Quadriennale di Roma. Le 10 sezioni presentate dai curatori

Inaugura il 12 ottobre la 16esima edizione della Quadriennale di Roma. Messe da parte almeno per un momento le polemiche che hanno funestato i mesi scorsi, ora la parola passa ai curatori. A loro abbiamo chiesto un breve statement per raccontare ognuna delle dieci sezioni della mostra. E domani, in diretta dal Palazzo delle Esposizioni, la parola passerà agli artisti.

SIMONE CIGLIA e LUIGIA LONARDELLI
Gli artisti in mostra rivendicano il diritto ad allontanarsi dal perdurante affastellamento dei fatti e delle cose, senza per questo smarrire la consapevolezza del proprio vissuto, personale e collettivo. Come lo scrivano Bartleby, preferiscono di no (I would prefer not to), un no che non è più contestatario, resistente, ma una didascalica negazione della possibilità di scegliere.

MICHELE D’AURIZIO
Ehi, voi! è un paesaggio di volti e corpi – ma anche di personaggi e avatar – che invitano lo spettatore a condividere con l’artista le narrazioni del processo del fare arte, del vivere facendo arte, del sopravvivere facendo arte.

LUIGI FASSI 
Il progetto espositivo è incentrato su alcuni temi chiavi del pensiero tocquevilliano – quale il rapporto fra libertà e uguaglianza, il ruolo dei partiti politici, la funzione della libera stampa, la relazione tra ricchezza individuale e uguaglianza politica – al fine di sviluppare nuove opere e nuove riflessioni da parte di ciascun artista. Obiettivo finale è leggere le riflessioni de La democrazia in America da una prospettiva contemporanea italiana, per suscitare con gli artisti partecipanti idee, ipotesi e interpretazioni inedite rivolte al presente del Paese e alla sua storia recente.

SIMONE FRANGI
Orestiade italiana recupera il carattere propedeutico, ipotetico, di ricognizione e di risveglio politico degli Appunti per un’Orestiade africana di Pier Paolo Pasolini e condivide con esso la scelta del mito di Oreste – “una lunga preparazione a una catarsi” mai espletata – come strumento per leggere il contesto italiano e internazionale. Il progetto si genera all’intersezione di ricerche che hanno saputo trasferire nel proprio assetto metodologico quell’orientalismo eretico che si riconosceva precocemente in Pasolini e grazie al quale diventa possibile imprimere importanti linee di ricerca sulla “domesticità nazionale” nonché assorbire in modo critico l’impatto di un passato recente, confuso e complesso sull’attualità.

LUCA LO PINTO
Il progetto si confronta con il trauma della memoria e della storia, tanto personale quanto collettiva, performata attraverso immagini, suoni, oggetti, sculture che parlano una lingua labirintica, allegorica. Una mostra sospesa in una temporalità indefinita, concepita come una sala di un immaginario museo archeologico del presente.

MATTEO LUCCHETTI
De Rerum Rurale è in realtà la presentazione di una sorta di movimento non programmato ed eterogeneo, fatto di pratiche artistiche socialmente impegnate che stanno ridefinendo i paesaggi, gli spazi e le comunità nelle quali si trovano a operare. Il rurale continuo della contemporaneità italiana, dove una città si perde nella periferia della successiva, è lo sfondo sul quale prendono corpo progetti di lungo termine, trasformativi e sintomatici di una diversa modalità di essere artista oggi.

MARTA PAPINI 
Lo stato delle cose è un programma di sette mostre e sette eventi che si estende per l’arco temporale della 16esima Quadriennale d’arte: gli artisti si alternano nello spazio in una sorta di staffetta e ognuno ha l’occasione di organizzare conferenze, laboratori aperti al pubblico, programmare proiezioni, tenere studio visit. Il progetto offre una chiave per entrare nel mondo degli artisti e trasforma un contesto istituzionale in uno spazio performativo, dinamico e discorsivo.

CRISTIANA PERRELLA
Gli artisti della mia mostra si misurano con un tempo in cui – nonostante o forse proprio per l’accelerazione senza precedenti del progresso scientifico e tecnologico e il futuro che sembra correrci incontro – si guarda molto al passato e l’euforia del consumo, del nuovo, è un sentimento ormai appannato. La loro pratica è caratterizzata da un approccio low-fi, artigianale, dall’uso di materiali densi di storie già vissute, ricombinati e riconfigurati per elaborare nuove narrazioni, senza implicazioni nostalgiche ma tenendo insieme memoria e cambiamento.

DOMENICO QUARANTA
Viviamo in un’epoca ormai intrisa di mediazione, che si è intrufolata in ogni aspetto della vita, dell’esperienza, dell’immaginazione e del racconto. La politica, l’economia, il lavoro, le forme della comunicazione e della socialità, ma anche l’intimità e il sogno sono stati stravolti dall’impatto dei media digitali, e questioni come la privacy, la sorveglianza, la capitalizzazione della vita sociale definiscono una parte importante di ciò che chiamiamo presente. Cyphoria, la sezione da me curata, solleva queste tematiche e indaga come si riflettono nell’arte italiana contemporanea.

DENIS VIVA
Il progetto Periferiche è dedicato agli artisti che hanno scelto di lavorare “in periferia”, non per ragioni romantiche e nemmeno per solipsismo, ma per necessità intrinseche alla loro stessa poetica. L’unica centralità è quella assunta dall’opera come ultima destinazione operativa dell’agire e della ricerca.

a cura di Marco Enrico Giacomelli

Roma // fino all’8 gennaio 2017
16. Quadriennale d’arte – Altri tempi altri miti
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Via Nazionale 194
06 39967500
www.quadriennale16.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56688/16-quadriennale-darte-altri-tempi-altri-miti/

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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