RIAPRE LA ROCCHETTA MATTEI
Diciassette artisti espongono alla prima mostra d’arte contemporanea allestita alla Rocchetta Mattei appena restaurata e tornata a nuova vita. Stanze della Meraviglia. Esotismo Fantastico Incanto nella Rocchetta Mattei, a cura di Eleonora Frattarolo, è un percorso studiato per procedere a un’attivazione di emozioni, esperienze e stupore sempre in agguato.
Nel cortile d’ingresso, il rinoceronte bianco indiano di Davide Rivalta è una promessa d’attacco minaccioso nei confronti del castello, solo in parte metaforicamente difeso dall’alta e sinuosa scultura metallica di Mirta Carroli, corrispondenza di collegamento tra terra, ombra, luce. Come scrive la curatrice del progetto, “diciassette artisti in dialogo con la creazione del conte Mattei ci raccontano la meraviglia che le stanze della Rocchetta irradiano non solo attraverso forme irruente, un incanto per tutti, ma anche attraverso allusioni che con differenti linguaggi simbolici segnano questa fantastica architettura eclettica”.
Il patio, che si apre sul finire della larga e curva scalinata, ospita sulla sua facciata una video-animazione, delicata e ben costruita tra segno e suono, di Lemeh42. Il proseguimento del cammino tra salite e discese, dentro e fuori, è ritmato da sonorità di acque che scorrono ideate da Amir Sharipfour – la cui imbarcazione colma di specchi infranti dialoga con il chiostro in cui si è arenata – e Sima Shafti, che nella Torre della Vedetta ha creato un tappeto di terre e filati disegnato in caratteri persiani, sua terra d’origine. Le carte di Simone Pellegrini scendono dall’alto della Sala della Musica mentre a terra all’interno della chiesa la maschera mortuaria in ferro di Nicola Samorì concede alla luce zenitale di trafiggerla. Accanto al sarcofago del Conte, Luca Lanzi posiziona la sua bambola-feticcio, e sopra l’altare il trascendente polittico di chiaroscuri di Ettore Frani incombe sull’asinello curioso di Davide Rivalta.
L’imponente centauro in ferro di Guido Scarabottolo veglia sulla valle, i vasi belli e alchemici di Elysia Athanatos vengono accolti, l’uno integro e l’uno ferito, nelle due minuscole sale d’angolo, ricettacoli di giochi di luce offerti dai vetri policromi. Il “souvenir” in acciaio e cristallo di Vittorio Corsini, nella Sala Gialla, è un’apparizione straniante di acciaio e cristallo e nella Torre pentagonale il vaso di madreperla di Piero Pizzi Cannella ci restituisce i profili delle architetture del mondo. La Sala Rossa, forse antico studio del Conte, ci manifesta le teche di lamiere di ferro e specchi di recupero dipinti a olio di Francesco Bocchini, ricettacoli di altri oggetti e racconti scarsamente illuminati da lampadine a basso voltaggio per un lavoro in equilibrio sottile tra gioco, mistero e dramma.
Nella Sala dei Novanta due imponenti mantra – terra, tempo, preghiera, bellezza – mirabilmente disegnati in grafite e oro su legno con tratto ossessivamente e necessariamente diagonale, di Omar Galliani. Assoluti. Nella Sala della Pace il tappeto di fuliggine di Maria Elisabetta Novello, superficie di una densità che ci conduce allo sprofondo assieme alla costellazione di cenere chiara che accoglie. Da dove e verso dove? è il suo titolo, ispirato da uno scritto del Conte Mattei, e che questa mirabile mostra ci riconsegna in forma d’interrogativo incondizionato, mai risolto, mai soddisfatto, sempre straordinariamente aperto.
GITA AI FIENILI
Ai Fienili del Campiaro ci attendono invece le fotografie dell’antico Appennino di Luigi Fantini, un percorso che è importante e suggestivo reperto, memoria e storia, e la mostra Ghirri incontra Morandi.
Le fotografie di Luigi Ghirri costituiscono, sempre, un’esperienza immersiva e densa concessa da una delicatezza di sguardo e cromie lattiginose e ricercate che ci trasportano in mondi sommersi ben oltre il visibile. La mostra però va anche oltre la sapienza di Ghirri e la grandezza della sua opera grazie all’impronta curatoriale e al percorso costruito da Luciano Leonotti, che ci accompagna nella storia e nella geografia dell’incontro tra Ghirri e Giorgio Morandi attraverso le fotografie dello studio morandiano di via Fondazza e della casa studio di Grizzana Morandi, che si trova a pochi metri dal luogo espositivo.
La soglia, in questo caso dello studio bolognese di Morandi, è segno distintivo della cifra stilistica di Ghirri, e per questo la prima fotografia allestita in mostra. Da qui il tracciato è la visione di androne, pianerottolo, stanze, l’autoritratto di Ghirri davanti al letto del maestro (di autoritratti Ghirri se ne fece solo due), strumenti da lavoro, suppellettili, fino al giardino. E da qui l’altro giardino, quello della casa sull’Appennino che ci accompagna all’esplorazione di altri disimpegni, camere, toilette, letti singoli e magnificamente modesti, per un raccordo che è una sinfonia per l’occhio e la mente.
Grazie a questa mostra è possibile davvero comprendere come i libri impilati, catturati dall’obiettivo di Ghirri, così come altri oggetti minimi e solo apparentemente marginali, lo rendano, anche, un ritrattista assoluto della psicologia e del carattere delle cose e delle persone che guarda e che la sua fotografia ci aiuta davvero a vedere.
Martina Cavallarin
Grizzana Morandi // fino al 30 ottobre 2016
Stanze della Meraviglia
a cura di Eleonora Frattarolo
ROCCHETTA MATTEI
051 916845
[email protected]
www.rocchettamattei-riola.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/55389/stanze-della-meraviglia/
Grizzana Morandi // fino al 30 settembre 2016
Ghirri incontra Morandi
Luigi Fantini – L’Antico Appennino
a cura di Luciano Leonotti
FIENILI DEL CAMPIARO
[email protected]
www.mambo-bologna.org
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/55390/ghirri-incontra-morandi/
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/55391/lantico-appennino-di-luigi-fantini/
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