Il corto animato che condanna le molestie e chi rimane in silenzio
Una ragazzina viene importunata su un bus notturno da un uomo più grande di lei, che le si siede accanto iniziando una lunga e asfissiante oppressione verbale. Tre passeggeri, non distanti, ascoltano eppure restano impassibili. E voi cosa avreste fatto? Lo domanda Elena Felici nel suo corto animato “Busline35A”
Che cos’è il bystander effect? Con questo termine, tradotto in italiano con “effetto spettatore”, si intende quel fenomeno sociale per il quale gli individui tendono a non soccorrere una persona in difficoltà, quando anche altre persone stanno assistendo alla stessa scena. Studiosi di questo paradossale meccanismo furono negli anni Settanta Bibb Latané e John Darley, due psicologi della Columbia University che, in seguito all’uccisione di una donna per le strade di New York, spiegarono il fenomeno rifacendosi a due teorie: la prima si basa sull’idea che le persone presumono che vada tutto bene solo perché altre persone presenti non dimostrano di percepire alcunché di strano; la seconda, invece, parla di una diminuzione del senso di responsabilità avvertito da ciascun individuo quando sono presenti altri potenziali soccorritori.
L’EFFETTO SPETTATORE IN UN CORTO ANIMATO
Ad approfondire il bystander effect, offrendo una chiave di lettura personale sull’argomento, è la giovane regista italiana Elena Felici che, in collaborazione con l’Animation Workshop del VIA University College di Viborg, in Danimarca, ha messo a segno un formidabile cortometraggio animato che mette alla prova le nostre coscienze. La domanda che l’autrice della pellicola punta a rivolgere allo spettatore sembra infatti essere la seguente: se fosse toccato a te, cosa avresti fatto?
IL CORTO ANIMATO “BUSLINE35A”
Al centro della pellicola, dal titolo Busline35A, c’è una ragazzina delle medie che torna a casa con un autobus notturno. A una delle fermate un uomo sale sul mezzo e si siede vicino alla giovane donna, iniziando a molestarla verbalmente e non solo. Sempre sullo stesso bus, a pochi sedili di distanza, sono presenti altre tre persone. E sono proprio loro, a ben vedere, i protagonisti silenziosi del film. Silenziosi, sì, perché nonostante i commenti rivolti dall’uomo alla ragazzina siano udibili a ognuno di loro, i tre spettatori restano impassibili, ognuno assorto nei propri pensieri – pensieri che risuonano ad alta voce nella mente, quasi a cercare una via di fuga per giustificare la loro inerzia e, dunque, la loro complicità. Il contrasto tra la scena che avviene sullo sfondo, e le piccole e banali storie dei passeggeri, crea un’atmosfera tragicomica e inquietante, nella quale tutti sanno cosa sta accadendo, ma sperano che sia qualcun altro a fare il primo passo.
Alex Urso
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