La collezione di Giorgio Fasol va in mostra a Siena
Sono oltre quaranta gli autori selezionati in “Che il vero possa confutare il falso”, l’appuntamento espositivo che raccoglie opere d’arte contemporanea provenienti dalla AGIVERONA Collection. Dall’installazione sonora al disegno, dalla videoarte alla performance, dal 25 giugno l’intero centro storico senese è coinvolto nel progetto.
Dalle investigazioni zoologiche di Mark Dion, Berlinde de Bruyckere e Vanessa Safavi all’analisi del rapporto uomo-natura sondato da Cyprien Gaillard, Michail Sailstorfer, Steve Roden e Judith Hopf; dalle tensioni tra scienza e relazioni sociali evocate da Rashid Johnson, Abdel Abdessemed, Anri Sala e Georges Adeagabo fino all’estetica umanistica di Adrian Paci, Neri Ward, Franco Vaccari e Tino Sehgal: sono questi alcuni dei fili concettuali che la cinquantina di opere della mostra Che il vero possa confutare il falso stanno per intessere tra le sale di tre nobili palazzi senesi: Santa Maria della Scala, Palazzo Pubblico e Accademia dei Fisiocritici.
Prende il via sabato 25 giugno quell’operazione che Daniele Pitteri, direttore del complesso museale Santa Maria, ha presentato come “il primo mattone di una progettualità che sempre di più dovrà servire a far convergere a Siena esperienze di ampio respiro nazionali e internazionali capaci di dialogare in maniera dinamica e aperta al futuro con le energie artistiche e creative”.
Parte integrante della AGIVERONA Collection – costituita fin dagli Anni Settanta da Giorgio Fasol, tra le figure di punta della cultura artistica nazionale e Presidente Onorario della collezione veronese – le opere stanno eccezionalmente per confluire nella città toscana e per svelarsi ai suoi visitatori in risposta a una precisa vocazione, esplicitata con chiarezza dello stesso Fasol: “Nessuno di noi è un’isola, ciascuno di noi fa parte di un continente. Ho sempre pensato che fosse mio dovere fare in modo che le opere di questa collezione viaggiassero il più possibile”.
TRA VERO E FALSO, TRA PROVA E ILLUSIONE
Curato da Luigi Fassi e Alberto Salvadori, il progetto espositivo tramite “l’espediente” del dialogo ideale tra la storia senese e le produzioni artistiche contemporanee – qui ampiamente rappresentate nella complessità di media impiegati – punta a innescare una “rigorosa interrogazione del reale”. Gli artisti selezionati infatti, nella personale analisi delle questioni gnoseologiche, introducono memorie pubbliche e private, riflessioni su temi sociali e politici, esaminando tanto la sfera razionale quanto quella emotiva in un’ottica di comprensione del mondo. Oltre ad attivare una relazione tangibile tra le testimonianze artistiche relative ad epoche distanti, le opere oltrepassano la soglia dei tre luoghi urbani “caratterizzati storicamente da una ricerca del vero intesa come espressione di razionalità politica, umanitaria e scientifica” in nome di uno specifico slancio concettuale. Nel suo passato, ciascuna delle sedi – con particolare riguardo per l’Accademia dei Fisiocritici – è stata testimone e tutt’ora incarna “una volontà di affermazione del vero come principio di un’epistemologia razionale”.
L’attenzione si concentra sullo sguardo dei visitatori di Che il vero possa confutare il falso – titolo che attinge al verso 481 del quarto libro del De Rerum Natura di Lucrezio – invitati a misurarsi con specifica sollecitazione verso il discernimento: un’azione di deciframento tra vero e falso, realtà e finzione, prova e illusione. O, attingendo ancora al poema scientifico-filosofico latino a “vedere con la ragione sagace di che sia fatta l’anima e la natura dell’animo”. Ne abbiamo parlato con Giorgio Fasol.
Un collezionista del suo livello sceglie di “rivelare” una parte del proprio patrimonio in una dimensione urbana: perché? Qual è stata la genesi del progetto?
