Madrid contemporanea. Le mostre dell’estate
La capitale spagnola si conferma una delle mete turistiche più gettonate. Complice una ricca programmazione culturale, che anima anche l’estate 2016. Dal parco del Retiro alla Fondazione Mapfre, dal CaixaForum al Reina Sofia, un itinerario all’insegna dell’arte contemporanea.
LE INSTALLAZIONI DI ORTEGA
Al turista che visita Madrid nel pieno della calura estiva è consigliato riposarsi qualche ora all’ombra degli alberi secolari del Parco del Retiro. Uno stimolo in più alla passeggiata al fresco è dato dalle mostre allestite al Palacio de Cristal e al Palacio de Velazquez, edifici storici al centro del parco, gestiti dal Museo Reina Sofia e aperti al pubblico gratuitamente per favorire l’incontro, anche casuale, con l’arte del nostro tempo.
L’impressionante padiglione di cristallo in stile Liberty è da sempre un luogo stimolante per gli artisti invitati di volta in volta a creare progetti site specific. Il messicano Damián Ortega, classe 1967, presenta in questi mesi l’installazione Il razzo e l’abisso, un’indagine sulla tensione costante tra ascensione e caduta tipica dell’uomo capitalista . Il progetto si articola intorno a tre simboli dell’architettura e dell’ingegneria moderne. Torre latinoamericana è un riferimento ai grattacieli di Città del Messico, come Torre Latina (ispirata all’Empire State Building), costruiti negli Anni Cinquanta e Sessanta imitando le architetture di Manhattan, ma in una zona ad alto rischio sismico. Una torre di tela piena di sabbia pende dal punto più alto del Palacio de Cristal e si trasforma in un pendolo-orologio. Monumento è l’evidente allusione alla tragedia del Titanic ed è una scultura anch’essa in tela, che dall’alto si affloscia sulla sua stessa prua. Più complesso ma interessantissimo l’approccio a Los pensamientos de Yamasaki, un’installazione formata da numerosi elementi serigrafati, con immagini e testi, ricchi di informazioni che l’artista messicano ha reperito intorno al progetto urbanistico Pruitt-Igoe (St. Louis, Missouri, 1954-55), monumentale opera di edilizia pubblica dell’architetto che costruì anche le Torri Gemelle di New York. Un progetto residenziale destinato tuttavia, in pochi anni, a una rapida decadenza di carattere strutturale e sociale. Con un riuscitissimo accostamento di immagini, testi e oggetti del boom economico post bellico, Ortega ricrea il linguaggio degli slogan pubblicitari, motore del consumismo.
ZAUGG E LA PERCEZIONE
Più complesso è senza dubbio l’approccio visivo alla base dell’antologica di Rémy Zaugg (Courgenay, 1943 – Basilea, 2005), allestita nel Palazzo di Velázquez, che peraltro non sfrutta a pieno le straordinarie potenzialità architettoniche dello spazio. La mostra Questioni di percezione ripercorre quattro decenni della complessa attività artistica e intellettuale di Zuagg, artista fortemente vincolato al Kunstmuseum di Basilea e interessato allo studio della percezione, al rapporto fra immagine e parola, tra colore e linguaggio. Qualche turista resta infatti sbigottito davanti alla visione altamente concettuale dei ripetuti monocromi dalle tonalità accese con frasi sparse, ai grandi e delicati Fogli di carta o al minuzioso corpus della riproduzione “linguistica” del quadro di Cézanne La casa dell’impiccato, frutto della lunga e complessa indagine intellettuale dell’artista svizzero.
I CICLI FOTOGRAFICI DI SUGIMOTO
Per la stagione estiva la Fondazione Mapfre ospita nella Sala Recoletos un percorso guidato alla scoperta della maestria fotografica di Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948), artista multidisciplinare e intellettuale giapponese da anni residente negli Stati Uniti, che nella sua ricerca spazia dalla scultura all’architettura, dall’installazione alla fotografia. Le immagini in mostra a Madrid sono una quarantina, tutte di medio o grande formato e assolutamente in bianco e nero, riunite per grandi serie che tuttora stimolano e impegnano l’artista nipponico, un autentico artigiano della fotografia classica, su pellicola.
