Arte e banche. MPS: in campo da 544 anni
Quarto capitolo dell’inchiesta di Artribune sul rapporto fra banche e arte. Ci eravamo lasciati con BNL Gruppo BNP Paribas, dopo aver sondato il terreno svizzero di BSI – Banca della Svizzera Italiana e UBS. Ora ci spostiamo verso sud e arriviamo in Toscana con Banca MPS – Monte dei Paschi di Siena.
MPS – Monte dei Paschi di Siena è la più antica banca del mondo ancora in attività. A raccontarne la storia culturale, ai nostri microfoni c’è Carlo Lisi, responsabile sponsorizzazioni e attività culturali.
Com’è nata la collezione di Banca Monte dei Paschi?
Possiamo stabilire l’inizio della collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena nell’anno 1481, quando i Conservatori del Monte Pio commissionarono a Benvenuto di Giovanni del Guasta una grande pittura murale, oggi nella Sala di rappresentanza del Presidente, raffigurante la Madonna della Misericordia, per celebrare la fondazione del Monte di Pietà, avvenuta nel 1472. Il legame che la banca ha sempre avuto con la città di Siena e con i suoi artisti è dimostrato anche dalle successive committenze, finalizzate al ricordo degli eventi salienti della sua storia. Nel 1572 fu commissionato a Lorenzo Rustici un Cristo in Pietà, nel 1576 Arcangelo Salimbeni eseguì per la stanza delle udienze del Monte Pio un Cristo deposto dalla Croce e nel 1596 Francesco Vanni, sempre su incarico degli Ufficiali del Monte, dipinse una grande tela con le Storie di Giuseppe l’ebreo. Questo periodo di committenze si chiuse nel 1644 con l’incarico a Raffaello Vanni di dipingere una Vergine col Bambino per l’ingresso della Cancelleria.
Chiusa questa fase di committenze, si passa al collezionismo?
Nella seconda metà del XIX secolo, con una maggiore intensificazione dagli Anni Ottanta, la Banca ha acquistato in modo continuo importanti capolavori d’arte di scuola senese, seguendo una linea ben precisa: evitare la “fuga” di dipinti o sculture dal territorio senese e riportare a Siena opere che erano, per motivi diversi, ormai “emigrate” fuori dai confini della città. Sin dai primi Anni Ottanta del secolo scorso MPS ha formalizzato l’intenzione di raccogliere opere d’arte e ampliarne la collezione, individuando linee guida per l’acquisto e istituendo un’apposita e competente commissione composta da sei membri, tre nominati tra i Deputati del Consiglio di Amministrazione e tre selezionati tra i maggiori esperti di storia dell’arte italiana e in particolare senese (hanno fatto parte della commissione, tra gli altri, i professori Giuliano Briganti, Luciano Bellosi e i soprintendenti Piero Turriti e Bruno Santi). In questi anni sono stati acquistati quadri, sculture e altri oggetti, parte dei quali sono esposti presso il Museo di San Donato nella Rocca Salimbeni e altri hanno raggiunto le sedi più importanti della Banca.
Come è cresciuta la collezione grazie alle acquisizioni delle varie banche?
Negli ultimi anni sono confluite nel patrimonio storico-artistico le collezioni della Banca Toscana, con un nucleo importante di opere antiche e soprattutto la collezione d’arte del novecento, di Banca Agricola Mantovana, che comprende la splendida collezione di monete e medaglie “Gonzaghesca” conservata a Mantova, e di Banca Antonveneta, con la Collezione Archeologica di Palazzo Rondinini a Roma e la collezione di pitture di autori veneti del XVII e XVIII secolo; sono confluite infine una collezione di pittori sloveni, conservata a Gorizia, una collezione di ceramiche antiche e contemporanee provenienti dalla Banca Popolare di Faenza e la collezione di Villa Scammacca, che comprende tele e arredi antichi, oltre a un fondo librario attualmente presso la Soprintendenza per i Beni Librari di Catania.
In che luoghi fisici ha sede la collezione in questo momento?
