Imprese: se la cultura crea valore. Il caso Elica

Quanto conta la cultura nell’avventura di un’azienda? Può l’arte diventare occasione di crescita e di benessere per i lavoratori? E come si inserisce tutto questo nei moderni standard di management? Ne parliamo, raccontando uno dei casi esemplari in Italia. Elica e la Fondazione Casoli. Tra opere, artisti e capitale umano.

IMPRESE VIRTUOSE. LE MARCHE ED ELICA CORPORATION
C’è un pezzetto d’Italia che racconta una storia diversa, rispetto alle storie che ogni giorno siamo costretti ad ascoltare. Casse integrazioni, delocalizzazioni, saracinesche chiuse, diritti traditi, stabilimenti in via di dismissione; e il costo del lavoro che pesa, fino all’inverosimile, fino a dove le manovre di governo non osano arrivare. L’Italia va così, in parte. Ma non solo. Qualche dato incoraggiante c’è, nella lenta, lentissima ripresa che i cittadini non percepiscono ancora: secondo l’Istat, la produzione industriale nei primi 8 mesi del 2016 è aumentata dell’1%, con un balzo dell’1,7 ad agosto. Tra i dati migliori, la fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,2%), la metallurgia (+13,6%) il ramo macchinari e attrezzature (+11,7%). E ancora + 0,6% per il Pil e +2,9% su base annua per il potere d’acquisto delle famiglie. Il segno + ha rifatto capolino, dopo anni di recessione, ma gli andamenti positivi sono minimi e oscillanti. La svolta è lontana.

Angelini, stabilimento farmaceutico Ancona - laboratori

Angelini, stabilimento farmaceutico Ancona – laboratori

Eppure, un modello virtuoso c’è. C’è sempre stato. Ed è in quella maniera tutta italiana di concepire l’impresa, fra etica, estetica, intelligenza creativa, attenzione al dettaglio. E c’è allora un’Italia che resiste e fa la differenza, anche e soprattutto oltreconfine. Le Marche, per esempio. Con Fabriano che, grazie al primato storico delle Cartiere, dal 1782 è regno indiscusso per il settore cartario; sempre qui c’è Whirlpool, presente anche nella vicina Comunanza: con la recente acquisizione di Indesit, il gruppo conduce insieme al Ministero dello Sviluppo Economico un monitoraggio costante, nel tentativo di gestire la crisi e affrontare piani di rilancio. E poi Elica, leader per le cappe da cucina, e ad Ancona il gruppo Angelini, icona nel campo farmaceutico.
Ma quanto conta, nella vicenda fortunata di un’impresa, il modello culturale? E dunque il fattore creativo, umano, intellettuale?

Gli interni dello stabilimento Elica, Fabriano

Gli interni dello stabilimento Elica, Fabriano

IL VALORE DELLE PERSONE E IL LAVORO COME VALORE
Elica Corporation – gruppo che vanta 8 stabilimenti nel mondo tra Italia, Polonia, Messico, Germania, India e Cina, 3.700 dipendenti, 8 marchi e una produzione annua di oltre 19 milioni di pezzi – è oggi un player globale per il settore di riferimento. Guidata fa Francesco Casoli, nel 2009 adotta il World Class Manufacturing, un sistema di gestione aziendale integrata sviluppatosi tra USA e Giappone. Il principio base è quello dell’eliminazione degli sprechi, l’obiettivo è il raggiungimento dell’eccellenza assoluta. Pensare – e agire – in modalità W.C.M., secondo un modello di lean thinking (pensare “snello”), significa scegliere un parametro “zero”. E sono zero dispersioni, zero inefficienze, zero errori. E quindi zero insoddisfazione per il cliente.

