e parenti di chi esponeva, vicini di casa, gente incuriosita da quanto sentito alla radio e letto su web e giornali, anche di personaggi di rilievo del “sistema dell’arte” più o meno mimetizzati… In generale tante persone di buon umore che si sentivano invitate a una specie di festa in casa senza troppe formalità.
Studi Festival è un progetto di artisti nato per coinvolgere altri artisti in modo orizzontale, creare scambio e collaborazione e rilanciare un fare che non aspetta, che non ha pazienza, ma sa organizzarsi. Non è un’idea alternativa e non si pone in opposizione a niente, però non è sponsorizzato dalle banche… si basa sul crowdfunding.
Quali sono le differenze principali che caratterizzano questa seconda edizione?
Se l’anno scorso l’adesione degli artisti è stata di alta qualità e la partecipazione del pubblico davvero notevole, questa nuova edizione ha raccolto circa il doppio delle adesioni. Oltre a tanti giovani, parteciperanno molti artisti grandi e diversi vecchietti. Alla finestra sono rimasti in pochi. Anche chi non aveva uno studio si è organizzato ideando eventi collaterali particolari, in grandi case o ex spazi di lavoro, ma sempre in situazioni autonome.
Prevediamo perciò che il pubblico sarà tantissimo e a ondate attraverserà i cinque spicchi in cui abbiamo diviso Milano, dedicando a ogni zona una giornata del festival. Questi focus consentiranno a tutti i partecipanti e al pubblico di vedere ogni sera (tra le 18 e le 21) performance o screening organizzati ad hoc dagli artisti.
Come sarebbe auspicabile, o solamente pensabile, coinvolgere anche istituzioni museali, oppure accademie nelle giornate di Studi Festival?
Studi Festival #2 già coinvolge alcune istituzioni: ad esempio la scuola di fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera diretta da Paola Di Bello si occuperà della documentazione fotografica e video del festival che sarà consegnata ai giornalisti, ai social e pubblicata day by day sul sito www.studifestival.it. La Fondazione Adolfo Pini ospita i lavori di alcuni giovani artisti per la cura di Adrian Paci. Anche Corrado Levi partecipa invitando diversi artisti… e se non è un’istituzione lui, che nel suo studio negli Anni Ottanta fece fare la prima mostra a tantissimi artisti, tra cui Arienti, Cingolani o noi di Premiata Ditta!
Tra gli spazi indipendenti e gli studi d’artista, come si svolgeranno le visite? Sarà possibile anche acquistare lavori direttamente dalle mani degli artisti?
Il festival non nasce per sostituirsi al sistema di intermediari che fa da garante all’acquisto delle opere d’arte. I galleristi e i collezionisti sono invitati a visitare e conoscere personalmente gli studi e gli artisti, si spera che si incuriosiscano e stabiliscano dei rapporti nuovi. Ovviamente i curatori sono parte del pubblico, oltre a essere tra i protagonisti. Ci sembra quindi che Studi Festival coinvolga tutti i ruoli e potrebbe perciò essere un’occasione per tutti anche per vendere e comprare.
Gli artisti hanno prodotto lavori, progetti, interventi creati ad hoc?
Il dispositivo del festival, il suo format, sta proprio nel fatto che ognuno crea un progetto di mostra ad hoc. Ognuno però ha lavorato in piena autonomia ed è responsabile delle proprie scelte, persino del modo con cui ha comunicato il proprio progetto.
Quale stato dell’arte Studi Festival ha composto, letto e formulato della città di Milano? Studi Festival non compone un tessuto complesso, articolato e mobile come quello di Milano; riesce ad aggregare differenti personalità dando vita a un momento effimero che, come spesso succede nella vita, può trasformarsi in un evento importantissimo per qualcuno e indimenticabile per qualcun altro.
Ginevra Bria
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