Le opere della collezione MPS sono distribuite su tutto il territorio della banca. La maggior parte delle opere della collezione ex Banca Toscana, relative al Novecento italiano, sono presso la sede della controllata Capital Services a Firenze, mentre la sezione più antica è conservata presso Palazzo Orlandini del Beccuto, oltre che nei caveau di Siena. Molte opere di grafica sono ad arredo delle varie filiali. Altre collocazioni importanti sono: a Siena, Palazzo Chigi Saracini – Accademia Musicale Chigiana, presso la Direzione Generale a Palazzo Salimbeni, Palazzo Spannocchi, Palazzo Tantucci e Museo San Donato; a Roma, Palazzo Rondinini; a Padova, Palazzo Montivecchi; a Mantova, Palazzo Strozzi.
Che parte della collezione è esposta e che percentuale invece è nei magazzini?
Possiamo stimare in una percentuale superiore all’80% le opere esposte e il restante patrimonio ricoverato nei depositi e caveau, in alcuni casi in ragione della delicatezza dei materiali e delle tecniche realizzative. In diversi casi le opere particolarmente significative per alcune istituzioni o comunità sono state affidate in comodato d’uso gratuito a musei o fondazioni.
La parte esposta è vissuta dall’azienda più come un arredamento di pregio per sedi, palazzi e filiali o anche con un display più museale?
La collezione è conosciuta fra i colleghi e sicuramente è vissuta come motivo d’orgoglio. Normalmente è prevista una visita guidata per tutti i neo-assunti e sono frequenti visite da parte di colleghi di passaggio a Siena in periodi di ferie.
Che tipo di coinvolgimento innescate con i dipendenti? Esistono progetti di visite guidate della collezione?
Sono previste visite guidate riservate ai dipendenti e il coinvolgimento in tutte le iniziative di ambito culturale tramite i canali della comunicazione interna aziendale.
La collezione viene tuttora arricchita? La banca compra ancora opere d’arte o ha smesso in questa fase?
La banca non esclude incrementi per opere di altissimo interesse, ma negli ultimi anni l’indirizzo è stato quello di valorizzare i pezzi già in possesso e il riordino delle numerose collezioni che sono pervenute dalle acquisizioni di altri istituti bancari. In particolare la banca investe sul recupero e il restauro delle opere che lo necessitano e attraverso il progetto Ritorno alla luce, attivo da alcuni anni, espone al pubblico le opere “riportate alla luce”, altrimenti non fruibili.
Da quale esigenza e quando è nata l’idea di mettere online il patrimonio artistico della banca?
È nata con l’esigenza di costituire uno strumento che si caratterizzasse per essere un’antenna capace di dialogare oltre il perimetro degli abituali frequentatori dei siti della banca, una vetrina virtuale, con il tempo sempre più interattiva, in continuo aggiornamento, aperta ad appassionati, studiosi o semplici naviganti. Sul sito viene data notizia degli eventi, organizzati o sostenuti dalla banca, tesi alla valorizzazione di questo vasto patrimonio culturale, che è elemento distintivo all’interno del panorama bancario nazionale e internazionale. Non rappresenta, e non vuol rappresentare, una mera riproposizione delle collezioni per come sono fisicamente costituite, ma uno strumento flessibile che possa generare interesse e favorire la voglia di approfondire la conoscenza specifica.
Chi sono le maestranze tecniche che si occupano dell’implementazione del sito? Da quante persone è composto lo staff e che formazione hanno?
Lo staff che si occupa del patrimonio è formato da storici e archivisti che costituiscono il settore che si occupa della conservazione e della valorizzazione del patrimonio della banca. Esiste inoltre una struttura che si occupa di tutti i new media e specificatamente dei siti della banca.
Come procede la digitalizzazione del vostro patrimonio?
Questa attività è già stata realizzata negli anni scorsi dalla banca ed esiste un database digitale che consente una rapida consultazione di tutti i dati principali delle opere, compresa la loro collocazione e situazione di restauro, oltre a disporre di immagini digitali in varie definizioni. Il sito è un modo per rendere disponibile tutto questo grande lavoro già realizzato.
L’archivio rimarrà esclusivamente online o si potrà vedere anche dal vivo, nell’ambito di mostre dedicate? È prevista una app del sito?
