In difesa dell’arte ambientale. Il site specific in Toscana
Gli interventi d’arte ambientale possono rappresentare un’incredibile risorsa per il contesto in cui si inseriscono. Eppure non sempre la loro conservazione è garantita da campagne di restauro e salvaguardia. Ne è un esempio la situazione toscana, presa in esame da Silvia Bottinelli.
ARTE VANDALIZZATA
Un viaggio primaverile alla riscoperta delle opere d’arte ambientale che punteggiano la geografia toscana mi ha aperto gli occhi sulla situazione presente. Molti dei lavori installati tra la metà degli Anni Novanta e la metà degli Anni Zero non possono più essere apprezzati. Rimossi, vandalizzati, mal funzionanti.
Il Riposo del Tempo (2004), un mosaico di Luisa Rabbia che rappresenta un anziano addormentato, innestato tra gli archi della Fonte Antica di San Gimignano, oggi convive con penetranti odori di urina, fastidiosi insetti e acqua stagnante. L’installazione I Dormienti (1998) di Mimmo Paladino, con le sue figure umane in posizione fetale e coccodrilli che paiono emergere dalla Fonte delle Fate, a Poggibonsi, erano incorniciati da graffiti al tempo della mia visita. La Venere delle Armi (2004) di Enrico Vezzi, che torreggiava sulla Villa Medicea di Cerreto Guidi, non è più in situ a ricordarci che l’arte e l’amore possono ribaltare il corso di guerre violente. Eppure il suo messaggio è ancora urgente e valido. Sono solo alcuni esempi di opere ambientali che il pubblico non può propriamente esperire a pochi anni dalla loro installazione.
IL VALORE DELL’ARTE PUBBLICA
In molti casi le opere d’arte pubblica sono pensate come effimere. Il loro deperimento è parte della struttura concettuale dell’opera. In queste circostanze, accanirsi sulla conservazione non avrebbe senso, anzi sconvolgerebbe il significato del lavoro. Le opere citate in questo articolo, invece, sono state acquistate come permanenti, e spesso con fondi pubblici. Per tali ragioni il pubblico deve poter continuare a fruirle in un buono stato di manutenzione. Ancora più fondamentale è la constatazione che queste opere non sono solo pubbliche perché situate in uno spazio accessibile liberamente: sono pubbliche perché il loro messaggio affronta temi di interesse condiviso.
L’arte ambientale in Toscana evoca questioni universali come il nostro rapporto con il tempo che scorre, la relazione con la storia passata, i principi matematici dell’universo, l’interazione con il mondo animale; ma anche argomenti di attuale rilievo sociale come la penetrazione dei mass media nella sfera privata, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, la necessità di rimanere aperti al diverso in un mondo globalizzato. La tutela e la valorizzazione dell’arte ambientale sono necessarie perché condizione indispensabile alla comprensione stessa delle opere, che continuano ad avere un valore pubblico attraverso gli anni.
L’ESEMPIO DI TUTTOMONDO
La storia di Tuttomondo di Keith Haring, a Pisa, serve da modello per altre situazioni ancora in cerca di un lieto fine. Realizzato nel 1989, questo dipinto esorta ad accettare e persino a celebrare le differenze, per ribaltare gli esiti di tensioni internazionali, le ansie dovute alla crisi ecologica, e le difficoltà interrelazionali complicate dalla comunicazione mediatica.
Grazie all’intervento del 2011, reso possibile da una collaborazione tra il Comune di Pisa, la Fondazione Haring e un’azienda privata che ha fornito i materiali sia per la creazione sia per la conservazione dell’opera, sono stati restituiti alla pittura i suoi colori brillanti; alla zona che si espande intorno al murale è stata conferita una nuova vivacità attraverso l’organizzazione di eventi e la collocazione di servizi, come un parco giochi a misura di adulti e bambini e panchine posizionate in modo da permettere una prolungata osservazione di Tuttomondo.
LE CAUSE DEL DEGRADO
Ci sono molte altre opere che meriterebbero le stesse attenzioni. Allora perché soffrono di insidiosi problemi di conservazione?