Una cappa Elica

Una cappa Elica

Se un tempo la valutazione di un problema produttivo/qualitativo avveniva a posteriori, basandosi sulle cifre e intervenendo sul comparto interessato, il nuovo sistema si mette preventivamente sulle tracce di ciò che i numeri non offrono: risposte, contenuti, spiegazioni, analisi. E lo fa partendo dall’idea che tutti i comparti sono collegati.
Il ruolo che questo paradigma assegna alle risorse umane è immenso. Manager, impiegati e operai sono organi interconnessi di quel corpo vivo e articolato che è l’azienda. Così come connessi sono il piano della soddisfazione del cliente e quello del coinvolgimento del lavoratore. “Insieme” diventa una parola chiave.
E se è vero che il capitale umano di un’impresa conta più del suo capitale tecnologico, questa verità si traduce in un assunto: il lavoro crea valore, prima che profitto. Valore che arriva dal pensiero, dall’emotività, dall’intelligenza, dalle esperienze delle persone. Lo stesso luogo di lavoro si fa ecosistema, essendo improntato alla sicurezza, al benessere e alla salute: a certificarlo l’adesione al protocollo “Environment Health Safety”.

Dunque, per un’azienda come Elica – il cui core business sono dei prodotti per purificare l’aria, trasformati, grazie anche al lavoro del capo designer Fabrizio Crisà, in splendidi oggetti d’arredo – tutto ruota attorno al mix fra tecnologia e design. Innovazione al servizio della qualità della vita: di chi produce e di chi acquista. Da qui le collaborazioni con Università internazionali, la partecipazione a Homelab, Consorzio italiano di ricerca sulla domotica, e l’apertura del laboratorio Elica Tech Lab, l’unico al mondo dedicato alla cappa e uno dei pochi in Europa in grado di effettuare specifici test acustici.
La sintesi di tutto ciò è già nella carta degli undici valori scritta dal Presidente Casoli, un decalogo in cui si chiede di “puntare all’impossibile”, di “vedere nel cambiamento un’opportunità”, di “facilitare il coinvolgimento di chiunque nel proprio lavoro”. Ed è ancora Casoli, in un suo statement, a rimettere l’accento sul fattore umano: “La base della nostra filosofia pone attenzione al benessere delle persone di Elica, perché possano vivere bene non solo in azienda ma anche al di fuori del contesto professionale”.
È così che tra i vari riconoscimenti portati a casa ci sono perle come il Premio Etica e Impresa, Patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero del Lavoro, e la certificazione “Top Employers”, assegnata alle aziende che raggiungono i più alti standard nell’ambito delle condizioni di lavoro offerte ai dipendenti. Infine, una sostanziale parità di genere tra lavoratori e lavoratrici non lascia spazio al dubbio: in questi luoghi si produce tanto e bene perché un principio di armonia funziona da stella polare. In chiave etica, estetica, sociale, culturale.

Francesco Casoli

Francesco Casoli, Presidente Elica Corporation

FONDAZIONE CASOLI. ARTE E CULTURA, NUTRIMENTO PER LE AZIENDE
Non è un caso che nella storia di Elica alla cultura sia assegnato un posto d’onore. All’arte, in particolare. Era il 1998 quando Francesco Casoli lanciava il Premio Internazionale d’Arte Contemporanea Ermanno Casoli, intitolato alla memoria del padre, colui che nel 1970 aveva gettato la prima pietra di questo impero: una cappa rudimentale, come esperimento casalingo, e il coraggio di trasformare un’intuizione in business.
Ermanno Casoli è venuto a mancare, giovanissimo, a 8 anni dal lancio della sua azienda. Il Premio a lui dedicato nasce da una lucida constatazione: l’arte è attivatore di pensiero, canale di comunicazione e di coesione sociale, strumento che affina la sensibilità, utile a leggere, decodificare, spostare, reinventare l’ordine delle cose. Il che si traduce, volendo, in quel bouquet di principi e di metodi su cui Elica ha costruito la sua fortuna. Umanesimo del terzo millennio.
Nel 2007, con la nascita della Fondazione, è arrivato anche un reset per il Premio. Nuova struttura, nuovo staff, nuovi obiettivi. La direzione va a Deborah Carè, esperta di risorse umane interna all’azienda; il curatore Marcello Smarrelli diventa direttore artistico, mentre il comitato scientifico è formato dall’architetto Pippo Ciorra, dal gallerista Mario Cristiani, dall’artista Cesare Pietroiusti, dal saggista e docente Pier Luigi Sacco e dall’imprenditore Andrea Zegna, con la presidenza della vedova Casoli, Gianna Pieralisi.

