Finisce un’era per il Santa Maria della Scala: il direttore Daniele Pittèri lascia il 1 febbraio, alla scadenza del contratto, e si apre una fase di inevitabile transizione. Nelle ultime settimane si era rincorso un balletto di voci su una sua eventuale (ma improbabile) proroga. Lui e il (neo) sindaco Luigi De Mossi (giacché il Santa Maria della Scala è del Comune di Siena e il direttore è, a tutti gli effetti, inquadrato come dirigente comunale) si sono visti diverse volte per un presunto rinnovo la cui lunghezza – secondo le indiscrezioni – oscillava tra un anno e due mesi: come era prevedibile, i due non si sono trovati d’accordo e tanti saluti, seppur non una parola nei loro commenti sia uscita fuori dalla cortesia reciproca e istituzionale.
UN MUSEO SENZA TESTA
Dunque, dal 2 febbraio il complesso museale è senza «testa»: il Comune sta preparando (con clamoroso ritardo) un bando che dovrebbe uscire a giorni per individuare il nuovo direttore, ma ci sarà un periodo di inevitabile stallo in quel museo in cui, al momento, nessuno decide né programma. C’è da immaginare, per i prossimi mesi, un’ordinaria amministrazione e poco più (e per fortuna la bella mostra sui fiamminghi della Collezione Spannocchi resta aperta sino a maggio). Un peccato, a vedere i risultati degli ultimi anni. Pittèri – selezionato attraverso un bando internazionale dall’ex sindaco Bruno Valentini – ha cambiato il volto del Santa Maria della Scala, non solo nei numeri (staccava meno di 70 mila biglietti nel 2015, nel 2018 sono stati 203 mila) ma anche nell’organizzazione: ha messo in sicurezza il museo con interventi strutturali che ne hanno permesso l’accreditamento regionale; ha ridato spinta a un ruolo di produzione e co-produzione delle mostre (non accadeva da anni); ha chiuso un accordo storico con i «dirimpettai» dell’Opera del Duomo per biglietteria e bookshop unificati. Ognuno commenterà sul valore culturale, scientifico o puramente estetico di quello che si è visto in questi anni nell’ex Spedale (dalla grande monografica su Ambrogio Lorenzetti alle incursioni pop di Musica per gli Occhi), ma non può sfuggire un dato: il Santa Maria è tornato a vivere e attrarre visitatori diventando finalmente un pezzo di città, dopo un lungo periodo di buio, incertezza e silenzio.
COSA ACCADRÀ?
Adesso, invece, tutto è di nuovo sul piatto. Innanzitutto perché si torna a mettere in discussione la forma giuridica che deve avere il museo: mentre in città qualcuno rispolvera l’ipotesi di una fondazione pubblico-privata (già valutata e scartata a suo tempo perché ritenuta economicamente insostenibile), una riorganizzazione interna del Comune pare andare piuttosto verso una gestione prettamente amministrativa. Il Santa Maria, infatti, rientrerà sotto un’unica direzione denominata «Polo museale e cultura» che comprenderà anche Museo Civico, Museo dell’Acqua e perfino la biblioteca comunale: tante gatte da pelare per una persona sola che rischia, così, di dover essere più un tecnico da uffici che un manager progettuale. D’altronde, del Santa Maria della Scala il sindaco De Mossi (che ha tenuto per sé la delega alla cultura) pare avere una sua visione precisa: aprirlo agli «eventi» (pallino di tutte le amministrazioni) e soprattutto all’enogastronomia, intenderlo come un contenitore da riempire a partire già da febbraio, quando ospiterà un convegno sull’agroalimentare DOP e IGP, organizzato dal Comune in collaborazione con Qualivita.
L’ANNOSA QUESTIONE CULTURA E TURISMO
Perché se un assessore alla cultura a Siena non c’è, c’è invece – ed è l’uomo forte della giunta – un assessore al turismo e al commercio (insieme) che vanta lunga esperienza e profonda conoscenza della macchina amministrativa. Alberto Tirelli ha tracciato chiari i contorni della sua visione della città presentando, nei giorni scorsi, il calendario degli eventi programmati per il 2019 e costruito sostanzialmente su tre direttrici: bambini, sport e – appunto – enogastronomia, tra feste in piazza, villaggi di Natale, trenini delle feste in Piazza del Campo, camminate più o meno lente, mercati e degustazioni. Alla voce cultura restano le «passeggiate d’autore» e delle celebrazioni in onore di Santa Caterina non meglio dettagliate. “Io non voglio svilire il polo museale” ha dichiarato il sindaco De Mossi ai giornali locali, dopo la separazione ufficiale con Pittèri. “Voglio utilizzarlo in modo propositivo. Non può restare un muro chiuso davanti al Duomo, voglio aprire quelle porte a nuovi eventi. Chi si presenta (per il bando, ndr) dovrà fare del Santa Maria una vetrina di contemporaneità, non un museo statico del passato”. Per ora, la contemporaneità pare intesa come trekking urbano e panini al formaggio. Poi, chissà.
– Giulia Maestrini
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