Mitologia di una star. David Bowie a Bologna
Nel 1972 l’apparizione a Top of the Pops sulla BBC desta sconcerto: David Bowie, con “Starman”, esibisce capelli arancioni, una tuta sgargiante e gli stivali rossi. La performance segna uno spartiacque tra il prima e il dopo nella cultura giovanile. Questo, e molto altro, nella mostra allestita al MAMbo di Bologna.
UNA MOSTRA CHE COLPISCE
Le sale sono strapiene: qualcuno è commosso e si asciuga una lacrima che scappa, qualcuno canta senza ritegno, altri accennano timidi balli. David Bowie is non è solo una mostra. È un’autentica esperienza nei vasti territori di un artista che ha segnato profondamente l’ultimo mezzo secolo nell’ambito della musica, del costume, del design e – esageriamo un po’ – dell’astronomia, se pensiamo che Space Oddity diventa la colonna sonora associata al lancio di Apollo II. L’autorevolissimo Victoria & Albert Museum di Londra ha dedicato del Duca Bianco un’indagine a 360 gradi che esplora nel dettaglio la sua immagine pubblica, attraverso il privilegio concesso ai curatori di aver potuto essere i primi a “rovistare” negli archivi di Bowie, selezionando trecento opere che ora sono a disposizione dei fan italiani presso il museo bolognese.
BOWIE, IL CREATIVO
Non ci soffermeremo certo sul chi fu il protagonista osannato, adorato, contestato; quel “pioniere glamour di identità inventate”, quell’“astronauta dello spazio interiore”, quell’uomo dal “fascino ultraterreno”, come è stato definito in diverse occasioni. Ci interessa di più offrirvi un assaggio dell’immersione totalizzante che consente l’allestimento. Prima cosa, cuffie in testa, perché gran parte del sonoro è “privato”: troppe sarebbero le sovrapposizioni di suoni se ogni schermo, ogni video, avesse il volume alzato. L’audioguida sintonizza automaticamente musica e parole all’immagine e, a ogni passo, l’orecchio si adegua, stimola i ricordi di fronte a video iconici, a costumi proverbiali, a spartiti autografi.
Non useremo nemmeno, in quest’articolo, il termine “musicista” per definire David Bowie: perché senza dubbio fu molto altro, e il racconto del processo creativo che sta alla base di ogni album e ogni opera lo dimostra nettamente; ed ecco allora gli esordi nel mondo della pubblicità, le collaborazioni con gli stilisti – citiamo su tutti il celebre giapponese Kansai Yamamoto, autore della tuta a righe realizzata nel 1973 per il tour Aladdin Sane e posta in apertura del percorso –, con i make-up artist, con i fotografi, con gli illustratori che disegnarono cover di album audaci, rivoluzionari, indimenticabili.
MUSICA E ARTE CONTEMPORANEA
Ma colpisce in particolare la stretta simbiosi tra David Bowie e l’arte contemporanea: pittore e disegnatore lui stesso – e non mediocre, come dimostra il suo ritratto dell’amato scrittore Jukio Mishima –, per la copertina di Space Oddity sceglie un’opera di Vasarely, è colpito dalle scene di Arancia Meccanica di Kubrick, partecipa alle ricerche di videoarte di Nam June Paik, è affascinato dal Surrealismo e poi dagli artisti tedeschi di Die Brücke e della Germania dei primi Novecento, lavora assieme a Tony Oursler che progetta i pupazzi su cui verrà proiettato il suo volto. E, da attore, interpreta Andy Warhol nel film Basquiat. Ma sono solo pochi esempi di una creatività senza limiti, tutta da scoprire attraverso dettagli preziosi e spesso inediti.
Gli strabilianti costumi e i video – su monitor a tubi catodici dall’aura antica, proiettati su grappoli di cubi che volteggiano dal soffitto, emergenti da pareti effimere che lasciano intravedere una griglia popolata di manichini con addosso altri abiti – segnano le tappe di una vita sfolgorante e irripetibile. Gran finale nell’ultima sala, con lo spettacolare mondo dei concerti live e un bombardamento di energia ed emozioni che non può lasciare indifferenti.
Marta Santacatterina
Bologna // fino al 13 novembre 2016
David Bowie is
a cura di Victoria Broackes e Geoffrey Marsh
MAMBO
Via Don Minzoni 14
051 6496611
[email protected]
www.mambo-bologna.org
http://davidbowieis.it/
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