Le Stanze della Triennale di Milano. Intervista con Beppe Finessi

Fino al 12 settembre, il Palazzo dell’Arte ospita “Stanze. Altre filosofie dell’abitare”, appuntamento clou della XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. A trent’anni dalla mostra “Il progetto domestico”, l’esposizione fa il punto sullo stato dell’architettura degli interni in Italia. Abbiamo incontrato il curatore, Beppe Finessi.

Da Design italiano oltre la crisi a Geografie tra arte design, lei ci ha abituato a mostre sofisticate, concepite affiancando storie grandi e storie minori. È la stessa poetica che guida anche Stanze. Altre filosofie dell’abitare?
Sì, questo è il nostro approccio. Non ci interessano solo le esperienze più titolate, consolidate o di successo: puntiamo a presentare diversi livelli di qualità, mescolando le carte. Del resto, proprio i grandi maestri dell’architettura degli interni ci hanno insegnato come non esiste un solo modo di operare, ma tanti, anche diversi tra di loro.

Oltre alla volta con la “grande enciclopedia tridimensionale” dedicata alla storia dell’architettura degli interni italiana del Novecento, i protagonisti di Stanze sono undici nomi davvero eterogenei…
Per Stanze abbiamo scelto persone, atteggiamenti, identità, linguaggi, generazioni volutamente distanti. C’è una figura di spicco da tutti idolatrata – da noi per primi! – come Alessandro Mendini, ma è presente un maestro del medesimo livello, seppur meno noto: Umberto Riva. Seguendo la stessa linea di pensiero, per le generazioni successive ci siamo orientati su un protagonista quale Fabio Novembre [nella, il suo progetto per la mostra], ma anche su due stimati fuoriclasse come Lazzarini Pickering Architetti, non troppo presenti sulle copertine dei giornali. E così via, fino ad arrivare al più giovane: Francesco Librizzi, bravissimo, con meno di quarant’anni anni.

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano - Stanze. Altre filosofie dell’abitare - Il progetto di Andrea Anastasio

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano – Stanze. Altre filosofie dell’abitare – Il progetto di Andrea Anastasio

A ciascuno avete chiesto di sviluppare un ambiente, mettendo in scena la propria “filosofia dell’abitare”. Con il filosofo Francesco M. Cataluccio avete associato a ognuno un testo letterario o filosofico. Qual è stato il processo nel dettaglio?
Questa è una componente essenziale di Stanze. Conoscendo l’estrema qualità del ragionamento e lo spessore del pensiero degli autori, oltre alle singole capacità di elaborare risultati architettonici, da subito mi è sembrato opportuno chiedere la collaborazione di una persona speciale come Cataluccio, grande conoscitore anche di architettura e arti. Abbiamo condiviso una serie di riflessioni per permettere agli architetti di innalzare, ancor di più, la qualità del loro lavoro in mostra e contemporaneamente di vedersi commentato il loro atteggiamento progettuale. Per nostra scelta e per evitare sovrapposizioni, gli architetti hanno lavorato su spazi e temi assegnati: insieme abbiamo individuato tipologie e aspetti d’intervento. Il nostro filosofo si è impegnato a leggere la contemporaneità tra letteratura, filosofia e geopolitica, individuando libri di riferimento degli ultimi trent’anni. Esattamente l’intervallo che ci separa dalla mostra Il progetto domestico, sempre in Triennale.

Lei è architetto, insegna e si dedica con continuità alla curatela. Qual è il suo punto di avvio?
Sempre lo spazio fisico, importante tanto quanto il contenuto. La partenza non è mai autoreferenziale, è dettata dal contesto. Per gli architetti potrebbe essere un’ovvietà, non lo è per critici e curatori. Quest’anno abbiamo il privilegio di operare nella cosiddetta Curva, in Triennale: spazio meraviglioso, di grande tradizione storica. Con Gianni Filindeu, giovane architetto sardo progettista dell’allestimento, e Leonardo Sonnoli, autore della grafica, abbiamo iniziato a sviluppare il progetto analizzando l’ambiente. Da lì ho capito quanti interventi avrei potuto proporre.

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano - Stanze. Altre filosofie dell’abitare - Uno schizzo di Alessandro Mendini

XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano – Stanze. Altre filosofie dell’abitare – Uno schizzo di Alessandro Mendini

L’architettura degli interni continua a essere concepita come un’attività di serie B, nonostante risponda a bisogni primari dell’uomo. Può esserci nella vocazione di questa mostra un tentativo di scardinare questo preconcetto?
Sono assolutamente allineato a questa consapevolezza: la disciplina è stata trattata come un’arte minore, un luogo residuale per la professionale, un ripiego. Eppure i grandi architetti del Novecento italiano la insegnavano tutti e sono sempre partiti da lì. Anche per dare evidenza alla reale portata dell’architettura degli interni – e molto ci sarebbe da dire su come viene insegnata negli atenei italiani – in Stanze ci sono voci fortemente attive anche nella critica, come Laudani-Romanelli e De Giorgi. In questi anni hanno scritto molto, oltre ad aver praticato con costanza la materia, mostrando quale luogo speciale sia. Tanto nella pratica professionale quanto nella teoria.

Valentina Silvestrini

www.21triennale.org

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30 – speciale design

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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