Reportage dalla Polonia. Tra paura e cambiamento
In pochi anni la Polonia si è proposta di diventare uno dei fari nella cultura europea, con musei che nascevano come funghi e decine di artisti e curatori che vi si trasferivano. E poi… Poi è successo che alle ultime elezioni ha vinto un partito ultraconservatore, e le cose stanno rapidamente cambiando. In peggio.
Da oltre un ventennio, la Polonia rappresenta un caso particolare per l’economia internazionale. Sballottato per anni tra il vicino Occidente e l’asfissiante presenza russa, limitato per secoli da una condizione politica subordinata a conquistatori e dittature, oggi il Paese ottiene le sue rivincite recuperando un ritardo economico e culturale lungo secoli. Relegato per oltre un decennio ai margini della cultura europea, negli ultimissimi anni la Polonia ha ottenuto le attenzioni di investitori e curiosi su larga scala, pronti a scommettere su questo vasto territorio, ponte di passaggio tra l’area sovietica e quella mediterranea, crocevia di influenze culturali, commerciali, e interessi strategici fondamentali nelle attuali dinamiche geopolitiche.
Ma, soprattutto, a incentivare questa riscoperta del luogo è stata una fiorente crescita economica, incoraggiata da massicce iniezioni di denaro erogate dall’Unione Europea e da banche internazionali pronte a investire nel territorio polacco. E, in effetti, i dati incoraggianti non sono mancati: a partire dal 2004 il Paese ha ribadito di avere tutte le caratteristiche di un ecosistema ideale per fare impresa, con larghi investimenti tanto nell’industria quanto nella scienza e nella tecnologia.
LA TRASFORMAZIONE DI VARSAVIA
A sintetizzare al meglio il successo del modello polacco è la sua capitale, Varsavia, da un decennio alle prese con una trasformazione rapida e senza freno. In crescita come altre realtà dell’est europeo, la città ha attraversato negli ultimi anni un’accelerazione economica e sociale favorita dalle liberalizzazioni del mercato messe in atto dopo il ritorno alla democrazia (1990).
Tale sviluppo, raramente percepibile in altre realtà della vecchia Europa, è ben osservabile fin dal dinamismo architettonico che attraversa la città: ai grandi vuoti urbani e agli ampi viali socialisti si contrappongono svettanti grattacieli e torri di vetro, manifestazione di una trasformazione postmoderna in cui i simboli del passato convivono con i paradigmi del nuovo capitalismo globalizzato. È così che, di fianco allo storico Palazzo della Cultura, mastodontica opera stalinista situata nel cuore della città, si sono affacciati sempre più lussuosi grattacieli residenziali (uno degli ultimi è lo Zlota 44 progettato da Daniel Libeskind), definendo uno skyline della città dinamico e affascinante, capace di alternare sfacciatamente le algide strutture dell’architettura contemporanea a quelle del socialismo reale d’impronta sovietica.
UN FERMENTO ARTISTICO DIFFUSO
A questo boom economico è seguito, come immaginabile, anche una nuova stagione dell’arte. La cultura polacca, per lungo tempo disinteressata al contemporaneo, chiusa per decenni nell’accademismo più soffocante, si è aperta alle influenze estere: nuove gallerie private sono nate in tutto il territorio, così come concorsi d’arte e nuovi dipartimenti sono stati istituiti nelle accademie di belle arti del Paese. Le mostre, sulla falsariga del modello berlinese, sono sempre seguite da eventi e dj set: in un certo senso l’arte è diventata hype.
Questo ha innegabilmente creato movimento e vitalità: le arti visive si sono fatte strada nel mainstream culturale della nazione, tradizionalmente occupato dalla letteratura e dal teatro. I prezzi bassi favoriti dalla valuta contenuta dello złoty, la moneta polacca, hanno incoraggiato collezionisti e aziende straniere a incursioni nel mercato nazionale, scommettendo su giovani artisti o stabilendo cooperazioni con alcuni tra i luoghi più prestigiosi del contesto locale (ne è un esempio la collaborazione tra la Zachęta National Gallery di Varsavia e la tedesca Deutsche Bank, partner del concorso View per il miglior giovane artista polacco).
