Biennale di Architettura. L’era di Snapchat
Parte dalla Biennale di Venezia un ciclo di tre incontri che si interroga sul ruolo delle Biennali e Triennali nella cultura architettonica contemporanea. Tra conservazione e sperimentazione, scala locale e globale, conoscenza permanente e comunicazione istantanea.
METTERE ORDINE ALLE BIENNALI
Da Istanbul a Lisbona, da Oslo a Rotterdam e fino a Venezia, il programma degli eventi internazionali d’architettura del 2016 è ricchissimo di Biennali e Triennali. Ed è proprio sul fenomeno delle “ennials” (neologismo inglese coniato per l’occasione) che si concentrano i tre incontri del ciclo 2016-ennials. A Geography of Temporary Territories, curati da Léa-Catherine Szacka (qui trovate la sua “cartolina dall’Australia” per Artribune), assistant professor alla Oslo School of Architecture and Design (AHO) e Rute Figueiredo. Le tre conversazioni s’inseriscono nel programma di altrettante “ennials” e si confrontano con i temi di ciascuna di esse, mutuandone le parole chiave: Front ha avuto luogo all’apertura della mostra veneziana dedicata a Reporting from the Front; Belonging si terrà in settembre alla Triennale di Oslo (After Belonging, 8 settembre-27 novembre 2016); infine, Form chiuderà la serie in dicembre alla Triennale di Lisbona (The Form of Form, 15 ottobre-11 dicembre 2016).
Di fronte alla moltiplicazione delle “ennials” che “esporranno la comunità architettonica a una grande quantità di idee su una serie di tematiche differenti” , le curatrici s’interrogano sull’inedita “geografia di territori temporanei” che esse definiscono e si chiedono: “Cosa significa tutto questo? Che ruolo ha questo dibattito emergente? Questi eventi stanno effettivamente ridefinendo il campo allargato dell’architettura e possono realmente avere un impatto sulle nostre città?”.
BIENNALE DI VENEZIA 2016, LA PRIMA DELL’ERA DI SNAPCHAT
A Venezia, Front si è svolto all’interno del Padiglione dei Paesi Nordici, attorno all’imponente piramide in legno a gradoni progettata da Marge Arkitekter, supporto espositivo “abitabile” che i visitatori possono percorrere e colonizzare liberamente. Le curatrici Szacka e Figuereido dialogano con David Basulto e James Taylor-Foster, rispettivamente curatore e assistant curator del padiglione, con Abdelkader Damani, direttore del Frac Centre di Orléans e con Martino Stierli, Philiph Johnson Chief Curator of Architecture and Design al MoMA di New York.
Il dibattito ha messo in luce le tendenze fondamentali legate alla proliferazione delle “ennials” e si è concentrato attorno ad alcune coppie di concetti complementari. Così, il pluralismo dei punti di vista nel dibattito disciplinare, determinato dall’aumento delle piattaforme di scambio, è anche raccontato come la causa di una sua frammentazione sempre crescente, con cui è necessario confrontarsi. La dicotomia tra le istituzioni museali permanenti, dove si conserva la conoscenza “storica”, e gli eventi temporanei, come momenti privilegiati per la sperimentazione, è messa in discussione dall’affermarsi di soluzioni ibride.
All’ambizione globale delle “ennials”, spazio fisico d’incontro dove convergono periodicamente curatori, critici e professionisti, corrisponde anche un possibile ruolo locale, quale strumento politico da integrare nelle pratiche di pianificazione dei territori che le ospitano. Infine, se le “ennials” sono innanzitutto un luogo di condivisione di ricerche inedite, la loro ricorrenza sempre più serrata determina un’accelerazione esponenziale nei tempi di produzione della conoscenza, i cui effetti qualitativi restano da valutare.
Parallelamente, la comunicazione dei contenuti si arricchisce di canali sempre nuovi. Per James Taylor Foster, questa Biennale di Venezia è “la prima dell’era di Snapchat“: sul social dove i post si cancellano automaticamente dopo un giorno dalla pubblicazione, per la prima volta la comunicazione si fa più istantanea ed effimera dell’evento stesso.
Alessandro Benetti
www.labiennale.org/it/architettura/
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