Fra arte e imprenditoria. Parola al Gruppo Würth
La loro è una delle collezioni più importanti nell’ambito dell’arte contemporanea. Merito di Reinhold Würth, che negli Anni Sessanta acquistò un acquerello di un certo Nolde, dando il via a una storia che mescola arte e industria, unendo ambiti solo in apparenza distanti.
Il binomio arte-imprenditoria pare essere una delle risorse attualmente più essenziali per il sostegno all’arte contemporanea. Le vicende del Gruppo Würth, leader nella vendita di prodotti professionali per il montaggio e finissaggio, lo dimostrano, raccontando una storia iniziata oltre vent’anni fa. In questa intervista, la responsabile Lidia Ciotta ripercorre l’evoluzione di un’azienda che ha dato vita a una serie di musei e spazi espositivi sul territorio europeo. Senza dimenticare l’Italia, dove l’Art Forum Würth ha aperto i battenti a Capena, in provincia di Roma, nel 2006.
Il rapporto tra la cultura e il vostro gruppo è sempre stato fecondo. Proviamo a ripercorrerlo? Com’è nato tutto?
L’inizio di quest’avventura data al 1991, quando a Künzelsau, nei pressi di Stoccarda, dove ha sede la centrale del Gruppo Würth, fu inaugurato il Museo Würth direttamente all’interno del centro logistico. Allora si trattava di un esempio unico nel suo genere e questo modello è stato in seguito replicato in quasi tutti gli altri quattordici musei e spazi espositivi della rete. L’ultimo spazio espositivo a essere stato inaugurato nel 2013 è il Forum Würth Rorschach, nella Svizzera tedesca.
Tale binomio di arte e cultura non sarebbe stato possibile senza la lunga e intensiva attività di collezionista del Prof. Dr. h. c. mult. Reinhold Würth, il quale acquistò il primo pezzo della collezione – che a oggi annovera più di 17mila opere prevalentemente d’arte contemporanea – alla fine degli Anni Sessanta. Si trattava di un acquerello di Emil Nolde intitolato Riflessi di nuvole nella palude, datato 1935.
Quali sono le relazioni tra la vostra effettiva produzione, il core business della vostra attività, e l’arte?
Non esiste una relazione diretta, dato che il core business del Gruppo Würth si incentra sulla vendita di prodotti professionali per il montaggio e fissaggio. Infatti, la definizione di “museo d’impresa” è impropria per descrivere i musei e gli spazi espositivi della nostra realtà. L’impegno per la promozione dell’arte, e in senso lato della cultura, a cui si aggiunge anche un forte sostegno a iniziative di natura sociale, si deve alla grande passione per l’arte e il collezionismo del Prof. Würth. L’impegno culturale e sociale è parte integrante della filosofia aziendale e il Prof. Würth è fermamente convinto che essa abbia contribuito alla diffusione e alla caratterizzazione del marchio, che, quarant’anni fa, citando le sue parole, “era un brand come un altro”.
Come si sviluppa la vostra attività artistica world wide? Quali sono le iniziative, gli spazi e i paesi attraverso i quali si sviluppa questa offerta culturale e perché?
I quindici musei e spazi espositivi del Gruppo si concentrano nell’Europa occidentale e sono presenti in Germania, Svizzera, Austria, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia e Italia e accolgono, o talvolta presentano in anteprima, mostre curate sulla base della Collezione Würth. Il Paese in cui l’offerta culturale è più sviluppata è naturalmente la Germania, dove ci sono il Museo Würth di Künzelsau, la Johanniterhalle, un’ex chiesa sconsacrata del XII secolo, e la Kunsthalle Würth di Schwäbisch Hall, aperta nel 2001 e che recentemente ha ospitato mostre importanti nate in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra e la Nationalgalerie di Berlino, di cui ha mostrato parte della collezione durante il periodo di risanamento del museo. Fino a gennaio 2016 il Martin Gropius Bau ha ospitato centinaia di opere della Collezione Würth nella mostra Da Hockney a Holbein, esponendo appunto la celebre Madonna della Misericordia di Hans Holbein il Giovane, considerata un capolavoro simbolo del resistente cattolicesimo nella città riformata di Basilea.