Secondo Michał Suchora, direttore della galleria BWA di Varsavia, “negli ultimi dieci anni è cambiato praticamente tutto nel sistema dell’arte in Polonia. Gli artisti polacchi non sono più visti semplicemente con ‘curiosità’, come qualcosa da scoprire, ma sono parte integrante di una scena internazionale, con nomi stimati e consolidati nel mercato, che espongono in musei prestigiosi. La Polonia non è più vista con occhio esotico da parte degli amanti dell’arte, ma come una realtà nota capace di ottenere risultati importanti”.
OLTRE LA CAPITALE
Varsavia, Cracovia, Danzica o Łodz sono solo alcune delle città dove, a partire dai primi Anni Zero, sono sorti importanti centri d’arte contemporanea. Assieme ad esse troviamo Toruń, città sulle rive della Vistola nel nord della Polonia che, con il suo Centro d’Arte Contemporanea CoCA, è attualmente una delle mete più ambite dai giovani artisti nazionali. Il centro, guidato fino al 2015 da Dobrila Denegri, è stato capace di offrire una programmazione notevole, sempre con un occhio di riguardo ai giovani. Il progetto Focus Poland, pensato per stabilire un contatto fra stimati curatori europei e nuove leve dell’arte locale, è finora uno degli esperimenti più riusciti degli ultimi anni e che di certo ha contribuito a innalzare il livello della scena.
L’attenzione verso i giovani artisti, d’altronde, in Polonia è una tendenza felicemente diffusa: un punto a favore per l’arte nazionale è sicuramente quello di esser sempre riuscita, in questi anni, a incentivare i giovani artisti locali, non solo grazie ai costi contenuti delle accademie, ma anche attraverso un numero consistente di project room o spazi associati alle grandi istituzioni, quasi sempre dedicati esclusivamente alle nuove promesse dell’arte made in Poland.
Spostandoci verso sud troviamo Katowice, uno dei centri più interessanti per gli amanti della Street Art. Forse poco nota ai più, questa città ospita uno dei festival più importanti di arte urbana in Europa: ogni estate, decine di validi artisti da tutto il mondo vengono chiamati a operare sulle grandi facciate dei palazzoni della città. Una sorta di scenario post-industriale (Katowice si trova al centro di una regione nota per le sue miniere di carbone) accoglie in questo modo le opere di Roa, Tellas, Ciredz e molti altri, rendendo appieno il senso di cosa voglia dire per l’arte di strada incidere e trasformare in bene il contesto urbano di una città.
ARRIVA L’ULTRADESTRA
Nonostante le pulsioni artistiche positive del momento e le potenzialità individuali dei singoli artisti di ultima generazione, i limiti dell’arte polacca sono semmai da rintracciare nell’apparato istituzionale, mancando di un sistema di coesione interna tra i vari organi culturali che contribuisca a far crescere e irrobustire dall’interno queste energie. Ci si domanda, dunque, dove tutto questo rapido e compulsivo sviluppo porterà, tanto nell’economia quanto nella cultura.
E gli ultimissimi risvolti politici non lasciano certo ben sperare: la vittoria del partito di destra ultraconservatrice e antieuropea Diritto e Giustizia alle elezioni dello scorso ottobre ha riaperto scenari inquietanti. Speculatori e affaristi dell’ultima ora, affiancati da una classe politica arrivista e di stampo populista, stanno lentamente rivelando le magagne di un sistema facilmente corruttibile, in cui interessi privati e pubblici si mischiano con insolenza, in cui il ruolo dei media la fa da padrone e le aspirazioni autoritaristiche dei rappresentanti sono all’ordine del giorno. Odio verso lo straniero, omofobia e un triviale bigottismo di matrice cattolica spaventano e hanno portato – a pochi mesi dalla disastrosa vittoria – il Paese indietro di anni, screditandone il ruolo a livello internazionale e smorzando gli entusiasmi della comunità europea.
