A Milano un festival sulla patafisica, la scienza anarchica amata dagli artisti
La patafisica nasce dal drammaturgo francese Alfred Jarry che la descrive come la scienza delle soluzioni immaginarie. Ma sono tanti gli artisti che l’hanno praticata e dall’8 al 10 settembre c’è una manifestazione che la celebra
Mia figlia una mattina si è svegliata e mi ha detto, ridacchiando: “quando uno dorme non dorme”, una frase nonsense che a ben vedere esprime uno dei concetti alla base della patafisica: un ragionamento capzioso, paradossale e che apre la strada alla visione di universi alternativi al nostro.
Ho un caro amico fotografo, Marco Garofalo, che da alcuni anni è membro del Collagium Pataphysicum Italicum. Prima del suo interessamento alla materia, per me il termine patafisica era un nome che rimandava a qualcosa di giocoso, dai caratteri surreali e sfuggente ad ogni possibile definizione.
Il Collagium Pataphysicum Italicum
Un giorno gli ho chiesto di cosa trattasse esattamente e lui mi ha risposto: “difficile da spiegare, io so che si basa sul principio di libertà e rifiuta ogni forma di indottrinamento. Si fonda sul libero volo della fantasia e dell’immaginazione. La patafisica è accogliente, inclusiva e per definizione illimitata. Non respinge nessuno. Non predica ribellione, né sudditanza, non promette la felicità né l’infelicità”.
A pensarci bene, tutti noi abbiamo momenti di pura patafisica nella nostra vita, ad esempio tutte le volte che tentiamo di vedere universi supplementari al nostro, come fanno appunto i bambini e come suggerisce un breve testo di Georges Perec, esponente di spicco della materia:
“Tu hai un fratello e ama il formaggio. Questa è fisica.
Se tu avessi un fratello, lui amerebbe il formaggio. Questa è metafisica.
Tu non hai un fratello, ma lui ama il formaggio. Questa è patafisica”.
Si tratta insomma di stravaganze, anomalie, paradossi, sbeffeggiamenti di ogni forma di potere, una certa forma di anarchia; il non prendere sul serio nulla e quindi nemmeno la patafisica stessa.
Che cos’è la patafisica
Si tratta insomma di stravaganze, anomalie, paradossi, sbeffeggiamenti di ogni forma di potere, una certa forma di anarchia. La ‘patafisica (letteralmente ciò che è vicino a ciò che viene dopo la fisica) nasce dal drammaturgo francese Alfred Jarry, che, nel libro Gesta e opinioni del Dottor Faustroll (pubblicato postumo nel 1911) la descrive come la scienza delle soluzioni immaginarie e arriva nel tempo ad appassionare scrittori, artisti, intellettuali, trasformandola in una pratica artistica e letteraria. Nel 1948 viene istituito in Francia il Collegio patafisico, oscurato per diversi anni e riaperto nel 2000; nel Collegio sono riconosciuti e celebrati, per meriti acquisiti, i satrapi, artisti la cui esistenza in sé è rivelazione patafisica, come Marcel Duchamp, Max Ernst, Jacques Prévert, Raymond Queneau, Topor, Michel Leiris, René Clair, Jean Dubuffet, Man Ray, Enrico Baj, Eugene Ionesco, Umberto Eco, Dario Fo, i fratelli Marx, Jean Baudrillard. L’essere nominati satrapi è una carica onorifica che non impone obblighi, né procura riconoscimenti.
In Italia questa bizzarra “materia” arriva nel 1963 grazie ad Enrico Baj che fonda insieme a Lucio Fontana, Virgilio Dagnino, Raymond Queneau, Arturo Schwarz, Man Ray e altri, l’Institutum Patafisicum Mediolanense.
La patafisica in Italia
La data di nascita di Jarry, l’8 settembre, segna l’inizio del calendario patafisico e quest’anno porta con sé diversi anniversari (150 anni + 1 dell’Era Patafisica, 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, 40 anni dalla patamostra a Palazzo Reale, 20 anni dall’Occultazione dell’Imperatore Analogico Baj); in occasione di questa ricorrenza, a Milano un intero weekend sarà dedicato alla rassegna Alingue e Apostrofi per celebrare con incontri, mostre, letture “questa scienza che non crede a nulla e quindi nemmeno a se stessa”. Fra gli incontri spicca il nome dell’ultimo artista in ordine di tempo ad essere stato nominato satrapo dal collegio italiano, ovvero Luigi Serafini, autore del celebre Codex Seraphinianus, una voluminosa enciclopedia illustrata di un mondo immaginario pubblicata per la prima volta nel 1981. Chi volesse immergersi in questa forma di pensiero e scoprire l’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale), conoscere gli scrittori Asemici, comprare libri dagli esoeditori, vedere mostre (curate da Duccio Scheggi, Giuseppe Calandriello e Marco Garofalo) e performance, può farlo dalle ore 18 di venerdì 8 settembre alle ore 18 di domenica 10 settembre lo spazio che ospiterà tutto questo sarà la STECCA 3 splendido centro polifunzionale all’interno del Parco BAM di Porta Nuova, via de Castillia, 26 a Milano.
Silvia Camporesi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati