Eredità di una “Capitale”: Parma e il lavoro culturale (che si fa gratis con il volontariato)
Si fa un gran parlare di salario minimo garantito e il Comune di Parma ha trovato una soluzione assai efficace per risolvere il problema dei compensi offerti ai professionisti della cultura: alle mostre, ai concerti, agli eventi si lavora gratis
È di pochi giorni fa il lancio della nuova edizione della campagna “IO AMO Parma” realizzata da CSV Emilia con il Comune. Questa la presentazione ufficiale: “IO AMO è ancora una volta il claim che, con un tono di voce leggero e provocatorio, rompe gli stereotipi raccontando l’agire volontario in modo nuovo: non come il dono di sé agli altri ma come il miglior modo di mettere a frutto ciò che più piace fare, grazie al motore potentissimo della passione”. Leggerezza e provocazione che francamente si stentano a comprendere. Vediamo per esempio il manifesto che esorta i cittadini a prestare la propria opera, ovviamente a titolo gratuito, nell’ambito delle mostre. La call to action recita: “Io amo i privilegi. Amo il lusso di vedere una mostra in anteprima. Posso farlo perché ci lavoro [sic] come volontario. E la vedo nascere, giorno dopo giorno. Amo esserci ogni volta che una nuova idea prende forma”. A quanto si capisce si cercano 32 volontari per l’organizzazione delle mostre, 38 per la guardiania alle sale (“Io amo mettermi in mostra”), altri 35 da destinare ai palazzi parmigiani (“Io amo i gioielli di famiglia”) e addirittura 12 fotografi (il payoff è più ermetico: “Io amo il lato oscuro”).
Come diventare volontariato culturale a Parma
Quanto ai requisiti, “non occorre certo essere storici dell’arte”: ah ecco, a che serve aver studiato? E poi: “I volontari non sono guide turistiche ma persone pazienti e curiose, accomunate dalla passione per la bellezza e dal desiderio di farsi custodi del patrimonio comune e di farlo conoscere ad altri”. Ma non sarebbe vietato fare visite guidate o attività analoghe se non si è guide turistiche certificate? E ancora, “amano […] comunicare con le persone e magari, se capita, lo sanno fare anche in una lingua diversa”: ma davvero qualcuno desidera la spiegazione di un progetto serio da parte di una persona priva di competenze specifiche?
In tutta Italia lo sfruttamento di volontari per dribblare un investimento insufficiente per pagare i professionisti della cultura non è certo un fenomeno inedito, tuttavia le proteste da parte di storici dell’arte, guide turistiche, fotografi e altre figure qualificate, brutalmente escluse in favore dell’“esercito solido” dei volontari (così dice l’assessore alla Cultura) stanno fioccando sui social. E come dar loro torto, a fronte di una campagna di comunicazione che associa la prestazione d’opera gratuita a un privilegio?
Parma: il contesto politico
Una tal scelta, che in molti definiscono scandalosa e offensiva, scaturisce da un’amministrazione comunale che vede al vertice il sindaco Michele Guerra (lista civica vicina al Partito Democratico): classe 1982, dottorato in Storia dell’arte e dello spettacolo, professore di I fascia presso il Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali dell’Università di Parma. Al suo fianco, come assessore con delega alla Cultura, l’avvocato Lorenzo Lavagetto, pezzo grosso del Pd locale, lo stesso partito che lancia accorati proclami sulla dignità del lavoro. Incredibile, vero?
Da non dimenticare infine che tra 2020 e 2021 Parma è stata Capitale italiana della cultura, un biennio nel corso del quale si sono partorite iniziative davvero poco significative. Evidentemente la prestigiosa esperienza di “Capitale” ha lasciato in eredità solo la discutibile pratica della cooptazione dei volontari, puntando così sul risparmio di denaro, ignorando il merito, le capacità e un servizio di qualità. I risultati, ovviamente, si vedono e si vedranno sempre di più.
La replica dell’Assessore Lavegetto a Parma
“Ho visto qualche commento sulla campagna di comunicazione del volontariato in ambito culturale”, ha commentato a mezzo Facebook Lorenzo Lavagetto. “L’iniziativa comunicativa è di CSV Emilia, riguarda tre città (Parma, Reggio, Modena) ed è iniziata da tempo, con analoghe modalità che già in passato avevano sollevato reazioni.
Va però chiarito un altro passaggio al fine di evitare equivoci. I servizi del Comune di Parma in campo culturale sono TUTTI erogati mediante prestazioni professionali retribuite. Il volontariato oggetto della campagna non sostituisce lavoratori e non sottrae posti di lavoro.
Il coinvolgimento del volontariato riguarda dunque attività di supporto a iniziative cui le stesse organizzazioni chiedono di poter aderire, con limiti di tempo e prestazioni che il Comune verifica di volta in volta affinché non si sovrappongano ad ambiti professionali. Lo scopo è quello di consentire la partecipazione attiva della cittadinanza organizzata e semmai di agevolare, laddove compatibile, il lavoro dei professionisti del settore cui sono demandati quei i servizi.
Ci è noto, infine, che il settore culturale è uno dei più complessi in chiave professionale. Nello stesso il Comune investe consistentemente sostenendo il lavoro. Si può dunque discutere se farlo meglio o peggio, ma non vorremmo mai che la partecipazione del volontario animata dal desiderio di contribuire, venisse scambiata per una scorciatoia adottata dal Comune, perché questo sarebbe inutilmente mortificante e lontano dallo spirito di questa presenza. Non è dunque in atto una campagna di reclutamento alternativo”.
Marta Santacatterina
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