Iniziati lo scorso 20 novembre con la partita inaugurale tra Qatar ed Ecuador, i Mondiali di Calcio attualmente in corso nella penisola del Golfo Persico sono atipici per più di una ragione. Innanzitutto per il periodo in cui cade la celebre competizione: per la prima volta nella storia le gare non sono infatti disputate in estate, bensì alle porte dell’inverno (scelta dettata dalle temperature proibitive del Paese). Ma al di là del calendario certamente anomalo, a rendere la massima competizione calcistica chiacchierata più che in passato sono le importanti questioni ideologiche e politiche che ne stanno condizionando gli sviluppi.
I MONDIALI IN QATAR TRA CORRUZIONE E DIRITTI NEGATI
Se già nel 2015, con il cosiddetto “Fifagate”, erano usciti alla scoperto gli interessi extra sportivi della massima autorità calcistica, gli attuali Mondiali in Qatar hanno scansato ogni dubbio, rendendo palese il sistema di corruzione su cui si sostiene l’evento. La discutibile scelta di assegnare il torneo al piccolo Stato del Golfo Persico, e il fondato sospetto di “mondiali comprati”, sarebbero già buone ragioni per boicottare la manifestazione.
A queste si aggiungono la dichiarata ritrosia ad accettare alcuni importanti diritti civili (hanno fatto il giro del mondo le scioccanti dichiarazioni sui gay da parte del portavoce del comitato organizzativo), il costo assurdo per la costruzione delle infrastrutture (11 miliardi) e l’impatto ambientale della rassegna (con decine di nuovi stadi completamente climatizzati, alla faccia degli slogan greenwashing con cui sono stati presentati).
IL VIDEO PER GLI OPERAI MORTI IN QATAR
A mettere nero su bianco le irregolarità del torneo è ora un nuovo video, lanciato a poche ore dal fischio d’inizio della manifestazione. Si intitola Those Who Fell, ed è un filmato di animazione che accende i riflettori sulle migliaia di operai che hanno perso la vita per costruire stadi e infrastrutture in Qatar. Sono oltre 6.500 i lavoratori morti nei cantieri in condizioni al limite della schiavitù, come riportato da un’inchiesta condotta dal The Guardian – in collaborazione con la fondazione Humanity United. Secondo l’indagine, la maggior parte delle vittime sarebbero lavoratori immigrati irregolari, morti per stress termico e per insufficienza cardiaca o respiratoria acuta. Su questi dati naturalmente il governo qatariota tace, nonostante le richieste insistente delle famiglie dei deceduti di effettuare autopsie sulle salme dei loro cari. Un silenzio, peraltro, tristemente condiviso anche dalle federazioni nazionali e dai calciatori, che soltanto in rarissimi casi hanno preso posizione sul tema. Realizzato dall’agenzia belga Fledge, il video è legato a una campagna fondi lanciata dalla ong Freedom United per aiutare economicamente le famiglie che hanno perso i loro cari: uomini e donne morti per consentire allo spettacolo di andare avanti.
Alex Urso
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