LE CONSEGUENZE SULLA SCENA DELL’ARTE
Una doccia fredda per il contesto culturale, inorridito alla sola prospettiva di ritornare, dopo anni di progressi, a una nuova situazione di stallo e di esclusione dalle dinamiche internazionali. “Personalmente ho molta paura per quello che sta succedendo in Polonia”, dice Iza Tarazewicz, vincitrice del premio Views per il miglior giovane artista polacco. “Temo che di tutto ciò sentiremo le conseguenze a breve.”
E infatti le ripercussioni disastrose anche nell’arte non sembrano così lontane. È di questi giorni, ad esempio, la notizia che l’Adam Mickiewicz Institute, da tempo impegnato in una vigorosa promozione della cultura polacca nel mondo, con lodevoli iniziative di carattere artistico, è stato costretto a rivedere la programmazione per il prossimo anno, tagliando buona parte degli eventi dedicati all’arte contemporanea, rimpiazzati, su volere dell’attuale Ministro della Cultura, con congressi o conferenze dedicate alla letteratura del Novecento, di stampo decisamente tradizionalista. Allo stesso modo, con l’entrata in carica del Presidente della Repubblica Andrzej Duda nell’agosto 2015, uno dei simboli più discussi dell’arte pubblica polacca, l’arcobaleno Tęcza, opera dell’artista Julita Wojcik, da sempre associata ai diritti LGBT, è stato definitivamente rimosso dalla Piazza del Salvatore (Plac Zbawiciela) di Varsavia, dopo anni di vandalismi da parte delle frange estremiste.
“Lo Stato polacco sta vivendo una crisi interna profonda, che non parte dalla presa di potere di questo nuovo governo, ma da molto prima”, continua Tarazewicz. “Le origini sono da rintracciare nei decenni di accettazione verso fenomeni di violenza, omofobia e fascismo, che ora vengono solo accelerati e legittimati dalle cariche politiche attuali. Ed è ovviamente drammatico, assurdo. Io conto molto su quella parte della società la cui etica e coscienza non permetterà di guardare in modo passivo, accettando le scelte folli di questi dementi”.
I LIMITI DI UN SISTEMA ANCORATO AL PASSATO
Tutti questi sintomi, ma ancor prima la rovinosa elezione del partito estremista e ultraconservatore, hanno mostrato quanto la popolazione polacca sia ancora poco preparata per quel salto di qualità che si auspicava da tempo, necessario a fare della Polonia un’isola felice della nuova arte europea. In questi anni, d’altronde, figure internazionali importanti a capo di istituzioni artistiche influenti hanno preferito gettare la spugna, arrendendosi di fronte a un sistema interno sì desideroso di un’apertura e di un cambiamento, ma frenato da complessi interni e dall’eterna paura del provincialismo.
Quando appena tre anni fa, presso il Centro d’Arte Contemporanea Ujazdowski Castle di Varsavia, allora guidato da Fabio Cavallucci, si radunarono gruppi infervorati di fedeli cattolici “in missione” contro l’opera di Jacek Markiewicz, Adoration of Christ (1993), recitando il rosario o lanciando vernice rossa contro la videoinstallazione, sembrò un evento più buffo che anomalo. Casi simili, d’altronde, si erano già presentati: il background cattolico e intollerante ha sempre goduto di buona salute in Polonia e il trend, visti gli ultimissimi risultati politici, sembra dover continuare almeno per qualche anno ancora.
IN ATTESA DI UN CAMBIO GENERAZIONALE
Eppure la storia ci insegna che il cambiamento richiede tempo e pazienza, di qualunque natura esso sia. Di certo l’identità polacca è qualcosa di molto specifico, e gli eventi tumultuosi del passato, nonostante gli sforzi, sono ancora fortemente vivi, bloccando o intimidendo sul nascere ogni pulsione progressista. Gran parte della popolazione è ancorata, volente o nolente, alle macchinose dinamiche del sistema sovietico, ed è facile avvertire quotidianamente gli strascichi presenti di un passato disastroso, che continua a condizionare scelte e modi di agire nel sociale.