I motivi sono molteplici. Prima di tutto bisogna considerare le cause del loro deperimento. Essendo spesso posizionati all’esterno, installazioni e murales sono esposti agli agenti atmosferici che ne causano il lento, e a volte persino traumatico, degrado. Per esempio la collezione privata di arte ambientale de La Marrana (in Liguria), visitabile dal pubblico su appuntamento, nel 2014 è stata colpita da un’eccezionale “bomba d’acqua” che ha distrutto non solo alcune delle opere ma anche i terrazzamenti su cui esse si trovavano. Per reinstallare Lo stato d’animo (1997) di Hossein Golba e Located World, La Marrana (2003) di Joseph Kosuth sono stati necessari interventi straordinari e impegnativi dal punto di vista critico, organizzativo e finanziario.
Al di là del mal tempo, certi siti vengono intenzionalmente rovinati dal pubblico stesso. Graffiti, scritte, vandalismo hanno progressivamente distrutto, ad esempio, il parco giochi Il Boschetto a Grosseto. Nato da un’idea di Irma Alonzo nel 1996, questo progetto includeva installazioni-gioco di otto artisti italiani e stranieri. La curatrice Eliana Princi ha presto segnalato la necessità di una migliore manutenzione del parco, eppure oggi il sito è in rovina. Nonostante le promesse di interventi di conservazione da parte del Comune di Grosseto, il parco rimane degradato soprattutto perché i costi di restauro sono alti. In questo caso la stima ammonta a circa 200.000 euro.
STRATEGIE E PROBLEMI
Più efficace è la prevenzione e continua manutenzione, una strategia che richiede un costante ma più contenuto investimento. Per esempio l’associazione Tuscia Electa e il Comune di San Casciano in Val di Pesa provvedono regolarmente a riparare o cambiare parti del suggestivo lavoro Senza Titolo di Mario Merz, che profila le mura di San Casciano con la presenza sovrastante di un cervo in alluminio, seguito da una serie di Fibonacci delineata da numeri di luce blu. Senza Titolo è stata creata in occasione dell’esposizione temporanea di arte ambientale di Tuscia Electa nel 1997 e poi è stata acquisita dal Comune di San Casciano come opera permanente. Nonostante l’impegno dei committenti, ci sono comunque periodi in cui i neon non sono funzionanti.
Questo ci porta a considerare un altro aspetto legato alla natura stessa di molte opere pubbliche contemporanee. La scelta dei materiali artistici si estende ben oltre una selezione di metalli e pietre, che tradizionalmente sono stati impiegati dagli artisti per le sculture all’esterno. Materiali nuovi e tecniche multimediali offrono un meraviglioso ventaglio di possibilità espressive, ma a volte risultano più difficili da preservare nella loro originale integrità, e un malfunzionamento può arrivare a impedire la leggibilità dell’opera arte. Un recente saggio di Claudia Marchesi e Rita Salis sulle pratiche conservative necessarie al mantenimento de La Marrana chiariscono come la conservazione potrebbe essere più strutturata se pianificata in concomitanza con la creazione dell’opera.
LE SOLUZIONI
I motivi del cattivo stato di molta arte pubblica o site-specific sono dunque sfaccettati, e le responsabilità distribuite. Ciò non cancella l’effettivo degrado di tanta arte ambientale. È necessario riconoscere che questo è un problema pubblico di rilievo per poter cominciare a trovare delle soluzioni. Data la complessità del fenomeno, l’approccio deve essere olistico e basato su una programmazione sistematica. Sin dalla ideazione di un’opera ambientale pensata come permanente, sarebbe necessario definire strategie di manutenzione, a partire dalla creazione di schede tecniche che includano informazioni sui materiali e il loro possibile deperimento in certe condizioni di installazione. Inoltre l’allocazione ricorrente di fondi in voci di bilancio volte alla conservazione dell’arte site- specific potrebbe aiutare a progettare sul lungo termine. In modo analogo, l’identificazione di una figura di riferimento che, all’interno di un’amministrazione, possa gestire la tutela dell’arte pubblica contemporanea, permetterebbe una migliore organizzazione del lavoro e sveltirebbe i tempi di intervento.
Infine, l’impegno delle amministrazioni pubbliche dovrebbe non solo concentrarsi sulla manutenzione e l’eventuale restauro, ma anche su un’educazione artistica e civica dei residenti. La comprensione del valore artistico delle opere limiterebbe atti di distruzione e compromissione delle stesse. Per coordinare questi sforzi c’è bisogno di una volontà politica determinata e lungimirante, perché l’acquisizione di un’opera è solo l’inizio di percorso volto a coltivare la sensibilità critica e sociale del pubblico.
Silvia Bottinelli
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