È possibile visitare la collezione in alcune date fisse: nei giorni del palio di agosto e di luglio, il primo sabato di ottobre in occasione della manifestazione dell’ABI Invito a Palazzo. Già da alcuni anni, presso i locali della sede storica abbiamo una zona riservata alla presentazione a rotazione di opere d’arte appena restaurate oppure di opere che provengono dai nostri depositi o da locali esclusi da ogni possibilità di visita. Nel mese di maggio è stato lanciato il profilo Instagram della banca, @bancampsart, che è dedicato proprio alla valorizzazione del patrimonio artistico.
Oltre alla scheda tecnica dell’opera, prevedete in futuro di mostrare virtualmente anche la sua collocazione e quindi di aderire al Google Cultural Institute per la visione a 360°?
La nostra banca ha aderito al progetto dell’Associazione Bancaria Italiana MuVir – Museo Virtuale delle banche in Italia. Partecipano come partner del progetto: Digilab, Università La Sapienza di Roma, Cineca di Bologna e il consorzio Interuniversitario composto da settanta università, oltre a quattro Enti di Ricerca Nazionali. Saranno coinvolte tutte le banche italiane. Le opere oggetto della pubblicazione si stimano in ben 300mila tra quadri, sculture, arazzi e ceramiche; è previsto il rilascio progressivo dei materiali relativi ai diversi periodi storici lungo un calendario a tappe successive dal 2016 al 2019. Il primo obiettivo del MuVir è di mettere online, a disposizione del pubblico, i materiali relativi alle opere dell’Ottocento e del Novecento. Nella programmazione successiva è previsto di mettere a disposizione del pubblico il Settecento e il Seicento nel 2017, il Cinquecento e il Quattrocento nel 2018, il Trecento e il Duecento nel 2019.
La vostra è una collezione che ripercorre cinque secoli di storia dell’arte italiana. A questa si affianca anche un Archivio storico dichiarato dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali di “notevole interesse storico”, i cui documenti antichi sono conservati nei locali, musealizzati, al piano terra della Rocca Salimbeni. In cosa consiste? Verrà digitalizzato anche questo?
L’Archivio storico della banca conserva i documenti, appunto di interesse storico, prodotti o ricevuti nell’esercizio delle proprie funzioni. Dal 1974 è aperto agli studiosi che ne facciano motivata richiesta. Il 7 aprile 1997 l’Archivio è stato dichiarato, con notifica ministeriale, di notevole interesse storico e, pertanto, è sottoposto alla vigilanza-sorveglianza del suddetto ente. L’Archivio atorico della Banca Monte dei Paschi di Siena si compone di una vasta raccolta documentaria; in particolare si distinguono: documenti antichi (circa 3mila pezzi, dal 1568 al 1872) conservati in Siena, nei locali al piano terra della Rocca Salimbeni; documentazione più moderna (post 1872-1940 circa: 12.600 pezzi circa); fondi “estranei” o aggregati: 109 unità archivistiche dal Cinquecento, con qualche eccezione risalente a secoli anteriori; Fondo famiglia Sansedoni: 591 unità archivistiche dal Settecento, con qualche eccezione risalente a secoli anteriori; Fondo librario Famiglia Scammacca: 2.754 tra volumi e riviste dal XVI al XIX secolo, attualmente depositato presso la Soprintendenza ai Beni Librari della Regione Sicilia, con la possibilità di sottoscrivere un contratto di comodato con la stessa Soprintendenza; Archivio Chigi Saracini, conservato nella torre dell’omonimo palazzo, corpus documentario acquistato dalla Banca nel 1992: documentazione dal basso Medioevo fino al XX secolo, fatta eccezione dei carteggi del conte Guido, quantificabile in circa 800 pergamene e 5mila unità archivistiche. Anche in questo caso, a fronte di una catalogazione di tipo tradizionale, sfrutteremo il sito mpsart.it per rendere fruibili, con metodiche digitali, alcuni elementi particolarmente interessanti e curiosi che possano consentire, anche a un profano, di avvicinarsi alla gran mole di notizie e dati in esso contenuti.
Massimiliano Tonelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #32
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