In arte, tuttavia, le nuove generazioni hanno dimostrato un’interessante freschezza, data dalla capacità di accogliere le vecchie istanze tradizionaliste, aprendole verso intuizioni straordinariamente personali e soggettive. Artisti come Iza Tarazewicz, Norman Leto, Ada Karczmarczyk o Agnieszka Polska sono stati in grado deviare dal rigore concettuale ereditato dalle precedenti generazioni, proponendo un’arte sempre pronta al confronto col pubblico, e che anzi considera il ruolo del fruitore centrale nel linguaggio della loro ricerca.
Le gallerie, pubbliche e private, cresciute in modo esponenziale, sono ricche di eventi, e un gran numero di attività educative accompagnano le mostre, più di quanto mediamente nel resto d’Europa si faccia. Un numero consistente di abilissimi e preparati curatori ha scelto, nonostante tutto, di continuare a lavorare qui piuttosto che partire. Perché è evidente: siamo nel mezzo di una situazione di passaggio. Con tutti gli entusiasmi, gli ostacoli e le contraddizioni che ogni cambiamento comporta.
POLONIA: UNA MAPPA DELL’ARTE
VARSAVIA
È sicuramente il centro culturale più dinamico di tutta la Polonia. La Zachęta National Gallery, il Centro d’Arte Contemporanea Ujazdowski Castle e il Museo d’Arte Moderna (quest’ultimo con un nuovo edificio previsto per il 2020) sono le tre grandi istituzioni artistiche cittadine, ma soprattutto i tre più prestigiosi e rinomati centri d’arte nazionali.
Seguono un corposo numero di gallerie private, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni. Tra le più note, Foksal, Raster, Stereo e Lokal 30. Ottime e assai più dinamiche, oltre che più aperte al mercato internazionale, le giovani Leto, Dawid Radziszewski, Monopol e Propaganda.
Un posto di riguardo per due spazi indipendenti: V9 e Brud Brud, l’uno dedicato prevalentemente alla Street Art, l’altro alla performance.
www.zacheta.art.pl
www.csw.art.pl
www.artmuseum.pl
www.galeriafoksal.pl
www.rastergallery.com
www.galeriastereo.pl
www.lokal30.pl
www.leto.pl
www.dawidradziszewski.com
www.galeriamonopol.pl
www.galeriapropaganda.com
http://v9.bzzz.net
CRACOVIA
È l’altro polo culturale polacco, più tradizionalista e conservatore rispetto a Varsavia. Benché la città non abbia mai brillato per spazi dedicati al contemporaneo, tra i luoghi più importanti è bene ricordare il Museo d’Arte Contemporanea MOCAK, nato nel 2010 e impegnato perlopiù nella promozione di artisti degli ultimi due decenni, e la Bunkier Sztuki Gallery, ancora rilevante e tuttavia meno dinamica di un tempo.
Tra le gallerie private più interessanti della città spiccano Zderzak e la nuova Place called Space.
www.mocak.pl
http://bunkier.art.pl
www.zderzak.pl
www.placecalledspace.org
TORUŃ
Il Centro d’Arte Contemporanea CoCA è senza dubbio lo spazio artistico cittadino più attrattivo per gli appassionati, una felice eccezione all’interno di un circuito museale interessato prevalentemente ad arte classica e di stampo tradizionalista. Negli ultimissimi anni il centro si è lasciato apprezzare, compiendo un notevole salto di qualità, grazie all’azione dell’ex direttrice Dobrila Denegri.