Sono stato invitato a esporre la collezione AGIVERONA dall’ Associazione FuoriCampo e dall’Associazione Culturing, promotrici della mostra che mi hanno coinvolto nel progetto Itinera [il cui obiettivo è duplice: da una parte sostenere le giovani generazioni attraverso lo scambio e la mobilità di artisti e operatori culturali, dall’altra contribuire alla formazione di nuovi amateur e sostenitori dei linguaggi contemporanei, N.d.R.] e dal Comune di Siena. Sono stati scelti Luigi Fassi e Alberto Salvadori come curatori: hanno selezionato una cinquantina di opere della collezione e sviluppato il concept di Che il Vero possa confutare il falso, una mostra che punta al confronto tra presente e passato. L’organizzazione di questa esposizione ha coinciso anche con il lancio della piattaforma ArtRaising: concepita assieme ad Amplificatore Culturale, questa innovativa piattaforma di crowdfunding per il sostegno della ricerca, dei giovani artisti, mira alla promozione di quello che a noi piace chiamare “mecenatismo diffuso”.
Venendo alla mostra, i tre luoghi coinvolti sono fortemente rappresentativi della città di Siena. Da cosa è stata dettata questa selezione? Ci saranno registri distinti nei diversi spazi?
Palazzo Pubblico, Santa Maria della Scala e l’Accademia dei Fisiocritici sono le tre meravigliose sedi in cui sarà allestita la mostra che inaugurerà il prossimo 25 giugno. Tre sedi ricche di storia e cultura che ospiteranno e dialogheranno con le opere d’arte contemporanea della collezione. Mi è sembrata una sfida interessante e un confronto imperdibile. Il fil rouge è tutto da scoprire: dovete venire alla mostra e lasciarvi coinvolgervi! Le opere scelte spaziano tra generi diversissimi: opere sonore, performance, opere invisibili, pittura, scultura, video…
Il progetto di Siena intende richiamare l’attenzione sulle pratiche del collezionismo contemporaneo, indagando anche le nuove forme di mecenatismo. Osservando questa realtà dalla sua posizione di collezionista, quale tipo di “sostegno” sarebbe necessario per questa figura senza la quale, di fatto, molta arte resterebbe “invisibile”?
Le opere della mia collezione e in generale l’arte tutta, quella contemporanea e quella antica devono viaggiare, essere mostrate, rendersi fruibili, perché l’arte è patrimonio di tutti. Non sono un collezionista a cui basta contemplare in privato la propria collezione: io ho bisogno del confronto, di dialogo. A me quindi interessa snellire i processi burocratici e tutto quello che gira attorno alla logistica e in generale alla possibilità o meno di realizzazione mostre, residenze, scambi culturali. Sono operazioni spesso difficili da attivare bloccate dalla burocrazia, delle difficoltà economiche e degli altissimi costi di gestione e realizzazione di questo tipo di progetti. È nostro dovere quindi metterci in prima linea, partecipare non solo come spettatori passivi ma da protagonisti.
ArtRaising nasce proprio con questa intenzione, coinvolgere e rendere partecipe il pubblico, sensibilizzarlo, indurlo a riappropriarsi dei propri “beni culturali”. Crediamo molto nel potere effettivo del “mecenatismo diffuso”. E Che il vero possa confutare il falso è stato il primo progetto sostenuto da Artraising.
Lei ha una sincera vocazione per gli artisti emergenti e AGIVERONA Collection raccoglie oggi molte opere la cui data di creazione coincide con la data di acquisizione. Quanto intuito ci vuole nel riconoscere le figure più promettenti?
L’intuito è preceduto dalla conoscenza. Solo visitando molte mostre di giovani artisti e aprendosi al confronto è possibile “lasciarsi andare” e scegliere di pancia. Io acquisto solo dopo che è scattata la scintilla è vero, ma sono consapevole che senza la conoscenza questo mi porterebbe probabilmente spesso e volentieri fuori strada.
Valentina Silvestrini
http://agiverona.org/
http://artraising.org/
Siena // fino al 15 ottobre 2016
Che il vero possa confutare il falso
a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori
SANTA MARIA DELLA SCALA
PALAZZO PUBBLICO
ACCADEMIA DEI FISIOCRITICI
0577-292615
[email protected]
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/54573/che-il-vero-possa-confutare-il-falso/
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