Luigi Mangione idolo delle masse: l’ingiustizia della sanità privata può risvegliare la coscienza di classe?
L'ossessione di Internet per il 26enne accusato dell'omicidio del CEO della UnitedHealthcare potrebbe non essere solo l'ultimo trend, ma un indicatore di un fenomeno più ampio e bipartisan
Il 4 dicembre 2024 un uomo spara al CEO della compagnia di assicurazioni sanitarie UnitedHealthcare, il 50enne Brian Thompson, mentre entra in un albergo a Manhattan. L’attacco accade “in broad daylight“, in pieno giorno: queste tre parole rimbalzano all’impazzata da un canale all’altro, da un social all’altro, mentre parte la caccia all’uomo. Thompson muore, l’uomo sparisce su una e-bike, e Internet esplode in un giubilo di gioia. Non si può che definire così quel sentimento brado, senza filtri, che sembra aver poco a che fare con quella “killer craze” che ha portato assassini seriali come Ted Bundy e Jeffrey Dahmer ad avere una propria fanbase, e molto con le ingiustizie del sistema sanitario americano.
La UnitedHealthcare e la sua pessima fama
La UnitedHealthcare (UHC) è la più grande compagnia assicurativa sanitaria degli Stati Uniti: serve qualcosa come 50 milioni di persone, ed è leader del settore (oltre 371 miliardi di fatturato solo nel 2023). Quello che la compagnia non pubblicizza, oltre al fatto che le sue tariffe sono quasi doppie rispetto alla media, è che di recente è finita al centro di un report del Senato americano per aver negato l’assistenza a pazienti in fase di recupero da cadute e ictus e di una class action per aver utilizzato l’Intelligenza Artificiale per rifiutare automaticamente le richieste di assistenza. Secondo i dati più recenti disponibili, infatti, la compagnia assicurativa rifiuta circa un terzo delle richieste presentate, più di tutte le altre compagnie americane del settore.
Motti, canzoni e memini su Luigi Mangione
Il collegamento tra l’omicidio e il clima sanitario si scrive da solo. O meglio, sta scritto sui bossoli trovati sulla scena del crimine: sono le tre parole “delay,” “deny,” e “depose” (dopo una iniziale confusione della parola “delay” con “defend“). Queste tre parole – letteralmente, “ritardare”, “negare” e “deporre” – sono molto simili al titolo di un testo del 2010 del professore della scuola di diritto Rutgers Law, Jay M. Feinman, che fa un’analisi critica del settore assicurativo di danni e infortuni. Nel saggio Delay Deny Defend, Feinman sostiene che il settore dia priorità ai profitti rispetto alle esigenze degli assicurati, spesso utilizzando tattiche come il ritardo strategico o il rifiuto di reclami legittimi per rafforzare le prestazioni finanziarie.
Sono state queste tre parole ad accendere ancora di più gli animi di mezza America: da destra a sinistra – e lo dimostrano i commenti sotto il video in cui l’influencer di estrema destra Ben Shapiro tenta di aizzare gli americani contro il killer, fallendo – l’ammirazione per lo sconosciuto pistolero viaggia sui social. E qui compaiono meme, ballate anti-capitalistiche, tatuaggi commemorativi, merchandise e montaggi romantico-erotici del sospettato, il 26enne Luigi Mangione, di cui nel frattempo sono emerse anche delle immagini (sgranate ma sorridenti) riprese da alcune telecamere. Dopo che la polizia di New York ha trovato, seguendo le tracce lasciate dall’omicida, uno zaino pieno di banconote del Monopoli, su Internet (TikTok in testa), non ci sono stati più dubbi: tutti stanno dalla parte dell’Adjuster, il “regolatore”, e a New York è stato persino lanciato un concorso per i suoi sosia (per non parlare delle fanfiction che lo paragonano al leggendario vendicatore di Alan Moore in V per Vendetta).
Molti dei post che menzionavano su X Thompson o UnitedHealthcare dopo la sparatoria “esprimevano un sostegno esplicito o implicito all’omicidio o denigravano la vittima“, ha riportato il Network Contagion Research Institute in un rapporto compilato prima dell’arresto di Mangione. “Questo fenomeno era un tempo ampiamente confinato a sottoculture online di nicchia. Ora stiamo assistendo a dinamiche simili che emergono sulle piattaforme mainstream“.
