Da Venezia a Brescia. Fra architettura e antichi romani
La nostra rubrica dei Percorsi torna in Laguna: è d’obbligo, dal momento che sta aprendo al pubblico la 15. Biennale d’Architettura, dal titolo Reporting from the Front. Dopo la scorpacciata di arte e architettura, però, vi invitiamo a un salto temporale di qualche secolo…
ARCHITETTURA FRA LE CALLI
La Biennale di Architettura è un’opportunità per zigzagare tra le calli, ma anche per conoscere il meglio della progettazione internazionale, non solo nelle due megamostre ai Giardini e all’Arsenale sotto l’unico concept voluto dal direttore artistico Alejandro Aravena, ma anche nella miriade di eventi collaterali che invadono letteralmente la città.
Tra questi, alla Serra dei Giardini, The Forest of Venice, un’installazione di Kjellander + Sjöberg Arkitektkontor e curata da Jan Åman, che propone, nell’edificio del 1894, il legno come materiale rigenerante contro la minaccia dell’innalzamento del mare. Un tema particolarmente interessante per Venezia, che vede sette architetti svedesi intenti a trasformare un elemento tipico dei palazzi veneziani, l’“albero”, in un oggetto strategico per la città contemporanea, creando un nuovo paesaggio urbano ed ecologico.
LE DONNE DI NEWTON E POI A NANNA
Se amate invece le mostre più convenzionali, alla Casa dei Tre Oci fino al 7 agosto c’è White Women / Sleepless Nights / Big Nudes: oltre duecento scatti di Helmut Newton, fotografo tra i più amati della storia dell’arte del Novecento, in un progetto a cura di Matthias Harder e Denis Curti, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation e con June Newton, vedova dell’artista. La mostra va a raccontare, con una lussuosa teoria di immagini, i primi tre libri pubblicati da Newton alla fine degli Anni Settanta, ormai leggendari per gli amanti del genere.
Pernottamento al JW Marriott sull’Isola delle Rose, nato dalla riconversione di un bene storico e paesaggistico. Il resort, che conta cinque edifici degli Anni Venti e Trenta, è stato ripensato in chiave ecosostenibile da Matteo Thun. Tra gli edifici, da segnalare il Dopolavoro, trasformato in ristorante per il mitico chef-imprenditore veronese Giancarlo Perbellini, lavorando in uno splendido fabbricato dal sapore unico, datato 1936. Quasi-gemello di Casa Perbellini, dello stesso chef ma a Verona (da provare!), Dopolavoro recupera materiali e gusti della tradizione e li rivisita in chiave contemporanea.
FUGA A BRESCIA
Dopo la tappa veneziana, fuga in Lombardia. A sole due ore di automobile e poco meno di treno, a Brescia ha inaugurato a fine maggio l’ultima tappa di SubBrixia, concludendo con Patrick Tuttofuoco il percorso nella supermoderna metropolitana della città che, seguendo l’esempio di Napoli e Düsseldorf, ha deciso di decorare cinque fermate con altrettante opere di artisti contemporanei.
Tuttofuoco interviene nella fermata San Faustino, mentre Rä di Martino ha animato la fermata Marconi, Marcello Maloberti quella della Stazione, Francesco Fonassi l’Ospedale, Elisabetta Benassi la fermata Vittoria. Ma mentre nelle altre città le installazioni sono permanenti, qui rimarranno in loco sino a fine 2016, e si sta già pensando a un’edizione 2017 di SubBrixia.
ANTICHI ROMANI IN LOMBARDIA
Il progetto dà inoltre l’opportunità di visitare il centro, che Giosuè Carducci così descrisse: “Lieta del fato Brescia raccoltemi, | Brescia la forte, Brescia la ferrea, | Brescia leonessa d’Italia”. Non senza qualche sorpresa. Non tutti infatti sanno che il centro storico ospita la più importante e ben conservata area monumentale romana in Italia settentrionale. Fuoriuscendo dai tunnel sotterranei della novella metropolitana e percorrendo le vie del passato alla luce del sole, vi imbatterete nel santuario repubblicano del I secolo a.C. – con affreschi parietali che competono con quelli di Pompei – che dalla primavera del 2015 è stato ulteriormente aperto al pubblico grazie a un paziente lavoro di restauro ancora in corso.
Tra i molti altri monumenti da visitare non manca, inoltre, il Teatro Romano, 86 metri di larghezza, tra i più ampi d’Italia provenienti dall’epoca romana, tanto che alla sua inaugurazione poteva contenere addirittura 15mila spettatori. Nonostante il terremoto del V secolo e le molte peripezie cui la storia l’ha sottoposto, è arrivato quasi incolume fino a noi. E vi aspetta per essere visitato, tra incursioni contemporanee underground e tuffi nella storia classica.
Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #31
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