RITORNO IN ORIENTE
A più di trent’anni di distanza dalla sua mostra ROCI China, allestita nel 1985 in quello che, nel frattempo, è diventato il Museo Nazionale, Robert Rauschenberg (Port Arthur 1925 – Captiva Island 2008) fa ritorno in Oriente, nello specifico a Pechino. Il rapporto tra l’artista e la Terra di mezzo era iniziato tre anni prima della storica rassegna, quando Rauschenberg intraprese un viaggio che culminò nella visita di un’antica fabbrica di carta a Jingxiang, nella provincia di Anhui. Qui, in collaborazione con un artigiano della manifattura, realizzò 7 Characters, esperienza artistica che ispirerà il suo progetto itinerante dal nome ROCI (Rauschenberg Overseas Cultural Interchange). Si tratta di un programma di viaggi, ricerche ed esibizioni che, tra il 1984 e il 1991, portò l’artista in oltre dieci Paesi. Ogni luogo ha dato vita a una serie di lavori, raccolte di materiali e collaborazioni con artisti e artigiani locali, molti dei quali si possono riconoscere in The 1/4 Mile or 2 Furlong Piece.
UN’OPERA GIGANTESCA
Quello che appare subito chiaro è il rapporto diretto di Rauschenberg con la quotidianità, con la vita e gli oggetti di tutti i giorni. Il richiamo è palesato già dal titolo dell’imponente opera esposta: un quarto di miglio (402,3 m) rappresenta, per l’artista, la distanza tra la propria casa e il proprio studio a Captiva, un’isola della Florida. La distanza, dunque, tra la sua quotidianità domestica e artistica. Ma non solo. Un furlong è anche l’unità di misura utilizzata nelle gare equestri, misura che gli divenne cara e familiare dopo che un puledro, di nome Rauschenberg, proprietà di un suo collezionista, vinse una gara nell’anno in cui egli iniziò la mastodontica impresa artistica.
La mostra espone per la prima volta tutti i 190 pezzi che compongono l’opera. Realizzata tra il 1981 e il 1998, può essere già considerata una sorta di retrospettiva, un palinsesto di tecniche e materiali progressivamente sperimentati e raccolti dall’artista. The 1/4 Mile or 2 Furlong Piece è quasi un esperimento alchemico che distilla frammenti di vita di culture differenti, li sintetizza e li espone in un’enciclopedia di linguaggi in cui le arti figurative dialogano senza una gerarchia di genere. Lo spettatore è accompagnato in questo snodarsi labirintico dell’opera in un moto circolare, terminando la visita là dove l’ha iniziata, quasi fosse una passeggiata iniziatica.
“IMMAGINA SE BOB FOSSE QUI…”
I curatori, Susan Davidson, Senior Curator del Solomon R. Guggenheim Museum, e David White, curatore dell’artista dal 1980 e ora Senior Curator della Fondazione a lui dedicata, non si aspettavano un tale successo mediatico e un immediato riscontro da parte del pubblico. Dopo essere stati letteralmente presi d’assalto dalle domande durante la conferenza stampa, hanno condiviso ricordi e aneddoti sull’artista intrattenendosi lungo il percorso della mostra con il pubblico dell’opening. Forse stanchi, forse affascinati, forse lusingati, si son lasciati scappare un “immagina se Bob fosse qui…”, dopo l’ennesima richiesta di una fotografia.
E Bob, in fin dei conti, in Cina ha lasciato un segno profondo. Nell’estate del 1982, quando intraprese il suo primo viaggio, gli artisti cinesi avevano appena cominciato a respirare una brezza di libertà, dato che solo tre anni prima era emersa un’iniziale manifestazione di arte dissidente e di avanguardia. Si può dunque immaginare il forte impatto che ebbe ROCI China in un momento storico in cui l’arte occidentale era accessibile solo attraverso i cataloghi. E se le parole non bastano, sono i numeri a confermarlo: in sole tre settimane – dal 15 novembre al 5 dicembre 1985 – la mostra attirò più di 300mila visitatori, ispirando quella generazione di artisti cinesi che sarà più tardi riconosciuta come “85 New Wave”.
UN PROGETTO AMBIZIOSO
The 1/4 Mile or 2 Furlong Piece, oltre a ricordare un Rauschenberg che in Cina ha trovato e restituito ispirazioni artistiche, vuole celebrare l’inizio dell’ambizioso progetto ROCI. Lo fa proponendo al pubblico Study for Chinese Summerhall, due raccolte di fotografie che l’artista ha rubato dalla quotidianità di una Cina ancora rurale e che espose trent’anni fa su di un unico foglio Kodak di 30,5 metri di lato. I due portfolio di immagini in mostra sono arricchiti da diversi documenti e filmati del suo primo viaggio, che restituiscono al visitatore del 2016 uno sguardo sulla Cina dei primi Anni Ottanta.
Giorgia Cestaro
Pechino // fino al 21 agosto 2016
Rauschenberg in China
a cura di Susan Davidson e David White
UCCA
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