Michelangelo Pistoletto, Loves Difference, installazione sulla facciata di Elica, Fabriano - Ph. Andrea Paciotti

Michelangelo Pistoletto, Loves Difference, installazione sulla facciata di Elica, Fabriano – Ph. Andrea Paciotti

Tra gli artisti coinvolti in questa fase: Francesco Arena, Francesco Barocco, Anna Franceschini, Danilo Correale, Yang Zhenzhong. Tutti giovani, chiamati a progettare un’opera in relazione al territorio marchigiano e al contesto aziendale. Ne sono nati installazioni, film, performance, laboratori, col coinvolgimento, per le fasi realizzative, di imprenditori, manager e dipendenti. In parallelo, la Fondazione promuove E-Straordinario, progetto di formazione che porta in azienda artisti di fama internazionale, alla guida di incontri e workshop per il personale; e infine E-Straordinario for Kids, laboratori didattici d’artista rivolti ai figli dei lavoratori.
Tutti i progetti coinvolgono il quartier generale di Elica, a Fabriano, oppure altre aziende a cui Elica offre il suo format, servendosi della mediazione di formatori esperti. Un modello che viaggia, semina, si espande.
L’idea di fondo non è quella, classica, dell’investimento a fini di branding e comunicazione. L’opera e l’artista non sono cioè occasione di visibilità, prestigio, attenzione mediatica. Qui, ancora una volta, si ragiona in termini di produzione di valore. Fare arte – e farlo con i lavoratori, nei loro spazi quotidiani – servirà a produrre nutrimento per la piccola comunità operosa, a costruire l’ossatura culturale dell’azienda-incubatore. A unire, a stimolare. E il tutto passerà dai simboli, i segni, i gesti, le icone, i legami messi in campo, fra il piano dell’immaginazione e quello della conoscenza.

ANDREA MASTROVITO PER ANGELINI. UN ALCHIMISTA IN AZIENDA
Protagonista della la XVI edizione del Premio Ermanno Casoli è l’artista Andrea Mastrovito, con un progetto per il mega stabilimento farmaceutico Angelini. Un mese di lavoro, condiviso con 100 dipendenti, per regalare all’azienda sette interventi murali, tra l’interno e l’esterno. Il titolo, V.I.T.R.I.O.L., è acronimo di una celebre frase, rubata alla letteratura alchemica: “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem”.
Indossati panni dell’alchimista e col supporto di un plotone di assistenti “per caso”, l’artista reinterpreta storia, mission, narrazioni, forme e colori relativi al tema “farmaco” e al marchio Angelini. Su muri e pareti sbocciano scene surreali, abitate da macchinari, provette, paesaggi, eroi mitologici, molecole come solidi platonici, cieli trapuntati di stelle come piccole compresse… E sono pagine di un atlante immaginario, ottenute con la minuzia di una tecnica “in levare”, raschiando e intagliando le superfici. Trasmutazioni, dall’intonaco grezzo alla visione poetica.
Le polveri residue, custodite dentro ampolle all’ingresso della fabbrica, sono l’anima dei luoghi, la loro potenza volatile che resta. Memento di un viaggio, in cui l’alchimia collettiva ha rotto la routine.

Andrea Mastrovito, Vitriol, 2016 - uno dei murales realizzati per gli stabilimenti Angelini, Ancona

Andrea Mastrovito, Vitriol, 2016 – uno dei murales realizzati per gli stabilimenti Angelini, Ancona

Difficile quantificare esattamente l’effetto che progetti come questo hanno sui lavoratori, sulla loro resa professionale, sui profitti. Ma, al di là degli strumenti di analisi, degli studi, dei test, c’è qualcosa che scioglie il dubbio, inevitabilmente. E che si registra dall’interno, tra un fatturato e una pausa caffè, tra un’idea condivisa e uno straordinario che non pesa, tra il senso d’appartenenza e l’orgoglio di una sfida vinta. Un fatto di identità, di gratificazione. Costruire valore, attraverso il lavoro, così come si costruisce senso attraverso un’opera d’arte: avere afferrato questa equivalenza, per un imprenditore, è già possedere un principio d’eccellenza.

Helga Marsala

www.fondazionecasoli.org/
www.elica.com
www.people.elica.com/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

Scopri di più