L’ingiustizia sanitaria e l’opinione pubblica americana
Ma c’è di più. A essere uscite nelle ore, nei giorni, successivi all’attentato sono le testimonianze di centinaia di statunitensi delle loro terribili esperienze con la UHC. Cure negate a bambini e anziani, dichiarazioni di “mancanza di copertura” per interventi salva-vita, alterazione di terapie mediche consolidate e consigliate dai medici per indirizzare verso farmaci più convenienti: “Quando spari a un uomo per strada, è un omicidio. Quando ne uccidi migliaia togliendo loro la possibilità di ricevere cure, sei un imprenditore“, si legge su X. Una frase che somiglia molto alla coscienza di classe.
Certo, le cose su Internet non restano mai troppo serie troppo a lungo: quando si è scoperto che Mangione era stato avvistato in un fast-food ad Altoona, in Pennsylvania, su Bluesky (il nuovo rivale di X/Twitter) hanno cominciato a chiamare il punto vendita SnitchDonald’s (Snitch/Spione); altri hanno tappezzato Google di recensioni negative del locale. Ma esiste una traccia di un cambiamento più profondo nel cuore degli americani?
Gli americani e la coscienza di classe
Questo è forse il primo vero catalizzatore bipartisan statunitense da tanti anni, da prima che le campagne trumpiane avessero testato con successo il “divide et impera” degli elettori, aizzando le diverse comunità contro i propri stessi membri. Il clima non è tanto quello della difesa dell‘underdog, lo sfavorito – tanto più che Mangione sembra provenire da una benestante famiglia di origine italo-americana -, quanto piuttosto di una prima crepa nell’immobilismo socio-politico dilagante. In molti sperano sia persino un segnale di riavvicinamento di classe nel cuore dell’America, laddove – come detto da John Steinbeck – “il socialismo non ha mai attecchito perché i poveri non si vedono come un proletariato sfruttato ma come milionari momentaneamente in imbarazzo“.
Oltre ad auspicarlo, da cosa possiamo desumere questo cambiamento? Un primo fattore è che ci sarebbe dovuta essere una maggiore dispersione di interesse (come già accaduto in passato per questo tipo di fenomeni virali) dopo l’emergere dell’identità dell’Adjuster, e delle sue caratteristiche tutt’altro che bipartisan. Il New York Times lo riporta come un laureato in tecnologia dell’Ivy League proveniente da una famiglia illustre del Maryland, che negli ultimi mesi potrebbe avere sofferto sul piano fisico e psicologico ed essersi avvicinato al controverso Unabomber. Un quadro personale, sfaccettato e non necessariamente relatable – condivisibile – rispetto a quello del “misterioso regolatore di conti”.
Un secondo momento di elaborazione collettiva potrebbe emergere nei prossimi tempi in tribunale: il 9 dicembre Mangione è già comparso davanti a un giudice in Pennsylvania, dove è stato accusato di reati gravi relativi a un’arma da fuoco e al falso documento d’identità che gli hanno trovato addosso (più reati minori), mentre a Manhattan è stato anche accusato di omicidio. Andando a processo, sarebbe una giuria a dover decidere sul suo destino: per dare un’idea dei sentimenti popolari sul tema, stanno raccogliendo centinaia di migliaia di like i video in cui si spiega cosa sia la “jury nullification“, l’annullamento della sentenza di una giuria. Questa eventualità si verifica quando, in un processo penale, la giuria emette un verdetto di non colpevolezza nonostante ritenga che l’imputato abbia effettivamente infranto la legge. Cosa che può accadere se, per esempio, tutta la giuria non crede nella validità di una certa legge: in ogni caso, la giuria non può essere punita per il verdetto e non si può sostenere un secondo processo identico.
Un terzo, e più importante, fattore potrebbe essere l’insorgere massiccio di claim, cioè di appelli contro le decisioni delle compagnie assicurative mediche, di ricorsi ufficiali e delle relative denunce pubbliche (anche in proteste organizzate, come accaduto la scorsa estate fuori dalla sede della UHC in Minnesota). È su questo punto che c’è davvero da sperare, visto che l’America non sembra volerne sapere di lasciar perdere una delle poche battaglie che accomunano tutti i suoi cittadini: il bisogno di cure mediche, e l’aver toccato con mano il fallimento umano portato dalla spietata privatizzazione del sistema sanitario.
Giulia Giaume
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