In quanto al perché, rispondo che è abbastanza ovvio che la casa madre si faccia promotrice delle iniziative più prestigiose. A Künzelsau ha sede il Gruppo e lì opera la Direttrice della Collezione Würth C. Sylvia Weber, la quale non manca di dare il suo sostegno anche ai centri periferici della rete. Dal mio punto di vista, ho maturato nel tempo la convinzione che alcune operazioni culturali, in relazione ai territori in cui vengono condotte, rappresentano risultati preziosi.
Veniamo a Roma. Il vostro Forum è attivo da 10 anni, è un importante compleanno. Com’è nata l’idea? Su quali presupposti?
L’Art Forum Würth Capena ha aperto le sue porte il 28 ottobre 2006 con la mostra Percorsi: da Spitzweg a Baselitz, che consentiva di gettare uno sguardo dentro la collezione attraverso l’incontro con alcune delle sue opere più note. Prima di quella data non esisteva uno spazio espositivo del Gruppo in Italia e si colse l’occasione dell’ampliamento e trasferimento della sede aziendale da Monterotondo a Capena. Ѐ stato seguito il modello della casa madre, ovvero di aprire uno spazio espositivo integrandolo nel centro logistico.
Il progetto dell’intera sede si deve all’architetto siciliano Vincenzo Melluso. Il Forum, termine che fa parte del nome di molti altri spazi della rete, aveva e ha come mission quella di far conoscere la Collezione Würth e le sue attività e diventare appunto una piazza, un luogo d’incontro e condivisione di valori culturali.
L’azienda ha investito molto in questi anni? C’è un impegno sia in termini di personale dedicato che in termini di mostre e organizzazione?
Per statuto tutte le attività che organizziamo sono promosse da Würth srl, quindi sì, l’azienda ha investito davvero molto in progetti di natura culturale e sociale. L’Art Forum Würth Capena è un reparto dell’azienda e il team è dedicato esclusivamente all’organizzazione e alla promozione delle mostre e degli eventi collaterali. Un aspetto che consente di lavorare mirando a uno standard di qualità, rafforzando l’idea che l’impegno culturale sia parte integrante della filosofia aziendale.
Com’è andato questo decennio? Cose che sono andate bene, cose che sono andate male. La mostra che è andata meglio, l’evento che vi ha lasciato l’amaro in bocca…
Questo decennio è trascorso velocemente e personalmente ho avuto modo di vivere in prima persona solo una parte della storia dell’Art Forum, perché sono subentrata nel 2013 alla responsabile che mi ha preceduto, Tanja Zepf. Siamo stati sicuramente impegnati in progetti importanti, come una mostra dedicata ai capolavori di Picasso presenti nella collezione e non solo, alla produzione pittorica e scultorea di Günter Grass, alle “opere-progetti” di Christo e Jeanne-Claude, i quali occupano un posto privilegiato nella collezione, e più recentemente un’esposizione che mirava a creare un dialogo tra due esponenti della Transavanguardia tedesca e italiana, quali Markus Lüpertz e Mimmo Paladino, per cui ci siamo avvalsi della collaborazione con Achille Bonito Oliva.
Il progetto che in termini di affluenza di pubblico ha prodotto i migliori risultati è sicuramente la mostra dedicata all’opera di Friedensreich Hundertwasser, organizzata a ottanta anni dalla nascita del maestro austriaco in collaborazione con l’Archivio Hundertwasser e la Die Galerie di Francoforte. L’amaro in bocca ce lo hanno lasciato alcuni progetti rimasti nel cassetto, ma preferisco non parlarvene, perché confido e continuo a lavorare affinché si avverino…
Quanto vi ha penalizzato essere pesantemente fuori città?
Non userei il termine “pesantemente” fuori città, perché in fin dei conti Roma dista soltanto trenta chilometri; ciò che indubbiamente ci penalizza è la criticità dei trasporti pubblici. In un passato recente abbiamo tentato di chiedere fermate aggiuntive, ma non siamo riusciti a sollevare l’interesse dei soggetti interpellati. Solitamente spiego ai visitatori che la scelta apparentemente irrazionale di aprire uno spazio espositivo in provincia, lontano dai grandi flussi turistici, si deve a una visione e precisa volontà del Prof. Würth, di mettere a contatto con l’arte e il pensiero creativo innanzitutto i suoi collaboratori.