Tra le gallerie private più importanti della città si distingue invece la nuovissima Miłość, spazio indipendente in crescita e con prospettive importanti.
http://csw.torun.pl
www.galeriamilosc.pl
TARNÓW
La BWA è sicuramente tra gli spazi artistici polacchi più apprezzati degli ultimi due anni. E a ragione. Il taglio dinamico della programmazione e l’attenzione verso i giovani artisti locali ne hanno fatto un esempio per chi opera nel sistema artistico polacco. Sicuramente uno dei posti che meglio ha saputo sfruttare, e allo stesso tempo contribuire, alla recente crescita culturale del Paese.
KATOWICE
Promuovere arte in un luogo lontano dalle dinamiche dei centri culturali maggiori non è mai facile. Se poi agisci in un’area disabituata al contemporaneo per definizione, allora le cose diventano difficili davvero. Per questo la galleria d’arte contemporanea BWA di Katowice è riuscita a distinguersi negli ultimi anni, con appuntamenti importanti, come la recente Biennale di Poster (alla sua 24esima edizione).
Per gli amanti della Street Art, la città ospita invece il Katowice Street Art Festival, che ogni estate raccoglie alcuni tra gli autori più stimati a livello internazionale.
http://bwa.katowice.pl
www.katowicestreetartfestival.pl
BIAŁYSTOK
Questa città si trova in una delle aree più complesse della Polonia, per motivi storici evidentemente travagliati. È certo che aprire una galleria d’arte contemporanea in questa regione è un’impresa coraggiosa. La galleria Arsenał, nonostante non spicchi più per inventiva, resta ancora oggi una tra le gallerie più importanti del Paese, storica ma soprattutto apprezzata perché una delle pochissime all’interno di una zona dove l’arte contemporanea non è certo una priorità.
STETTINO
Costruito originariamente nel 1912 come centrale elettrica, il TRAFO di Stettino è stato adibito a galleria solo nel 2013, divenendo il centro d’arte contemporanea più giovane di tutta la Polonia. Grazie alle dimensioni notevoli dello stabile e alla sua posizione geografica, situata al confine con la Germania, il centro ospita non di rado artisti internazionali, invitati per progetti site specific di larga portata.
BYTOM
Il centro d’arte contemporanea Kronika è situato nel cuore di questa piccola città industriale a sud del Paese. Nato nel 1991, si è affermato negli anni come spazio multidisciplinare, con mostre, attività legate al cinema, alla musica, al teatro, e un folto calendario ricco di workshop, conferenze e attività educative.
LUBLINO
Fondata nel 1956, la galleria Labyrinth ha rivestito negli Anni Sessanta e Settanta un ruolo importante nel contesto polacco, promuovendo arte d’avanguardia e continuando con tenacia la sua missione anche durante il drammatico periodo della legge marziale degli Anni Ottanta. Guadagnando per questo rispetto e ammirazione, ha alimentato nel tempo il suo prestigio, rimanendo tutt’oggi uno dei centri d’arte più stimati della Polonia.
NOWY SĄCZ
Nata nel 1949, dopo ripetuti cambi di postazione, la galleria BWA Sokoł occupa finalmente dal 2010 un nuovo edificio, costruito appositamente come parte del programma di finanziamento europeo della regione Małopolska. La sua è una programmazione principalmente dedita ad autori nazionali, con particolare attenzione a scultura e pittura neoavanguardista.
DANZICA
È un’adorabile cittadina sulla costa baltica. Tra gli spazi dedicati al contemporaneo, consigliamo il Centro d’Arte Contemporanea Laznia e la Gdańska Galeria Miejska, quest’ultima con una programmazione quasi sempre dedicata a progetti site specific di giovani artisti nazionali.
www.laznia.pl
http://ggm.gda.pl
ŁÓDZ
Il Museo d’Arte Moderna della città è sicuramente uno tra i più apprezzati d’Europa. Fondato nel 1925, è stato uno dei primi musei dedicati all’arte d’avanguardia. La collezione del museo presenta capolavori del XIX e XX secolo provenienti da tutto il mondo, oltre che una interessante selezione di opere del Realismo socialista.
Alex Urso
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
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