ANOMALIE DELLA RETE: AMAZON
Le televisioni sono entrate in Rete negli ultimi anni con cautela, timorose di perdere il controllo della situazione nel passaggio da analogico a digitale. Ma si organizzano oggi e si preparano a occupare tutto lo spazio possibile.
La novità è lo sviluppo improvviso di una realtà televisiva importante all’interno del tempio della letteratura online: Amazon. Attiva da anni, sta facendo un nuovo salto di qualità con salati abbonamenti (99 dollari) e un numero di abbonati dichiarato fra i 40 e i 55 milioni. Una delle sue tv-serie vince cinque premi Grammy.
Naturalmente i dvd sono sempre stati presenti nelle vendite di Amazon. Ma l’incremento del settore tv apre ipoteticamente la strada a qualsiasi cosa: propaganda, promozione e vendita online, in modi molto più intensivi e con prodotti diversificati. Saranno ancora libri oppure pannolini o Kalashnikov?
Un’altra delle strutture della “nascita della Rete” fa un salto di qualità e inizia a sfruttare i propri contatti per un’operazione commerciale e comunicativa che si preannuncia epocale. Naturalmente i primi testimonial del nuovo corso sono eccellenti, come Spike Lee, mentre altri saranno presi magari dal Sundance Festival o da strutture simili. Come sposterà gli equilibri di un’impresa basata sul materiale culturale e sul superamento dei vecchi sistemi editoriali?
ANOMALIE DELLA RETE: ISIS
Intanto si legge (sulla rivista Wired, ma non solo) che l’Isis sta vincendo la “guerra dei social network”. I termini sono difficili da stabilire, ma è certo che la strategia terrorista aderisce alla struttura dei network dove la comunicazione è ridotta al minimo e può valorizzare qualsiasi slogan abbastanza breve da essere memorizzato e rilanciato in Rete. E che può dare valore di documento a qualsiasi foto abbastanza “forte” da essere trasmessa e collocata nei siti come un manifesto di “realtà”. Vincente verso masse di persone che, per diverse ragioni, sono perdenti e disperate.
E la reazione dell’attivismo in Rete è scarsa. Perché? C’è ad esempio il senso di colpa della cultura progressista verso le sciagurate guerre neocolonialiste da cui nasce la situazione odierna (Afghanistan, Iraq uno e due). Ma il leader del Califfato non è certo una credibile figura di “rivoluzionario”. Semmai un sanguinario capitano di ventura.
Quindi non si spiega come mai sulla Rete non si reagisca a sufficienza, né con analisi, notizie o anche azioni, come Anonymous aveva preannunciato, e nessun Assange intervenga a svelare i tanti misteri dell’Isis.
Lorenzo Taiuti
critico di arte e media
docente di architettura
università la sapienza di roma
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #31
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