Con il team dell’Art Forum pensiamo attività destinate ai collaboratori e alle loro famiglie, come visite guidate nella pausa pranzo, laboratori didattici per bambini e in genere il coinvolgimento in tutte le attività che proponiamo. L’Art Forum Würth Capena è sì uno spazio espositivo aziendale, ma anche aperto alla collettività e personalmente credo che oggi come ieri ci sia un forte bisogno che musei ed enti similari insistano in territori dove si rischia di constatare l’assenza di riferimenti culturali. D’altronde quella del “nomadismo museale”, con la relativa delocalizzazione delle collezioni, è una tendenza molto attuale, basti pensare alle esperienze del Louvre Lens e del Pompidou Metz in Francia. Inoltre, negli ultimi tempi, abbiamo lavorato molto per creare delle reti e contribuire alla valorizzazione di realtà appartenenti al patrimonio storico e naturalistico del territorio, come ad esempio la Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa, il sito archeologico del Lucus Feroniae e la Riserva Naturale del Monte Soratte con i suoi Bunker.
Facciamo parte del Sistema Tematico Museale “Musart” della Regione Lazio ed entreremo in un nascente sistema museale territoriale, di cui però non posso ancora dirvi nulla.
Com’è l’impatto della vostra attività culturale (a Roma ma non solo) sui vostri dipendenti e collaboratori?
Credo che le attività culturali dell’Art Forum Würth Capena e in generale della Collezione Würth vengano apprezzate dai collaboratori, molti dei quali sono consapevoli della particolarità della propria azienda. Lavoriamo molto con il pubblico scolastico e mi sembra di notare sorrisi di approvazione e orgoglio, quando i colleghi vedono arrivare in visita bambini e ragazzi di ogni età.
Resta il fatto che non tutti si sentono vicini all’arte o forse non sono stati educati ad apprezzarne i valori e quindi spetta a noi il compito di mediare. Riceviamo anche critiche, ma, a mio avviso, se queste sono costruttive, contribuiscono ad alimentare il dialogo.
In questi anni vi siete limitati a promuovere attività nei vostri spazi o avete agito anche al di fuori di essi, in città o altrove?
Ancor prima che inaugurasse l’Art Forum Würth Capena, nel 2005 fu presentata a Palermo presso Palazzo Reale la mostra I maestri dell’impressionismo e dell’espressionismo. Seguirono altri progetti, tra cui esposizioni dedicate alle figure di Max Ernst, Pablo Picasso e il duo Christo e Jeanne-Claude. Possiamo dire che il rapporto tra la Collezione Würth e l’Italia sia cominciato in Sicilia, dove nel 2003 Würth Srl ha sostenuto l’importante restauro della Cappella Palatina, un’operazione che ha avuto una grande eco mediatica.
E ora parliamo del futuro. Cosa avete in serbo per i prossimi mesi e per la prossima stagione 2016/2017?
Fino a metà gennaio proseguirà la mostra dedicata al nucleo di arte irregolare presente nella Collezione Würth, Nasi odorano tulipani. Parallelamente abbiamo accolto altri due progetti che intendono ampliare e approfondire la riflessione sull’argomento. Pochi giorni fa abbiamo inaugurato una personale, curata insieme a Giuseppe Capparelli del Centro Studi della Città del Sole di Altomonte, dedicata a un giovane e vulcanico artista brasiliano con sindrome di down, Lucio Piantino, visitabile fino a luglio. La seconda parte dell’anno, sino all’inizio del 2017, sarà invece dedicata alla produzione grafica e pittorica di Piergiorgio Welby, un aspetto poco noto della sua attività, che vorremmo far conoscere a un pubblico più ampio, oltre a ribadire che l’arte può essere terapia e speranza di vita.
Massimiliano Tonelli
Capena // fino al 21 gennaio 2017
Nasi odorano tulipani
Capena // fino al 23 luglio 2016
Luca Piantino – Danze di colore e materia
ART FORUM WÜRTH
Viale della Buona Fortuna 2
06 90103800
[email protected]
www.artforumwuerth.it
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