La lista dei 100 personaggi più influenti dell’arte secondo Art Review riporta sempre meno italiani

È Sheika Hoor Al Qasimi a guidare la classifica stilata da Art Review per il 2024. Un nome che conferma l'influenza crescente del Emirati Arabi nel mondo dell'arte

Un quartetto tutto al femminile – Cecilia Alemani, Lucia Pietroiusti, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Miuccia Prada – teneva alta la bandiera italiana nell’edizione 2023 della Power 100 di Art Review, classifica stilata annualmente dalla rivista inglese per valorizzare l’operato delle personalità più rilevanti dell’arte contemporanea. E sempre una donna, la fotografa e attivista statunitense Nan Goldin, guidava la lista dei 100 in una delle edizioni più politiche di sempre – e votate a sostenere il ruolo dell’arte come strumento di cambiamento sociale – della classifica che celebra nel 2024 la sua 23esima uscita.
Quest’anno, per chi legge dall’Italia, il primo dato da registrare è il ridimensionamento della presenza di connazionali, che si riduce alle sole Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ( peròin ascesa dalla posizione 58 alla 44) e Miuccia Prada (79).

La Power 100 di Art Review. La crescita degli Emirati Arabi

A conquistare il primo gradino del podio è Sheikha Hoor Al Qasimi. La curatrice e direttrice della Sharjah Art Foundation (da lei fondata nel 2009), già alla guida dal 2003 della Biennale di Sharjah, ha raccolto il maggior numero di preferenze del panel di 40 addetti ai lavori del mondo dell’arte da tutto il mondo chiamati a selezionare i prescelti in base a tre requisiti essenziali: aver operato attivamente negli ultimi 12 mesi; portare un contributo concreto all’evoluzione dell’arte; avere un impatto globale. Un primo posto, quello di Al Qasimi, che conferma – insieme al 21esimo posto di Sheikha Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al-Thani, alla guida del polo Qatar Museums, e al 41esimo del Ministro della Cultura dell’Arabia Saudita, il Principe Badr bin Abdullah Al Saud – la crescente influenza esercitata dagli Emirati Arabi nel mondo dell’arte.

Chi è Sheika Hoor Al Qasimi

Ultimogenita dei sei figli dello sceicco dell’emirato di Sharjah, con incarichi in alcune delle più prestigiose istituzioni artistiche del mondo, a soli 22 anni Al Qasimi è diventata direttrice di quella che è oggi la più importante biennale del Medio Oriente, ed è considerata la forza dietro l’esplosione culturale dell’emirato. Competenza e carisma le sono valsi nel 2016 il terzo piazzamento tra le donne più potenti del mondo dell’arte per Artnet. Al suo impegno, Art Review riconosce la capacità di spostare l’attenzione dalla narrativa Occidente-centrica per promuovere artisti e organizzazioni culturali di tutto il mondo, come dimostra anche l’organizzazione annuale del March Meeting, simposio di professionisti dell’arte e accademici internazionali che nel 2022 ha promosso un’analisi sui retaggi del colonialismo. E nel 2025, Al Qasimi sarà la prima direttrice artistica non giapponese della Triennale di Aichi (mentre nel 2026 curerà la Biennale di Sydney).

La top ten della Power 100. Arte è impegno sociale

Ampliando lo sguardo alla top ten, si evidenzia il ruolo sempre più importante rivestito dagli artisti nel sistema dell’arte. Il secondo posto spetta, infatti, a Rirkrit Tiravanija e al suo impegno per rendere l’arte un rituale partecipato; ma si segnala anche la presenza di Steve McQueen (4), Nan Goldin (in discesa alla settima posizione), Kerry James Marshall (8), John Akomfrah (10). Ma tra i primi dieci nomi della classifica spicca anche la scrittrice americana Saidiya Hartman, docente di storia e letteratura afroamericana alla Columbia, che da sempre si confronta con la ricerca d’archivio con un approccio che restituisce voce a chi non l’ha mai avuta, e ha ispirato molti artisti contemporanei nel confronto con le narrazioni obliterate dalla storia. A lei spetta il terzo gradino del podio, mentre in quinta posizione c’è il collettivo Forensic Architecture, gruppo di ricerca fondato nel 2010 dall’architetto israeliano Eyal Weizman con l’obiettivo di mettere in luce le violazioni dei diritti umani, concentrandosi in aree del mondo violate come la Palestina e l’Ucraina. Un lavoro oggetto di mostre e progetti interdisciplinari nei musei di tutto il mondo.

Ma all’impegno in favore del cambiamento e dell’inclusione sociale si devono anche i piazzamenti di artisti come Cao Fei (13), Ibrahim Mahama (14), Sammy Baloji (17), Mark Bradford (19), Theaster Gates (32), Yinka Shonibare (36), Dalton Paula (87), alcuni dei quali già presenti nelle precedenti edizioni.

Qui la classifica 2024 completa

Livia Montagnoli

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