È straordinario immergersi nelle atmosfere spettrali dei suoi Theaters, classiche sale cinematografiche o cinema all’aperto dove Sugimoto lascia in posa la camera fotografica per ore, nell’oscurità, in modo che lo scorrere delle immagini sul grande schermo produca sulla pellicola l’effetto luminoso di uno spazio rettangolare bianco, vuoto e brillante, che richiama il freddo distacco della morte. Negli straordinari Lightning Fiels Sugimoto registra gli effetti delle scariche elettriche dei lampi sul puro negativo, senza l’interposizione della camera. Dioramas sono, invece, fotografie scattate ai tabelaux vivants, fatti di animali imbalsamati e di sfondi paesaggistici cartonati, presenti nei musei di storia naturale di un tempo. Incredibile è la capacità della sua fotografia di rendere realistica, animata, una natura morta, per stessa definizione inanimata e irreale. Il massimo successo nel convertire in naturale l’innaturale Sugimoto lo ottiene poi nei suoi ormai celebri Portraits, immagini di personalità storiche, come Lenin, Arafat, Fidel Castro o Papa Giovanni Paolo II, realizzate manipolando le finte copie da museo delle cere.
L’ARTE SECONDO JULIÃO SARMENTO
Sulla scia della recente moda degli artisti-commissari, il portoghese Julião Sarmento (Lisbona, 1948) propone al CaixaForum di Madrid la sua visione dell’arte dell’ultimo decennio. Il peso di un gesto raccoglie opere provenienti dalle collezioni Gulbenkian di Lisbona, Macba di Barcellona e dalla stessa Fondazione La Caixa che ospita la mostra. Si tratta di un’installazione concettuale, un’opera fatta di differenti opere attraverso la quale Sarmento invita a leggere con occhi diversi le arti plastiche contemporanee, con uno sguardo particolare rivolto all’arte portoghese meno conosciuta, cui appartengono, fra gli altri, João Onofre, Gabriel Abrantes, Antonio Areal. La selezione dei 19 artisti, autori di 29 opere essenziali provenienti dalle tre collezioni, riflette infine anche le passioni e gli interessi di Sarmento per il cinema e la letteratura, per la forza di seduzione della violenza e per la ricerca delle forme essenziali. Tra i pezzi più interessanti spiccano gli ormai notissimi nomi di Juan Muñoz, Gerhard Richter, Tony Cragg, Dominique González-Foerster e Cristina Iglesias.
IL TEMPO DELLA POSTGUERRA
Tra gli eventi espositivi dell’anno al Museo Reina Sofia c’è senza dubbio Campo Cerrado. Arte e potere nella postguerra spagnola. 1939-53. Si tratta di un’ampia indagine, costata oltre tre anni di ricerca, intorno allo sviluppo delle arti plastiche negli Anni Quaranta in Spagna: un’epoca complessa, dominata dalla paura e dal silenzio, ma considerata erroneamente sterile dal punto di vista artistico e poco studiata sotto questo profilo.
A cura di Maria Dolores Jiménez Blanco, studiosa dell’Università Complutense di Madrid, la mostra offre un inedito percorso di approfondimento tra le tante opere d’arte dell’epoca e una vasta quantità di materiale documentario inedito: 1000 i pezzi esposti, tra dipinti, sculture, fotografie, disegni, bozzetti teatrali, riviste che testimoniano l’inaspettata vivacità culturale di quel tempo. Per l’occasione, il Museo Reina Sofia ha anche acquistato alcune opere emblematiche di Pascual de Lara, Tapies e Luis Castellanos. Tra le riscoperte, il Ritratto dell’ambasciatore Juan Francisco Cárdenas di Salvador Dalí, un olio su tela conosciuto agli studiosi ma da una quarantina d’anni rimasto nascosto al pubblico.
Federica Lonati
Madrid // fino al 2 ottobre 2016
Damián Ortega – Il razzo e l’abisso
PALACIO DE CRISTAL
Parco del Retiro
[email protected]
www.museoreinasofia.es
Madrid // fino al 28 agosto 2016
Rémy Zaugg – Questioni di percezione
a cura di Javier Hontoria
PALACIO DE VELÁZQUEZ
Parco del Retiro
[email protected]
www.museoreinasofia.es
Madrid // fino al 25 settembre 2016
Hiroshi Sugimoto – Black Box
FUNDACIÓN MAPFRE
Paseo de Recoletos 23
(+34) 91 581 61 00
www.fundacionmapfre.org
Madrid // fino al 18 settembre 2016
Il peso di un gesto
a cura di Julião Sarmento
CAIXAFORUM
Paseo del Prado 36
www.obrasocial.lacaixa.es
Madrid // fino al 26 settembre 2016
Campo Cerrado. Arte e potere nella postguerra spagnola. 1939-53
a cura di Dolores Jiménez-Blanco Carrillo de Albornoz
MUSEO DE ARTE NACIONAL REINA SOFIA
C/ Santa Isabel 52
+34 (0)91 7741000
[email protected]
www.museoreinasofia.es
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