Terremoto e ricostruzione. Parola a Marco Maria Sambo
L’architetto e socio fondatore dell'Associazione Italiana di Architettura e Critica approfondisce il dibattuto tema della ricostruzione post terremoto. Auspicando una serie di interventi “smart”, lontani dalle trappole del passatismo e vicini al rilancio di un indispensabile senso civico.
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LA STRADA DELLA RICOSTRUZIONE
Ricostruire le sinapsi urbane dopo il drammatico terremoto che il 24 agosto ha colpito Amatrice, Arquata del Tronto, Accumoli e territori circostanti; ricostruire case, piazze, strade, edifici pubblici; dare nuova vita ai luoghi distrutti e riconnettere la vita delle persone che hanno perso tutto: questo rappresenta il difficile compito che il nuovo commissario per la ricostruzione Vasco Errani si trova a dover affrontare nel prossimo futuro.
Dovrà farlo cercando di dare risposte alle persone in modo pragmatico, efficace e duraturo; dovrà farlo subito, per non rischiare di perdersi in quel labirinto italiano fatto di ritardi, conflitti di interessi e spregiudicate speculazioni; dovrà farlo con intelligenza e buon senso, per non cadere nella trappola delle new town o, ancor peggio, nella costruzione di cattedrali nel deserto in stile Gibellina; dovrà schivare le bordate di critici logorroici e tuttologi che hanno sempre la soluzione in tasca ma non hanno mai visto un mattone in vita loro; dovrà ricostruire con forza, tenendo ben saldo il timone della legalità, circondandosi di persone valide, coinvolgendo i talenti migliori del nostro paese; dovrà farlo con astuzia, per evitare le insidie della politica; dovrà farlo con spessore culturale, per ridare un’anima a quel territorio; dovrà monitorare, catalogare e mettere in sicurezza i frammenti di città che hanno resistito al sisma.
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Amatrice prima e dopo il terremoto
IL VALORE DELL’INTELLIGENZA
Dovrà dare subito un tetto a chi lo ha perso, evitando di tenere per mesi le persone nelle tendopoli o baraccopoli; dovrà spazzare via le macerie e pensare a progettare il futuro; dovrà cercare di ricostruire le città in chiave smart, città intelligenti, capendo una volta per tutte che il futuro dell’architettura moderna, il futuro delle nostre metropoli e dei nostri territori non sta solamente nella qualità formale e compositiva di oggetti più o meno scolpiti nella materia ma anche (e soprattutto) nella complessità tecnologico-progettuale e nella leggerezza dell’innovazione che costruisce qualità urbana e sostenibilità energetica; dovrà stare alla larga dai consigli di architetti e critici modaioli che sacrificherebbero tutto e tutti pur di avere un edificio iconico da rivendersi su una rivista patinata (ma poi si dimenticano puntualmente delle persone che hanno bisogno di case e spazi pubblici per vivere).
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Renzo Piano
PAROLA ALL’ITALIA
Dovrà ascoltare i consigli del senatore a vita Renzo Piano – garanzia di progresso e non certo di reazione accademica, cosa rara nel nostro Paese –, chiamato in questi giorni dal Presidente del Consiglio a dare un importante contributo di idee per i paesi colpiti da questo sisma; dovrà cercare di ricostruire la città “dov’era” ma non necessariamente “com’era”, tappandosi le orecchie quando parla Vittorio Sgarbi, regalando quindi ai nuovi edifici il necessario surplus di modernità e facendo lo slalom per evitare di inciampare nelle ideologie passatiste di molte soprintendenze italiane che non vorrebbero mai cambiare una virgola; dovrà puntare tutto, ma proprio tutto, sugli architetti italiani, perché solo coinvolgendo gli architetti italiani potremo un giorno salvaguardare, ricostruire e progettare nuova bellezza per il nostro paese; dovrà creare, attraverso il progetto di architettura, nuove connessioni sociali per ricostruire il senso profondo della civitas; dovrà infine trasformare la ricostruzione in un modello da seguire, mutando questo drammatico evento in un una rinascita, simbolo di innovazione e modernità; perché solamente in questo modo l’Italia sarà in grado di progettare la parola futuro.
Marco Maria Sambo
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